“Era piccolissimo e aveva già la palla in mezzo ai piedi”. Un viaggio nel mondo di Giovanni Leoni. Di chi parliamo? Semplicemente del giocatore più giovane ad esordire nel calcio professionistico. Pensate: un ragazzo del 21 dicembre 2006. Quasi un 2007. Qualcuno si sentirà, da oggi, molto più anziano a sentire questa storia. Ci ha pensato Torrente, allenatore del Padova, a gettarlo nella mischia al 94esimo del match contro l’AlbinoLeffe. “Questa palla che viaggiava, la concitazione degli ultimi istanti di partita. Un’emozione incredibile. Ci siamo sentiti a telefono e ha detto che è stata un’emozione indescrivibile”, ha detto chi lo conosce bene ai microfoni de “La Casa di C”. Romano doc, e grande tifoso della Roma. Una famiglia di sportivi: ben 3 fratelli e una sorella. “Pallanuoto, padel, corsa a cavallo e basket. Da noi si fa tutto”. Il primo step di una storia appena iniziata. Il sogno? Questo non ve lo sveliamo subito.
“Gente che urlava ‘di qua, di la’, gente che incitava. Non si capiva niente. Per lui è stata una grande emozione”, il racconto di chi è stato molto vicino a Giovanni Leoni nel giorno del suo esordio tra i Pro. Ma la storia del giovane difensore centrale parte da molto lontano. Prima Roma, poi il tresferimento in Veneto per motivi familiari. Destinazione Padova. Il pallone tra i piedi? Sempre, fin da quando “Non camminava nemmeno”, ci è stato detto. Il concetto di “passione”, spiegato nel percorso di un 2006. Metodico, grande cura per l’alimentazione. Timido, preferisce parlare sul campo: “Non puoi tenere con lui una discussione di 20 minuti, non parla (risate, ndr), dice tre parole a settimana. Ma è simpatico, ha tanti amici e tutti gli vogliono un mondo di bene”. Calcisticamente è stato il club biancorosso a farlo crescere. Leoni ha fatto tutta la trafila nelle giovanili del Padova, fino a quando, formatosi fisicamente, è stato aggregato 3 mesi fa in prima squadra.
Un sogno che si avvera. Il primo, di tanti. “Avevamo capito che il suo momento sarebbe arrivato”, ci hanno detto. E così è stato. Tanti allenatori, responsabili e addetti ai lavori. Ma un uomo ha davvero creduto in lui. Si chiama Carlo Sabatini, ed è il responsabile del settore giovanile del Padova. Lui lo ha notato e ha avuto fiducia. Ma soprattutto è la persona che gli è stato più vicino in questi anni: “Gli rinnovavano il contratto di settimana in settimana, per far capire quanto la crescita sia stata graduale. Si è riscaldato nella partita contro la Pro Sesto ma non era mai entrato. Da lì abbiamo capito che poteva essere il suo turno”. Pazienza, fiducia, coraggio. Caratteristiche del ragazzo e di chi lo ha voluto fortemente: “Dovevano capire se poteva reggere i ritmi di una prima squadra, ma lui ha risposto”.
Romano per eccellenza. Tifoso della Roma, non poteva essere altrimenti. Ma il suo sogno, un giorno, non è quello di giocare con la maglia giallorossa. La Premier League nei suoi progetti: “La sua passione è il campionato inglese, vuole giocare lì un giorno. Ama Van Dijk e vuole diventare come lui. Vorremmo che ci guardasse come guarda lui (hanno scherzato così le persone che ce lo hanno raccontato, ndr)”. Allenamenti, sudori e tanti sacrifici: “Vuole guardare avanti senza fretta, l’obiettivo è migliorarsi ogni giorno con il Padova”. Una società vicina in tutto e per tutto. Un qualcosa che raramente si vede nel mondo del calcio. E lo si comprende perfettamente da un aneddoto molto particolare: “Ha avuto una sinusite a dicembre ed è stato operato. Il ricovero è durato diversi giorni. Non abbiamo mai visto tanta vicinanza da parte delle persone che lavorano lì. Tutti sono passati a salutarlo, tutti lo hanno chiamato. Veramente straordinari”.
Il posto giusto al momento giusto. L’ideale per crescere: “Crediamo sia nel luogo adatto. Crediamo sia una fortuna che stia quì. Tante volte si parla del fatto non ci sono giovani, ma è importante anche con chi si ha a che fare”. Crescita, in una sola parola. Mentale ma anche tecnico tattica. In campo dirige la difesa: “Nelle giovanili Under 17 lui era il leader difensivo nel reparto a tre“. Alto 1,93 m, forte fisicamente e ambidestro. Se sei del 2006, hai appena 16 anni e sei il più giovane esordiente nel calcio professionistico, un motivo ci sarà. “Vuole solo continuare a fare quello che sta facendo, è molto umile e metodico. Cura tutto di sè”.
E nel tempo libero? Guarda partite di continuo: “Conosce tutti i nomi dei giocatori di Premier League a memoria, sa tutto”. ‘Formazione’: altra parola chiave. Il calcio e la scuola, Leoni fa bene anche lì: “Se la cava anche tra i banchi”. Timido, un po’ introverso, ma con le idee chiarissime. “Quando scende in campo diventa un altro”. Lo ha detto chi gli sta intorno, chi lo conosce da una vita. C’è da credergli. Il futuro è incerto, ma roseo. Il presente si chiama Padova. Per ora, ci fermiamo qui. Ma Leoni farà ancora parlare di sè. E tanto.
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