All’orizzonte i contorni dei monti si fanno sempre più nitidi. Le strade sempre più nascoste e strette, quasi a volere custodire e mantenere segreta e intatta la purezza di quei posti. Fermi, un attimo di pausa. Tum, tum. Il suono di un pallone che corre per le strade di Pescate. I piedi quelli dei due Locatelli. La passione per il calcio in comune. Partiti insieme da un campetto. Manuel se ne è andato presto. Al suo fianco la presenza costante di Mattia. L’essere il fratello di un giocatore professionista, la Juventus e l’Europeo vinto. Adesso anche di chi sarà capitano della Juventus contro il Cagliari (nel prossimo match di Serie A) e ha rinnovato il suo contratto fino al 2028. Le critiche e le pressioni. Sfumature di una carriera. Un ritratto di Manuel Locatelli scritto da una prospettiva diversa. Intima, profonda. Mattia racconta Manuel. Locatelli racconta Locatelli. Dal Lago di Lecco a Wembley. Un tuffo nel passato: “Da piccolini eravamo sempre insieme, quanti disastri in casa con il pallone. Era come un amico”. Un percorso iniziato insieme nella squadra di paese e il padre come allenatore. Dall’oratorio al parco della Fornace, dove giocavano insieme alla sorella Martina: “Mettevamo i giacchetti come pali e via con i due contro due. Io e Mattia, contro Manuel e papà”.
Di strada ne hanno fatta, come nelle camminate sulle montagne che proteggono Lecco. La sabbia di quel campetto e le salite di quelle passeggiate. Luoghi come maestri di vita. Conoscere la grandezza della fatica e costruirsi la consapevolezza che senza il sacrificio i desideri rimangono vuote immagini. In quei giorni Mattia e Manuel guardavano la bellezza del loro Lago. Ora, volgendo uno sguardo al passato e al presente, osservano il percorso fatto. Un momento per apprezzare il viaggio compiuto. Un’occasione per continuare a scrivere il proprio futuro. Proprio come in quei giorni nel campetto e sulle vette lecchesi, ammirando orizzonti e disegnando sogni.
Il passaggio all’Atalanta. La chiamata rossonera. Prime tappe del percorso. Dalle giovanili all’esordio con il Milan. La Serie A è presa. I gol Sassuolo e Juventus segnati. Il suo nome su tutti i giornali: “In rossonero ha sofferto il fatto che venne visto come salvatore della patria, ma un ragazzo di 18 anni non può esserlo. Non aveva la sicurezza che ha costruito dopo”. Anni non semplici anche per chi gli stava vicino: “Leggevamo le critiche e gli insulti. Era mio fratello, faceva male. Ha dovuto bloccare i commenti sui social. Se insulti non sei un vero tifoso. Parte tutto dall’ignoranza. Sono stati fondamentali i miei genitori”. Un rapporto profondo: “Manuel è molto legato a loro, essendo andato via da giovane. Quando ha un attimo di tempo li chiama sempre. Mio padre lo segue in ogni partita in casa”. Provocazioni che si estendono anche a Mattia: “Spesso in campo mi provocano dicendomi che sono il fratello scarso, ma non mi interessa. Mi dà più fastidio se insultano lui o la mia famiglia”.
Per Manuel Locatelli quello dal Milan al Sassuolo “il passo più difficile della sua carriera. Non è stato semplice dire addio a un club come quello rossonero, a San Siro e a tutto ciò che significava. L’ha vissuto forse come un piccolo passo indietro”. Una scelta rivelatasi essenziale per la sua storia: “Nella prima stagione ha faticato un po’, nella seconda, invece, è arrivata la svolta. Anche grazie a De Zerbi che lo ha aiutato molto”. Sassuolo gli ha permesso di andare all’Europeo: “Una crescita che gli ha permesso di conquistare la maglia azzurra. Nei mesi precedenti al torneo aveva esordito con la Nazionale. A Mancini è sempre piaciuto. Dopo la prima convocazione ci chiamò commosso”. Un momento di felicità per tutta la famiglia. Dalla prima volta azzurra al cielo di Wembley. Storia.
