Il ritorno di Nicolussi Caviglia: in campo dopo un anno, segna alla difesa meno battuta d’Europa
Chissà che non diventi questo il giorno più bello della sua vita. Per Hans Nicolussi Caviglia è sempre stato l’8 marzo del 2019. All’80’ si dà il cinque con uno scatenato Moise Kean e fa il suo esordio in Serie A con la maglia della Juventus. Dall’altra parte l’Udinese, sconfitta 4-1. Un giorno indimenticabile per chi giocava nella squadra bianconera da quando aveva sette anni. Ma la partita di stasera con il Sudtirol, ottavi di Coppa Italia di Serie C, segna la sua rinascita. Il centrocampista classe 2000 prima torna in campo un anno dopo l’ultima volta e poi segna alla difesa meno battuta d’Europa. La Juventus U23 ha perso ed è stata eliminata, ma per Hans ci sono stati ko peggiori.
Nicolussi Caviglia, un’odissea iniziata col crociato
Ha giocato 31’, entrando nella ripresa al posto di Miretti. Da lì ci ha messo tre minuti a raccogliere l’assist di Akè e a riaprire i conti dopo le reti di Odogwu e Candellone. Un ritorno in campo da urlo, considerando che il Sudtirol ad oggi aveva subito solo un gol in 11 giornate di campionato. Nessuno in Europa meglio della squadra di Javorcic, capolista del Girone A. L’ultima rete incassata risaliva al 15 settembre, alla vittoria per 4-1 sulla Giana Erminio nel secondo turno di Coppa Italia. Un altro 15, ma dicembre, rievoca brutti ricordi a Nicolussi Caviglia. E’ il 2020, un anno orribile per tutti che per lui finisce ne peggiore dei modi: gioca nel Parma, dove è arrivato in prestito per vivere l’anno della consacrazione in A dopo l’annata da protagonista in B con il Perugia. Si sta allenando e si rompe il crociato anteriore del ginocchio sinistro: “Ce la metterò tutta per tornare più forte di prima!”, ruggisce sui social. Ma il percorso sarà più tortuoso del previsto.
Dal menisco al ritorno in campo
Da lì sette mesi di duro lavoro, poi lo scorso agosto un nuovo stop e un altro intervento, questa volta al menisco. Altri 73 giorni di digiuno: “Adesso basta”, scrive su Instagram postando una foto che lo ritrae in stampelle ma con un sorriso che non manca mai e che certifica il carattere del 21enne di Aosta. Un ragazzo che gioca con la 41 o la 14 in onore dell’idolo Cruijff e che ha iniziato a giocare nel campetto costruito dal nonno in un bosco in mezzo alle montagne. Un predestinato, perché questa è l’etichetta che gli è sempre stata assegnata, capace di esordire in A a 18 anni e di rialzarsi nonostante tutte le difficoltà. Un gol al Sudtirol, la difesa meno battuta d’Europa, per rialzare la testa e dire: “Io ci sono”.
Di Simone Golia