Ricerca, programmazione e valorizzazione: scouting e obiettivi della Next Gen
Funzionalità, sostenibilità e valorizzazione del patrimonio. Tre principi cardine che si innestano in maniera perfetta nell’ambito societario. Del quale fa parte il calcio. Gli elementi citati sono la base della Juventus Next Gen. Dove, dal 2018, anno della sua fondazione a oggi, la direzione del progetto non subisce alcuno spostamento. L’intento della creazione di una seconda squadra nasce dalla necessità di concretizzare nel contesto Juventus una condizione improntata al raggiungimento di quei tre obiettivi. Programmazione e piani di sviluppo ben definiti, chiari e orientati alla conservazione di tutto l’apparato. A partire dal campo dove troviamo il fulcro dell’idea Next Gen. Giocatori giovani sulla carta di identità da accompagnare in maniera graduale nel professionismo. Un obiettivo dietro al quale risiede una strategia mirata, concreta e radicata che coinvolge l’intera società.
Il progetto Next Gen riparte dallo “scouting”
“Prossima generazione”: un nome un obiettivo. La Juventus Next Gen punta alla costruzione di una realtà che funga da trampolino di lancio verso il calcio professionistico. Mediante la valorizzazione del patrimonio interno. Sviluppo del settore giovanile. Poi c’è l’estero. Ricerca, studio e intuito: lo “scouting”. È l’Ad Scanavino a confermare – come riporta Tuttosport – la linea intrapresa dal club: “Il progetto sportivo vedrà un mix di campioni esperti (…) e giovani di talento che emergeranno dalla Next Gen. Che andremo a prendere sul mercato con un preciso progetto di scouting“. La costruzione della Juventus del futuro passa da una seconda squadra che formi giocatori funzionali ad affrontare la Serie A. Fagioli, Cerri, Mancini o Turicchia sono prodotti made in Juve. Miretti inizia fra le squadre partner del Piemonte. L’importanza dello scouting è di facile riscontro. Dal Sud America di Barrenechea, Soulè e Israel all’Europa con Iling e Yildiz.
Una Juventus Next Gen “europea”
Anche quest’anno la fitta rete di talent che risiede dietro la Next Gen è in grado di scovare giovani calciatori futuribili. A fare da padrone è senza dubbio l’Europa dove la Juventus Next Gen coglie la maggior parte delle opportunità. C’è il Belgio con la Jupiter Pro League dalla quale, dell’attuale rosa bianconera, arrivano il centrocampista Nonge e l’ala sinistra Mbangula. Basterebbe il primo per descrivere l’essenza del valore della Next Gen (LEGGI QUI). Dalla Keuken Kampioen Divisie olandese arriva il “regalo” di Giuntoli alla seconda squadra Livano Comenencia. Classe 2004, centrocampista dai piedi educati, già nel giro delle nazionali giovanili degli Orange e in gol in questo avvio di stagione. Dikeni Salifou ex Werder Brema. Società, quest’ultima, dalla quale gli emissari della Juventus lo prelevano per portarlo a Vinovo. Sempre dalla Bundesliga gli scout juventini, nel 2022, aggregano il difensore bosniaco Muharemovic. Un punto fermo della retroguardia di Brambilla.
Paese florido la Germania. Dal Bayern Monaco, con diverse presenze nel campionato U19-BL S/SW giunge a Torino il gioiellino Yildiz. Altra intuizione azzeccata. Spostandosi nella Penisola Scandinava, nel 2020, dalla Svezia sbarca ai piedi della Mole il giovanissimo Rouhi. Terzino sinistro di origini albanesi che inizia a prendere confidenza con il calcio giovanile tra le fila del IF Brommapojkarna U19 nella Lega U19 svedese. Francia? Dai campi Transalpini arrivano Aké e Rafia che oggi sono sinonimo di Serie A. La Serie C oggi conosce un terzino tutta gamba e polmoni come Ntenda. Scoperto quando indossa la maglia del NantesU19. È sulle bocche di tutti, forse ci rimarrà per qualche anno, ma anche il talento di Dean Huijsen è frutto di un meticoloso lavoro di scouting. Il centrale olandese gioca con le giovanili del Malaga quando Matteo Tognozzi, ex responsabile scouting internazionale bianconero, lo nota e intuisce il suo talento.
Seconda squadra: una filosofia di lungimiranza
La Next Gen 2023-2024 è continuità. Ambizione e lungimiranza. Ciò che fa la differenza è la programmazione. L’idea zero è creare un team “ponte” tra la Primavera e la prima squadra. Il salto dal calcio giovanile alla Serie A, rischia di diventare un ostacolo più che un’occasione. I giocatori “predestinati” sono pochi e molti hanno la necessità di affrontare questo scalata in maniera graduale. Obiettivo? Accompagnare i giovani promettenti attraverso un percorso di crescita organico. Che comprenda tutti gli aspetti che faranno del ragazzo un giocatore pronto al professionismo di alti livelli. La competitività del campionato di Serie C è l’upgrade che permette di comprendere il valore del risultato e la mentalità agonistica necessaria in un massimo campionato. Responsabilizzazione del giocatore affinché prenda coscienza del percorso che lo aspetterà. Per consegnare giocatori che, forgiati dall’esperienza fra i campi della terza serie, non “subiscano”, ma “affrontino” il grande salto.
Sostenibilità e funzionalità: valorizzare il talento
Tutto questo, oltre al risvolto tecnico, come insegnano i vari Soulè, Barrenechea, Iling-Junior, Rafia, Israel, Peeters ecc. ne ha anche uno economico. Perché covare il talento in casa permette di far collimare il principio di sostenibilità con quello di funzionalità. Finalizzato alla valorizzazione del patrimonio che comporta una riduzione dei prestiti e può generare introiti nel mercato interno dei calciatori. I trasferimenti di Dragusin e De Winter insegnano. Riduce i costi della prima squadra per motivi intuibili e abbatte l’età media della stessa. Altro pilastro della ricostruzione bianconera. Insomma, il progetto Juventus Next Gen è chiaro, i risultati stanno uscendo e la prospettiva è interessante. L’Atalanta sembra averlo capito, chi sarà il prossimo?