“Il giorno in cui mi è stata diagnosticata l’aritmia cardiaca ho avuto paura, non lo nascondo. Ma non ho mai pensato alla possibilità di non poter più giocare a calcio. Dopo l’operazione contavo i giorni che mancavano per il rientro in campo”. Mentalità. L’aspetto che forse, più di tutto il resto, sintetizza al meglio la personalità di Leonardo Cerri, attaccante classe 2003 della Juventus Next Gen. Nato a Roma, fisico statuario – 198 centimetri – e ventun’anni ancora da compiere, ma la maturità è già quella di un veterano. Quello che sorprende maggiormente, oltre al talento e ad una struttura fisica fuori dal comune per un calciatore della sua età, è proprio questo. La piena consapevolezza e sicurezza nei propri mezzi.
“Il giorno prima mi allenavo con i miei coetanei, il giorno dopo mi sono ritrovato al centro di un torello assieme a Buffon e Cristiano Ronaldo. Ero super emozionato, ma col tempo ho capito una cosa. Durante il mio percorso mi sono allenato e ho lavorato tanto, dando sempre il massimo per arrivare a momenti del genere, quindi una volta raggiunti non bisogna avere ansia. Devo essere felice dei miei traguardi, e subito dopo, prefissarne altri”. Come dicevamo, mentalità. La carriera di Leonardo è fatta di tappe e ciascuna di esse ha come filo conduttore una parola, “Dream”, didascalia del suo primo post Instagram. Questa è la storia di quel sogno che oggi, dopo tanti anni, sta progressivamente prendendo forma.
Da Roma a Torino, nel mezzo le esperienze con Lupa Roma, Unicusano Fondi e Pescara. Non prima di un breve passaggio nel mondo del calcio a 5, all’Atletico Turrino: “Da piccolo giocavo a basket, sono stati i miei amici a farmi avvicinare al mondo del calcio. Ho iniziato con il futsal a otto anni. A quell’età il focus è prevalentemente sul divertimento, ma giochi in spazi piccolissimi e nel passaggio al calcio a 11 si può portare la tecnica nello stretto”. La Lupa Roma lo accoglie nel settore giovanile. Il salto nel mondo professionistico arriva nell’estate 2017 con un altro club del girone B, il Pescara.
In Abruzzo Leonardo segna tanto e lo fa con una certa regolarità, tanto da attirare su di sé l’interesse di diversi club. Il suo nome finisce sul taccuino degli scout di squadre come Lazio, Inter e Roma, ma una volta entrato in contatto con l’ambiente bianconero Cerri non ha avuto dubbi: “Non ho scelto subito, ma dopo essere stato invitato a Torino per vedere l’organizzazione e le strutture ho capito che questa sarebbe diventata la mia seconda casa. Oltrepassati i cancelli di Vinovo sapevo che quello era il posto giusto per me. Tutti conosciamo la storia della Juventus, per me è un orgoglio e una responsabilità indossare questa maglia”. Una scelta condivisa dalla famiglia e dal procuratore. Per migliorare e crescere, in un contesto stimolante e innovativo come quello juventino.
La sua avventura con la maglia della Juventus comincia nel 2019. Viene inserito nella formazione Under 17, dove Leonardo spicca tra i suoi coetanei in termini di prestanza fisica. Chiuderà la sua prima stagione in bianconero con un bottino di 17 presenze e 12 gol, fermato soltanto dall’arrivo della pandemia. L’anno successivo è quello della prima rete tra i professionisti. Decisivo al debutto assoluto contro la Pro Sesto. Tuttavia, all’orizzonte per Cerri si profila una sfida molto più impegnativa dell’esordio in serie C: “Ogni volta che giocavo o mi affaticavo sentivo il cuore battere sempre più forte, perdevo lucidità. Quando sono stato informato che avrei dovuto sottopormi ad un’operazione al cuore è stata dura. I dottori mi hanno sempre rassicurato sulle mie condizioni, ma ero più preoccupato del fatto che avrei perso tempo e allenamenti. Per chi ama il calcio è difficile privarsi di una passione così grande”.