“Ogni tanto riguardo i video di quelle settimane. Mi vengono ancora i brividi”. Momenti che si custodiscono nel cuore. “Il giorno prima che segnasse contro la Svizzera, feci una diretta dall’oratorio di Pescate con Sky Sport e gli consigliavo di calciare di più in porta”. E Manuel ha ascoltato il consiglio e ha fatto una doppietta: “I tifosi mi scrivevano per dirmi che era anche merito mio (ride)”. Il momento più difficile è stato il rigore sbagliato contro la Spagna: “Immaginavo già i commenti dei tifosi. Ma i rigori li tira solo chi ha il coraggio di farlo”. L’immagine dell’abbraccio con Chiellini, indimenticabile: “Ci è molto legato. In quella Nazionale c’era qualcosa di magico. Erano un gruppo incredibile. Ognuno aveva un suo ruolo. Quando si infortunò Spinazzola ci restarono malissimo e diedero qualcosa in più per lui. Era scritto nel destino, non avrebbero mai potuto perdere”. E poi la gioia per la vittoria: “Non aveva realizzato l’impresa. Abbiamo fatto una videochiamata dallo stadio. Una cosa surreale anche per noi”.
Una famiglia di bianconeri quella dei Locatelli. Il trasferimento a Torino è diventato un altro sogno realizzato: “Ricordo ancora la trattativa. Per lui è stata lunghissima. C’era anche l’Arsenal, ma lui voleva la Juventus. Le società continuavano a incontrarsi, ma senza trovare l’accordo. Ogni giorno guardavo la Gazzetta per controllare”. Ansie e attese. Giorni non semplici: “A Sassuolo si allenava a parte, in lui il desiderio di cambiare”. Poi la chiusura: “Una vera emozione. Il giorno dell’esordio ci mandò una foto con la maglia”. Una foto accompagnata da alcune parole. Semplici, profonde: “Ce l’ho fatta’”.
“Il nostro sogno. Dalla cameretta all’Allianz, insieme”, il commento di Manuel sul profilo Instagram di Mattia. Un nuovo punto di partenza: “Per la Juve dà tutto. Ama quei colori”. I primi giorni al fianco di Ronaldo e Dybala: “Non gli sembrava vero”. In poco tempo una consapevolezza cresce in lui: “Capii che c’era un motivo se era lì con loro”. Mentalità e un obiettivo: “Vincere”. Sensazioni positive: “Manuel è molto felice di essere lì. Tanti i ragazzi con cui ha legato, da Chiellini e Bonucci a Morata e De Ligt”.
In estate arriva il matrimonio: “Gli ho fatto da testimone. Non piango mai, ma in quell’occasione sì. Ero davvero molto emozionato”. Negli ultimi anni in Manuel si vede una crescita notevole: “Per me è maturato tanto. Gli anni a Sassuolo e il passaggio alla Juve lo hanno aiutato molto. Dimostra più dei 25 anni che ha. È diventato un uomo. Ora si è sposato e aspetta un bambino”. Una consapevolezza diversa: “Un salto di qualità anche a livello di testa, non solo in campo. Lo vedo dai discorsi che fa. Resta comunque il solito ca***ne”, spiega Mattia con un sorriso sul volto. Amici, fratelli: “Ci sentiamo ogni tanto, ma sappiamo che se abbiamo bisogno ci siamo sempre l’uno per l’altro”. Il ritratto di un fratello. Un fratello capace di maturare e coronare i suoi sogni. Un percorso compiuto con la famiglia al suo fianco. Un racconto diverso. Orgoglio e felicità negli occhi. Il calcio nel cuore. Il viaggio dei Locatelli continua.
La chiacchierata è finita. Una stretta di mano. È ora di andare, con la semplicità di quel campetto e di quelle camminate. La semplicità delle emozioni.
A cura di Nicolò Franceschin
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