Dentro uno stesso colore ci sono diverse sfumature. Nel mondo di Jonathan Pitou il blu di Marsiglia gli ricorda casa. La divisa della squadra del cuore, il mare di Vieux Port. Vita e…sogni: “Il mio è sempre stato quello di giocare per l’OM, da quando sono piccolo. Realizzarlo poi…”. E con gli anni il suo idolo è diventato un amico a cui può chiamare per qualche dritta: “Payet è un capitano vero. Quando posso provo a sentirlo”, racconta il giocatore in esclusiva ai microfoni de LacasadiC.com. ‘Domani vieni a Istanbul’ è un pomeriggio di novembre, in cui il classe 2004 sta alternando la scuola agli allenamenti: “Me lo disse un membro dello staff del Marsiglia: non potevo crederci”. Nelle varie tonalità del blu adesso Jonathan fa spazio a quello più acceso della Pro Patria, la sua nuova casa: “Mi hanno dato tanta fiducia. A inizio stagione lottavamo per non retrocedere, adesso vediamo i playoff”.
Il primo ricordo che Pitou lega al calcio è un pallone del Marsiglia, regalato da non si sa chi: “Sicuramente da qualcuno della famiglia. Ma non so bene se da mamma, papà oppure uno zio. Quella è la prima immagine che mi viene in mente”. Facile per chi nasce a Marsiglia. In quella che Blaise Cendrars definisce “città felice di essere viva”, il sentimento che prevale è la passione: “Le persone sono tutte così, passionali”. Ma il motore di tutto è…”Il calcio. Tifare Marsiglia è diverso da tutte le altre squadre”. Perché? Lo si vede soprattutto quando ci sono le partite. L’azzurro delle maglie dei tifosi si mischia con quello del mare: “Qui si respira un’atmosfera unica quando si gioca. Cose mai viste da nessun’altra parte. La gente qui vive per la propria squadra”. Sì, ma il calcio giocato? Quello di Pitou è un avvicinamento semplice quanto inevitabile: “C’è una tradizione forte in famiglia. Mio padre ha fatto il calciatore e anche mio fratello gioca”.
È la classica favola che non invecchia mai. Da tifoso della squadra a giocatore. A renderla unica, però, ci sono i particolari: “Ricordo che il Marsiglia mi cercava già da quando ero molto piccolo. Ma i miei genitori dicevano di aspettare. Così sono andato con loro a 11 anni. Ero molto felice quel giorno”. Ed è impossibile non credergli: ne parla con un entusiasmo travolgente. Pensate poi quando inizia a raccontare il giorno più bello della sua vita: “Avevo 17 anni ed era il 24 novembre 2021. La mattina ero a scuola fino alle 11. Poi avevo l’allenamento con la prima squadra. A fine sessione, un collaboratore dello staff di Jorge Sampoli mi dice ‘Domani non vai a scuola, parti per Istanbul con noi. Sei convocato per l’Europa League’. Ero senza parole”. Momenti indelebili, come quando il classe 2004 conosce Dimitri Payet. Simbolo e icona per i marsigliesi, nella sua indole ribelle e nel suo modo di essere così fuori dagli schemi. “È un idolo per me. Negli spogliatoi è un capitano vero, sa sempre cosa dire. Il modo in cui si rapporta con i più giovani è incredibile”. E in poco tempo il suo idolo diventa un amico: “So che quando voglio posso chiamarlo. Lo sento spesso. Sapere che lui per me c’è è qualcosa di incredibile”.
Variazioni del blu, dicevamo. Il ‘Blue Monday’ di Pitou è quando il Marsiglia decide di svincolarlo: “Sono stato male per dieci giorni. Ma poi mi sono fatto forza”. Ed è arrivata la chiamata della Pro Patria, dalla Serie C: “Avevo offerte da altri club italiani, ma per giocare in Primavera. Volevo un’esperienza tra i grandi, mi sentivo pronto. In Francia la Serie C non è professionistica, qui invece sì. La differenza si vede”. E la scelta sta pagando. Arrivano le soddisfazioni personali ma anche quelle collettive: “Sto migliorando tanto grazie a Colombo. Sono un trequartista, ho bisogno di toccare tanti palloni e lui mi sta mettendo nelle condizioni migliori per poterlo fare. L’obiettivo è la salvezza, ma se giochiamo così possiamo fare i playoff. Nello spogliatoio siamo tutti convinti di poterci riuscire”. Quattro gol e due assist, per adesso: “Colombo dice che devo e posso alzare ancora di più i miei numeri”. Voce sincera ed emozionata, Pitou ci lascia con un sogno: “Vorrei giocare la Champions League con il Marsiglia. Vorrei tornare a casa e far vedere che sono diventato un giocatore vero”. Il mare già gli manca.
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