Lo spavento, lo stop forzato e la voglia di ritornare. Leonardo è un leone in gabbia. A soli diciotto anni è costretto ad affrontare un avversario di gran lunga più ostico di quelli affrontati finora in carriera. Ma Cerri ha le spalle larghe, non solo fisicamente. L’operazione va a buon fine e a ottobre può finalmente ripartire. Un grosso sospiro di sollievo per l’attaccante bianconero, che nonostante le difficoltà avute nel corso della stagione si prende la sua personale rivincita alle Final Six contro l’Atalanta, con un gol splendido che regala l’accesso in semifinale alla Juventus Primavera: “Dal punto di vista personale quella stagione è stata la più complicata della mia carriera. Arrivare a fine anno e realizzare un gol del genere, è come se si fosse chiuso un cerchio. Mi ha ridato la fiducia che avevo perso. La società ha sempre creduto in me, non ce l’avrei fatta senza il loro sostegno, della mia famiglia e dei miei amici”.
“In Primavera giochi contro ragazzi della tua età, meno esperti. La serie C è diversa. Il livello di competitività è nettamente più elevato, spesso ci ritroviamo a giocare con avversari che hanno giocato anche in serie A. Il passaggio non è affatto semplice, ma è uno step di crescita fondamentale”. Dalla Primavera alla Next Gen, passando per il “debutto” con la prima squadra subentrando a Moise Kean. All’Emirates Stadium, contro l’Arsenal: “Nel momento in cui ho varcato la porta dello spogliatoio della prima squadra ero incredulo. Una volta entrato in campo però è svanito tutto. Non ho provato ansia, ero focalizzato sulla partita e sulle indicazioni dell’allenatore. Forse non avevo ancora piena consapevolezza del contesto in cui mi trovavo. Al termine della gara ho cominciato a realizzare quello che era successo e tutto è diventato più chiaro. Era solo un’amichevole, ma avevo appena giocato i miei primi minuti da calciatore della Juventus. Un’emozione unica”.
Dedizione, umiltà e la giusta dose di esuberanza. Leonardo sta costruendo il suo futuro. A suon di gol – 5 nella stagione in corso – ma soprattutto, a piccoli passi: “La doppia cifra era un obiettivo che mi ero posto ad inizio anno, e continuerà ad esserlo. È una sfida con me stesso. Non mi espongo sui numeri, ma proverò a raggiungerla. Prima squadra? Sto lavorando per questo. Tutti i ragazzi della Next Gen ambiscono ad arrivarci. Vedere i nostri compagni che ce l’hanno fatta e che adesso sono protagonisti in grandi palcoscenici è uno stimolo enorme. Dobbiamo sfruttare le possibilità che abbiamo e l’unico modo per farlo è impegnarsi sempre al massimo”.
Una vita con il pallone sotto al braccio. Prima quello arancione da basket, poi quello da calcio. E Leonardo, dopo il primo incontro all’età di otto anni, quel pallone non lo lascerà mai. Sullo sfondo, la passione per la NBA e la musica: “Mi piace vivere di calcio, non lo reputo solo un lavoro, ma ho diversi interessi. Sono un grande appassionato di cinema e serie tv. Il mio cestista preferito? James Harden. Non tifo per una squadra di basket in particolare, seguo le squadre dove gioca lui. Prima delle partite ascolto sempre Eminem, mi dà la giusta carica”. Fuori dal campo si considera un ragazzo tranquillo, estroverso ed empatico nel rapporto con gli altri. Nulla a che vedere con il Leonardo agonista visto sul campo. Una doppia personalità descritta attraverso il paragone con un altro sportivo, il tennista Carlos Alcaraz, coetaneo di Cerri: “Guardo con ammirazione il tennis, in special modo adesso dopo i successi di Sinner. Alcaraz è impressionante. Ha un’esplosività fuori dal normale e non credo di aver mai visto nessuno con quella grinta. Quando gioco cerco di replicare questo suo modo di approcciare e vivere le partite”.
“Durante il mio percorso tante persone hanno provato a buttarmi giù. Da piccolo i commenti negativi mi facevano male, ma se adesso guardo indietro quasi li ringrazierei. Quando mi sono reso conto delle potenzialità che avevo, ho usato quei commenti come incentivo per arrivare dove sono arrivato”. Non possiamo sapere cosa il destino abbia in serbo per Leonardo Cerri, ma la strada intrapresa è quella giusta. Senso del gol, istinto da attaccante puro e la mentalità di chi ha gli occhi fissi sull’obiettivo. Paragonato a Luca Toni per stazza e caratteristiche, cresciuto con Dzeko e Ibrahimovic come idoli e punti di riferimento. Il futuro lo attende. “Dream”, appunto. Quello di un ragazzo partito da un piccolo quartiere vicino Trigoria con il sogno, un giorno, di poter arrivare tra i grandi.
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