Sapete cosa succede se una squadra di talento inizia a giocare con spensieratezza? La risposta la trovate guardando la Juventus Next Gen di oggi. Testa libera e gambe che viaggiano. Direzione? Playoff. E fino a due mesi i bianconeri lottavano per non retrocedere. La continuità data all’allenatore, la vecchia guardia e i nuovi che avanzano. Ecco cosa c’è dietro la rinascita della Next Gen.
“Sei in un campionato dove il risultato conta, la classifica ha un peso importante. In Primavera, se perdi, alla fine non succede niente”. Così aveva parlato Massimo Brambilla da nuovo allenatore della Next Gen. A metà dicembre la sua squadra è a soli tre punti dalla Fermana ultima. Si fa spazio l’ipotesi della retrocessione in D. Momenti difficili. Eppure, un paio di mesi dopo, la Next Gen ha ritrovato il sorriso e la spensieratezza. Ci sono volute delle scelte (o, in questo caso, non scegliere proprio). La dirigenza bianconera non ha mai messo in discussione il suo allenatore nonostante le difficoltà. E questo alla lunga ha pagato. Continuità e lungimiranza: qui si sono messe le basi per la rinascita. La Next Gen, da quella metà di dicembre, ha cambiato proprio faccia. Prima i numeri, che testimoniano. Dalla sconfitta contro la Fermana, nelle ultime tredici di campionato la Juve ha vinto sette volte. E in cinque di queste segnando più di tre gol. E le sconfitte? Una sola contro il Perugia.
Il bomber della Next Gen ha 34 anni. Lo avreste mai detto? E ha scritto anche una pagina di storia della Serie C. Con la doppietta contro il Gubbio, Simone Guerra è diventato il miglior marcatore di sempre del girone B. 62 gol, tanti. Alcuni di questi hanno contribuito a ridare morale alla Next Gen. Un ruolo chiave lo ha giocato anche l’arrivo (o il ritorno) di Nikola Sekulov. A gennaio la dirigenza bianconera decide di richiamarlo dal prestito dalla Cremonese. L’impatto si racconta (anche) con i numeri: tre gol e due assist in dieci presenze. Poi ci sono le giocate di qualità e la leadership. Prendete una squadra di talento e fatela giocare spensierata. Le cose poi vengono da sole. La crescita di Luis Hasa si spiega in questo senso. Da quando la testa è sgombra, il trequartista classe 2004 si è preso la scena. Estro, dribbling e fantasia. Adesso Hasa ha trovato anche quella continuità di prestazioni che gli mancava. Il segreto, lo abbiamo detto, sta tutto nella spensieratezza. Adesso la Next Gen sogna i playoff.
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