“Vedi, i figli non si scordano mai. Per questo posso solo augurarmi che sia il Catania”. È difficile far parlare Pietro Lo Monaco di Catania, quasi impossibile. Quella piazza in cui ha vissuto e di cui è stato protagonista per molti anni in tutti i ruoli di vertice della dirigenza rossazzurra è qualcosa che va oltre l’impegno professionale. Ma a domanda diretta: “Chi vede tra qualche anno in Serie A tra le squadre dell’attuale Lega Pro?” afferma proprio Catania. Una risposta decisa alla domanda più difficile. Istantanee di sincerità che sanno di auspicio. Quel lato di appassionato che nascosto dietro al muro del pragmatismo del manager è emblema di una scelta di vita.
Non una parola in più. Una frase o anche solo un accenno a quella che per lui è stata una delle esperienze più significative della sua lunga carriera. Catania è e resterà l’apice di un viaggio sportivo/manageriale che porterà sempre il suo nome. Il primo ad esserne consapevole è lui stesso così come la piazza siciliana. “La risposta della gente, il calore e la passione di quel popolo è qualcosa di indescrivibile. È una tifoseria da massima serie. Negli anni della Serie A hanno dato un apporto pazzesco. Meritano altre categorie. E lo dico per loro, per quello che dimostrano”. Nell’alternanza di commenti generali e analisi dettagliate Lo Monaco si addentra ancor di più nel girone C dove le piazze storiche non mancano.
Il curriculum di Lo Monaco racconta anche di un trascorso in terza serie. Sempre nella sua amata Sicilia. Gli inizi ad Acireale quando esistevano ancora C1 e C2 poi Messina dove da proprietario del club ha ottenuto due promozioni consecutive: dalla Serie D alla Lega Pro Seconda Divisione fino alla nuova Lega Pro. Conoscitore della categoria e osservatore attento anche delle dinamiche meno evidenti, per un occhio inesperto, che muovono il campionato, Lo Monaco analizza così il girone meridionale. “Nel girone C oggi ci sono tre squadre che possono competere seriamente. Forse una di queste ha speso meno rispetto all’anno scorso, ma le altre hanno dovuto mettere mano al portafoglio in maniera pesante”. Organizzazione, gestione e amministrazione: il calcio secondo Lo Monaco.
Aziendalista e manager in un mondo dove quel rapporto rischio-beneficio che connota il sistema imprenditoriale è fin troppo nascosto. Ma è l’essenza del successo. Una sottile linea rossa che non va mai oltrepassata. “Prendiamo il Benevento. Gioco forza la caduta dalla Serie B ha fatto il suo. Una retrocessione dalla B alla C, come una dalla A alla B è spesso l’anticamera del fallimento. La forza dei giallorossi è che hanno una proprietà solidissima e solvibile. Che può far fronte alle difficoltà. Quest’anno ha dovuto ridimensionarsi per forza tornando in Serie C. Poi c’è il Crotone che l’anno scorso aveva il monte ingaggi più alto della categoria. Ha dovuto abbassarlo per forza di cose. Riducendo gli stipendi le spese inevitabilmente calano e questo ha permesso loro di poter investire anche nel parco giocatori”. Concetti di scuola sull’economia che sono alla base di un progetto lungimirante. Questo sport, in Serie C in particolare è anche una questione di gestione pratica e di futuribilità. L’unica direzione che dovrebbe considerare chi vuole fare calcio: guardare avanti.
Lo Monaco è uomo di scrivania. Di penna, calcolatrice e studio ma il calcio è anche, e soprattutto, campo. “Il girone C è competitivo. La Juve Stabia credo sia in testa alla classifica in maniera estemporanea. In estate si parlava addirittura di una possibile cessione da parte della proprietà poi hanno trovato la strada giusta: gli ex Pordenone. La squadra è interessante. Molti pensano o pensavano a un fuoco di paglia, ma tale non è non sarà. Starà lassù fino alla fine e darà fastidio”.
Quindi le concorrenti al titolo: “Avellino e Crotone sono le due realtà che vedo meglio in assoluto. I campani sono stati bravi nella programmazione. Prendendo Pazienza credo che abbiano dato una scossa netta al campionato. Si candidano ad essere una delle pretendenti alla promozione diretta”. Solo il cuore e la storia del direttore Lo Monaco hanno una risposta al perché di questo augurio. D’altronde l’obiettivo è sempre la promozione, ma le strade per raggiungerlo sono pur sempre due: “Possibile che si inserisca nella rincorsa anche il Catania. Ricordiamoci che in B si va anche con i playoff”.
Nel 2012, in seguito alla separazione con i rossazzurri, ha deciso di rilevare l’intero pacchetto azionario del Messina e avviare un nuovo sodalizio al di là dello Stretto. Inevitabile un pensiero anche ai giallorossi che stanno attraversando una fase di campionato avara di risultati. “A Messina ci ho vinto due campionati. L’ho riportata tra i professionisti e poi me ne sono andato. Il motivo è semplice. Non ho ricevuto risposta da nessuno. È una piazza che non sa soffrire. Ha difficoltà a ripartire. C’è sempre stata una sfiducia generale tradotta sempre in risposte non adeguate. E pensare di continuare così è impensabile. A meno che non ci sia un magnate e allora tutto cambia”.
“Oggi la società ha fatto un programma minimo. Salvarsi con giocatori giovani, facendo minutaggio per quello che potrà ricevere dagli organi competenti in questo senso. Anche investire su ragazzi così aiuta nella gestione”. Aspetto fondamentale quello di amministrare a dovere: “Se lotti per la salvezza situazioni come quella che sta vivendo il Messina sono all’ordine del giorno. Combattere per la salvezza, però, non dev’essere intesa come una diminutio. Si salva con una squadra di ragazzi? Ha raggiunto il suo scopo. I vincenti sono quelli che raggiungono gli obiettivi non quelli che vincono il campionato”. Una filosofia capace di rendere mito ciò che non è nemmeno storia. Pietro Lo Monaco: un pensiero che non si insegna; si racconta.
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