“Questo gol è una delle cose più belle nate per caso“ – possiamo sintetizzare così la gioia che ha provato il portiere del Messina, Michal Lewandowski, dopo la rete del 2-0 contro il Monterosi nata da un errore. Sì e a dircelo è stato direttamente il protagonista della scorsa domenica di Serie C: “Sono confuso perché è stata una cosa improvvisa, non ho capito neanche fosse gol, pensavo fosse andata sopra la traversa. Sono sincero, ho sbagliato il rinvio, poi mi ha aiutato il vento“ . Da Gagno a Lewandowski, per il secondo anno di fila un portiere si è iscritto alla classifica marcatori, ma il polacco vuole volare basso: “Gol decisivo come quello di Gagno? Mancano tante partite, per ora sono contento di aver portato i tre punti a casa”.
La cerchia di portieri con almeno un gol in carriera è molto ristretta. Dallo specialista delle punizioni Rogerio Ceni ad eroi per caso come Alisson, Lehmann e Peter Schmeichel. E se è vero che “Il destino è testardo e determinato. Ma il caso ha carattere e follia e talora vince”, allora è giusto soffermarci su questi ultimi: “Se potessi rubare una caratteristica ad ognuno di loro mi piacerebbe avere i piedi di Alisson perché sono mediocre tecnicamente. Da Lehmann prenderei la mentalità e la cattiveria, non aveva paura di niente. Schmeichel era un grande portiere tra i pali”.
Chissà quante volte hanno associato il nome sulla sua maglia a quello dell’attaccante del Barcellona, ma Lewandowski non sente il peso: “Tante persone mi chiedono se è un mio parente. Poi è bello avere lo stesso cognome di un calciatore fortissimo”. Il portiere del Messina lo ha battuto in una statistica: il gol con la distanza più lunga, ma nonostante questo resta umile e rispettoso: “Diciamo che il lancio lungo è una mia caratteristica, però ripeto, questo è stato un lancio sbagliato”.
Dal Barcellona al Real Madrid: “Il mio idolo è Casillas. Per la sua testa ha fatto tante cose. Non era altissimo e nonostante questo è diventato uno dei migliori al mondo. Portiere più forte della C? Ce ne sono tanti bravi, sia giovani sia esperti e possono giocare anche in categorie superiori”.
La famiglia di Lewandowski è nata con il pallone: “Giocavo spesso con mio fratello maggiore e mio padre, che sin da piccolo mi ha portato nelle scuole calcio. All’inizio ho giocato in difesa perché ci stavano troppi portieri. Volevo stare tra i pali e dopo mi hanno accontentato per fortuna. Sarebbe bellissimo tornare a giocare in Polonia. A Mielec ho vissuto anni bellissimi. La squadra puntava molto per vincere il campionato, era arrivata la nuova dirigenza, avevano progettato il nuovo stadio. Il livello era troppo alto ed io ero piccolo, avevo 15 anni, ed infatti non mi hanno fatto esordire”.
L’arrivo in Italia lo ha fatto crescere anche da un punto di vista umano, perché ha dovuto affrontare uno dei periodi più complicati della sua carriera: “Quando sono arrivato in Italia, mi sono fatto male allo scafoide e sono stato a lungo fermo. Non si attaccava l’osso dopo la frattura. Ho pensato anche di lasciare a calcio. Poi per fortuna un allenatore della Primavera del Crotone, Giuseppe Tortora, mi ha portato ad Avezzano dove ho avuto la mia rinascita. Poi devo ringraziare anche tutti gli altri portieri che c’erano in squadra, che mi hanno aiutato a migliorare e crescere”.
Ora difende i pali del Messina ed è pronto a dare tutto per raggiungere l’obiettivo salvezza, anche se la classifica è molto corta e può riservare sorprese: “Il campionato per ora è molto combattuto, basta vedere la classifica, basta vincere qualche partita per passare dalla zona salvezza ai playoff. Tutte possono sognare. Noi per prima cosa però dobbiamo pensare a salvarci”. Poi un pensiero sul nuovo format proposto per la Serie C: “Non l’ho visto, non ci penso per ora perché è soltanto una proposta che può mutare“. Poi un pensiero anche alla sua nazionale: “La Polonia? Un po’ incostante: gioca qualche partita buona e poi altre meno, però è una squadra che può dire la sua in Qatar“. Sincero, umile e con tanta voglia di sporcarsi la mani, il sogno di Lewandowski continua, sempre con i piedi per terra, prima di volare per compiere i miracoli.
A cura di Antonio Salomone
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