Dentro il “miracolo” Di Donato: il Latina da record porta la sua firma
Tempo al tempo. La pazienza è una virtù estremamente sottovalutata nel calcio, spesse volte sacrificata sull’altare di una frenetica filosofia “risultatista”. Filosofia alla quale il Latina e Daniele Di Donato hanno deciso di non aderire, segnando un nuovo, straordinario punto di partenza nella storia del club pontino.
Non ci sono trofei a certificare, almeno per il momento, l’impatto dell’allenatore di Giulianova sull’attitudine sportiva dei laziali, ma i risultati raggiunti nei primi 6 mesi di cura Di Donato non possono che stupire anche i più scettici. Il recentissimo 2 a 0 imposto al Picerno è solo l’ultimo tassello di un 2022 iniziato nel migliore dei modi, a conferma di una solidità raggiunta da un gruppo e dal suo condottiero inimmaginabile solo pochi mesi fa. Dalla ripresa del campionato, infatti, il ruolino del Latina segna a referto 4 vittorie, 1 pareggio, e un solo passo falso contro la Juve Stabia. Un bottino da record che consacra Di Donato come uno degli allenatori più gettonati della Serie C.
Dal cantiere Latina ai record
Chiamato a ricostruire, anzi reinventare, il nuovo Latina, l’avventura di Daniele Di Donato in nerazzurro ha inizio in un vero e proprio “cantiere” sportivo. Scelto da patron Terracciano dopo il ripescaggio in Serie C del 4 agosto, l’ex Vis Pesaro e Trapani si rimbocca le maniche per supplire a difficoltà di preparazione e composizione della squadra. Lavoro, e soprattutto una buona dose di mentalità vincente: questi le prime contromisure contro il caos estivo.
Dalla sconfitta in Coppa Italia contro la Turris agli 8 punti raccolti nelle prime 10 partite disputate, il ritorno dei pontini tra i professionisti inizia a sollevare più di qualche mugugno negli ambienti nerazzurri. Non basta un inizio non esaltante, però, a dissuadere una dirigenza ancora fortemente schierata dalla parte dell’allenatore. “La scelta fatta in estate è stata ben ponderata dalla società. Di Donato è un allenatore di qualità arriverà sicuramente in alto con questa squadra, tanto da aver sposato un progetto a medio-lungo termine con noi e proseguirà dunque questa avventura” – il tempo per invertire la rotta c’è, e il DS Marcello Di Giuseppe è pienamente consapevole delle qualità dell’uomo seduto sulla panchina del “Domenico Francioni”.
La scelta giusta
Una scelta tanto saggia quanto illuminata, perché a partire da novembre gli ingranaggi allestiti da Di Donato iniziano finalmente a muoversi nel verso giusto. Il 3-5-2 come filosofia di gioco e un parco giocatori che ingrana la quinta e ripaga la proprietà degli sforzi estivi. Sané, Di Livio e Jefferson sono solo alcuni dei nuovi arrivati che finiranno per rappresentare gli assi nella manica dello scacchiere dell’allenatore abruzzese. Una vera e propria svolta che permetterà ai pontini di scalare la classifica ed esprimere al meglio le caratteristiche di un gioco rapido, moderno ed esaltante come quello di Daniele Di Donato. A partire dall’inizio del mese di novembre, saranno solo 3 le sconfitte subite dal Latina: una crescita esponenziale, e di certo inattesa, che sembra appartenere alle pagine più belle del miracolo sportivo.
Combattere, e ancora combattere: le 1000 e uno vite di Daniele Di Donato
“Mi posso vantare di aver allenato giocatori forti e tra questi sicuramente c’è anche Daniele”. Elio Gustinetti non ha dubbi: Daniele Di Donato già da calciatore si è reso protagonista di pagine importanti dello sport italiano. 413 sono le sue presenze totali da calciatore in Serie B: meglio di lui solo Gigi Cagni e Juri Tamburini. Un viaggio nel calcio del Belpaese, da nord a sud, che ha reso l’allenatore nerazzurro una vera e propria icona della provincia sportiva italiana.
Bandiera del Palermo prima, città in cui il suo ricordo è ancora vivo e fortemente positivo, totem dell’Ascoli poi: in mezzo anche Arezzo, dove a lanciarlo sarà il compianto Ermanno Pieroni, vera e propria figura di riferimento per Di Donato. 1000 e uno battaglie sui campi di tutta Italia e la stessa grinta per ogni avversario, anche quello più infame: la morte. A soli 24 anni Roberta Foglia, moglie e madre di un bambino nato da appena un mese, viene colpita da arresto cardiaco. Anche la rivale Catania si stringe nel dolore più atroce che un uomo possa provare.
E forse anche da questo incubo Daniele impara qualcosa, l’empatia, una delle chiavi del suo calcio da allenatore. La panchina come lato B della sua vita e del suo amato calcio. Nel giugno 2018 è l’Arzignano a voler puntare su di lui: “Dopo dieci minuti che ci siamo parlati ho capito che poteva essere la persona giusta per noi.” Lino Chilese, presidente dell’Arzignano è convinto di aver trovato una gemma rara per la sua squadra. E ironia della sorta Di Donato sostituirà alla guida dei veneti proprio quel Vincenzo Italiano a cui molti addetti ai lavori sembrano volerlo paragonare. Incrocio di panchine, filo del destino: il cammino dell’allenatore nerazzurro sembra segnato. In fondo ai suoi ragazzi del Latina non chiede molto: solo di non arrendersi. Mai.
A cura di Pietro Marchesano