Un viaggio nel mare dei valori: Pagliuca approda a “Itaca”
Nessuna fretta, nessuna pressione. Non un segreto, ma la piena apertura a tutto quello che li circonda. L’unico carburante del lungo viaggio verso la Serie B della Juve Stabia è la voglia di esserci, di stare assieme, di sentirsi responsabili verso qualcosa e qualcuno, ma sempre col sorriso sulle labbra. In una parola: entusiasmo. Un complesso di sentimenti, emozioni e valori che trovano la loro fonte nelle idee, nella mentalità e nella passione di un comandante come Guido Pagliuca. Una prima esperienza nel calcio del Sud che riaccende i ricordi, scalda il cuore e riempie di significato il suo ruolo. Cercato, costruito e realizzato con educazione e rispetto. Nel silenzio e nella costante ricerca dello spessore umano: fonte primaria del successo.
Tra ricordi personali e prime esperienze Pagliuca arriva al Sud
“Con l’entusiasmo possiamo fare molto di più degli obiettivi stagionali”. Idee chiare, un briciolo di sana follia del “bischero” toscano come carta di identità certifica e una sfrenata passione per quello che fa. Così si presenta Guido Pagliuca in quella che è la sua prima esperienza da allenatore di una squadra meridionale come la Juve Stabia. Con il sorriso, l’euforia, l’ambizione e la sincerità che contraddistingue chi abita quei luoghi. Luoghi di ricordi, di emozioni e sentimenti. Quelli di un padre che nasce ad Aversa e che vede iniziare a brillare l’amore per il pallone di un giovanissimo Guido come il mare della costiera Amalfitana che ne accompagna l’infanzia. Lui, nato fiancheggiando un altro litorale, quello livornese della sua Cecina. Lì, dove col calcio cominciano a frequentarsi. Perché è creando la giusta confidenza, il feeling e la complicità che si gettano le fondamenta per costruire qualcosa di importante.
Difensore di fisico e di sostanza; tra Cecina e Livorno una carriera da calciatore all’insegna dell’umiltà e della perseveranza. Valori che rimarranno alla base di quella, che, forse, è la sua vocazione: allenare. Un viaggio che inizia fra le sicurezze e le certezze sulla panchina del Cecina, si sposta nell’entroterra dove in un comune di poco più di 7.000 abitanti ottiene quella che è la sua prima importante soddisfazione professionale. Una promozione col Borgo a Buggiano in Lega Pro Seconda Divisione (ex Serie C2) vincendo il girone D di Serie D. Ancora Toscana alla guida del Gavorrano, poi di nuovo a inseguire il corso delle onde, questa volta ad accogliere l’allenatore maremmano c’è il Mar Ligure di Rapallo. In seguito rientra nella sua regione, sempre nell’universo dei dilettanti. È la volta della Lucchese dove nel 2014 vince il girone D e conduce la squadra alla promozione in Lega Pro. Tra le altre tappe del suo navigare Imolese, Real Forte e Ghivazzano.
La fiducia di Baroni a Cremona per costruire la propria consapevolezza
Una gavetta lunga, ma mai pesata. Forse necessaria, della quale saprà apprezzare le insidie senza le quali, forse, non sarebbe arrivato il riconoscimento di una prima chance nel calcio più importante. Marco Baroni, all’epoca allenatore della Cremonese, altro toscano della panchina sceglie Pagliuca come suo secondo per affrontare la Serie B con i grigiorossi. Un’avventura breve, ma che regalerà all’ex Lucchese la consapevolezza di quale sia il suo spazio. Umiltà e dedizione; ripartire senza fretta. Da quello che conosce: la Serie D e la Toscana. Pistoia e la Pistoiese. Qualche incomprensione di troppo e le conseguenze del caso. La Lucchese accetta la sfida e gli affida le redini della squadra.
Stagione al di sopra delle aspettative: sesto posto finale che sancisce la qualificazione ai playoff. L’anno seguente è il Siena a chiamare. L’importanza della città, la certezza di una squadra di alto livello e l’obiettivo di rendere il giusto onore a una piazza che trasuda tradizione dentro e fuori dal “campo”. Così sarà perché l’aritmetica non mente e consegna un nono posto che vale un’altra partecipazione agli spareggi promozione, ma la contingenza è indomabile e conduce la società bianconera in tribunale per vertenze che col pallone nulla hanno a che vedere. 6 punti di penalizzazione e dodicesima posizione finale in classifica. Pagliuca saluta da protagonista, lascia la Toscana e riparte là dove non è ancora mai arrivato: al Sud. Sempre seguendo il mare.
Condivisione, fiducia e responsabilità: la promozione di Pagliuca
“Itaca”. L’isola del ritorno. Della pace e della serenità. L’amore per le proprie origini che regala all’anima serenità. Alle spalle un viaggio infinito. Vissuto a pieno, senza perderne il minimo istante. Con l’idea di portarlo a termine da vincitore. Juve Stabia in Serie B è il poema di un gruppo che nell’arco di una stagione affronta tutte le peripezie che le acque vorticose del girone C di Serie C porta con sé (LEGGI QUI). Lo fa con coraggio, con devozione ed entusiasmo. Vivendo giorno per giorno le emozioni che regala, senza curarsi delle “sirene”. Le sole tre sconfitte nell’arco di una stagione la cera che distoglie l’attenzione. Perché “Il calcio è un gioco responsabile e organizzato e ogni atleta deve divertirsi giocando e deve farlo col sorriso sulle labbra”. Parole tanto semplici quanto efficaci.
Fari di un navigante che affronta il buio della tempesta. Quella che Guido Pagliuca si assume di sfidare e superare alla guida dei suoi marinai. La capacità di creare la giusta coesione, il desiderio mosso dal crederci e apprezzare lo stare insieme. Tutto passa attraverso il valore umano e da quello che ciascuno mette a disposizione dell’altro. Giocare con semplicità e con lo stesso spirito di un bambino. Il divertimento del singolo è il collante di una squadra. Da questa equazione ne esce una Juve Stabia che torna sulla sua “Itaca”. Una Serie B costruita nel tempo. Tenuta in vita dalla presa d’atto della responsabilità del proprio ruolo e dai valori morali di chi la rende realtà. La terza miglior difesa d’Italia con soli 20 gol subiti come vessillo di una conquista. L’ingegno e l’audacia del singolo come tradizione epica impone: Guido Pagliuca approda a “Itaca”.