Sorrisi islandesi, Karlsson: “Nietzsche, il calcio e il mio viaggio per il mondo”
La sua Islanda, l’amore per il pallone, la filosofia e l’università: l’intervista a Óttar Magnús Karlsson.
“Amo la filosofia, mi piace leggere Nietzsche e Kierkegaard. Vedi, penso che ti aiuti ad affrontare la vita, ti apre la mente. La studio all’università insieme a economia e scienze politiche”.
La filosofia come il girare il mondo. Perché nel concetto del viaggio si intrecciano il conoscere, la curiosità, il confronto con l’altro e con sé stesso. Sfumature che colorano il caldo sorriso di Óttar Magnús Karlsson. Risponde seduto in una stazione del centro Italia mentre aspetta un treno: “Ciao, mi senti?”.
L’attaccante quest’anno alla Vis Pesaro e di proprietà del Venezia è una di quelle persone la cui gentilezza è contagiosa. Un ragazzo a cui non voler bene è impossibile. Dopo pochi minuti l’intervista si fa una chiacchierata tra amici. Ne percepisci la purezza dell’anima, incontaminata come la sua terra, l’Islanda.
“È la mia casa”. Nella sua storia ci sono Haaland e l’Ajax, Van Persie come idolo, scelte obbligate e l’università. Una passione per il calcio iniziata tra la neve e le strade del suo Paese e poi inseguita per il mondo. Dall’Olanda alla Norvegia, passando per gli USA e arrivando all’Italia: semplicità e purezza, il viaggio di Óttar Magnús Karlsson.
Natura incontaminata
Si è figli (anche) del proprio passato. E Karlsson delle sue radici riflette i tratti più belli. La natura incontaminata e pura degli scenari islandesi, la leggera allegria dei suoi connazionali, il senso di unione e aiuto reciproco del suo popolo. “È casa mia. L’aurora boreale, i vulcani, il ghiaccio… La mia terra è energia, si respira libertà”. Un pallone rincorso tra le strade “fin da bambino con i miei amici dopo scuola”. Anche con la neve? “Certo”. Sorride. “Già da piccolo volevo diventare un giocatore professionista e andare all’estero”.
Un movimento, quello calcistico, in continua crescita: “Negli ultimi anni abbiamo fatto passi avanti importanti. E la caratteristica di noi islandesi è di avere forte il senso della squadra e dell’unione. Lavoriamo l’uno per l’altro”. Unione e legami: “Non siamo tanti abitanti, è frequente che si conosca personalmente qualcuno che gioca in Nazionale. C’è un senso di famiglia forte”. La sua terra Ottar poi l’ha lasciata, ma in lui per sempre sarà casa. Islandese figlio del mondo. Il viaggio inizia.
Mondo
“Sono cresciuto nel Vikingur in Islanda. Ero con gli amici di sempre”. Poi la chiamata dall’Olanda: “Degli scout dell’Ajax mi notarono in Belgio”. Dei provini e il contratto firmato: “Mi voleva anche l’Anderlecht, ma non potevo dire di no”. Dall’Islanda all’Olanda, nello stesso periodo di un suo compagno delle Nazionali giovanili: “Albert Gudmundsson, eravamo compagni di camera. Ci vediamo ancora”. “Non è stato facile lasciare così giovane l’Islanda e la mia famiglia”.
Un calcio diverso: “Allenamenti programmati, strutture e organizzazione: c’era tutto. La competizione era alta tra compagni. Giocavo con De Light e van de Beek. Una grande esperienza, sono cresciuto molto”. Poi la Norvegia al Molde. Qualche mese dopo l’arrivo di un altro attaccante: Erling Haaland. “Era molto giovane, arrivò con dei problemi fisici. Pensava sempre al calcio. Guardava sempre partite, osservava gli attaccanti che in quel momento stavano facendo bene. Era ossessionato”. La Svezia e poi il ritorno in Islanda: “Nelle esperienze precedenti non ero ancora pronto”.
Italia
Un ritorno a casa per un’ulteriore maturazione: “Stavo facendo molto bene. Volevo arrivare a 16 gol, ero arrivato a 9… sono dovuto partire (ride ndr)”. Un aereo prima, una gondola poi. Óttar arriva a Venezia: “Un infortunio a metà stagione mi ha condizionato un po’, ma è stato bello vivere la promozione in Serie A”. Il prestito a Siena e una una situazione societaria difficile. L’ultimo giorno del mercato invernale “mi dissero di andare via. Se fossi rimasto sarei stato fuori rosa”. Una delle uniche finestre aperte è quella americana.
Il ricordo torna a quel momento: “Tornai a casa dalla mia ragazza e glielo dissi. Per noi non è stato facile”. Scelte obbligate, una vita sconvolta. La reazione. Altro aereo, altra esperienza di vita agli Oakland Roots: “Mi sono trovato bene”. Dall’Islanda agli Stati Uniti: “Viaggiare mi ha cambiato tanto. Mi adatto più facilmente alle nuove situazioni. Anche se è stancante cambiare così spesso. Vorrei trovare una maggior stabilità”. Quest’anno alla Vis Pesaro la doppia cifra e una salvezza conquistata all’ultimo minuto dei playout: “Un grande sollievo. È stato un anno importante e carico di emozioni. Sono stato bene”.
Orizzonti
Oltre al pallone sull’orizzonte si affacciano una passione per il gol, l’università e gli studi di economia, scienze politiche e filosofia e i libri di Nietzsche e Kierkegaard: “Mi piacciono molto. Ti aprono gli occhi”.
Nuove visioni, il cuore rimasto buono e puro come quando giocava sulla neve con gli amici dopo scuola. Un sorriso buono e una profonda semplicità, sfumature islandesi di Óttar Magnús Karlsson.