Piccoli a chi? L’impronta di Longo: “I segreti del mio Picerno umile e ambizioso”
Piccolo per la comunità, perché è il club di un paese di nemmeno 6mila abitanti, ma grande in campo: il Picerno non smette di stupire nel girone C di Serie C. La squadra lucana, abilmente costruita dal direttore Vincenzo Greco (QUI la nostra intervista) e modellata dal suo allenatore Emilio Longo, è ora quarta in classifica. Ed è arrivata fin qui, tra l’altro, battendo il Potenza nel derby di metà novembre. Più vittorie nella vittoria per una realtà che si sta imponendo anche tra società più blasonate. Intervenuto ai microfoni de LaCasaDiC.com, Longo ha raccontato i segreti del suo Picerno, a partire dal gioco corale che esalta le qualità dei singoli all’umile ambizione che contraddistingue la società lucana.
Longo: “Il primo obiettivo del Picerno rimane la salvezza, ma siamo umili e ambiziosi”
“Siamo a buon punto, al 50% del primo obiettivo“, ha esordito così l’allenatore campano. Poche parole sì, ma che racchiudono progettualità, umiltà e ambizione. Il Picerno si sta imponendo nel girone C grazie a un’identità ben precisa data dalla forte impronta del proprio allenatore: “Se il gioco funziona è proprio nell’idea che abbiamo di collettivo. La disponibilità dei ragazzi è tale da raggiungere l’obiettivo generale – ha continuato Emilio Longo -. La nostra bravura dovrebbe essere moltiplicare i singoli obiettivi individuali. Il gioco può dare una mano nel mettere i ragazzi a proprio agio. Tutti ne traggono vantaggio. Qui non c’è un solo giocatore che non si sia migliorato. Il trucco è questo: quando un calciatore capisce di poter essere migliore al termine della stagione, si lavora e si viaggia sempre meglio”.
Torniamo alla progettualità e a quel 50%. Perché, nella mente di società e allenatore, tutto deve arrivare a piccoli passi. Una crescita collettiva che si riversa nei traguardi. Anche in questo caso da raggiungere uno dopo l’altro, senza fare voli pindarici: “L’obiettivo reale è la salvezza, però non ci sottrae da altre responsabilità. Per ciò che è stato fatto, il primo obiettivo deve essere raggiungere i 42 punti. Concordo con la società quando parla di umiltà, ma penso anche che ci contraddistingua l’ambizione. Raggiunto il primo obiettivo, proveremo ad arrivare ai playoff. Non credo che alzare troppo l’asticella ci possa favorire. È proprio con questa armonia che deve venire fuori l’obiettivo. Continuiamo a lavorare sodo, partita per partita”, ha ammonito Emilio Longo.
“Murano? Contento per lui dal lato umano. Magari una cena…”
Ma riavvolgiamo il nastro. Nel giugno del 2022, il Picerno ha annunciato Longo come nuovo allenatore. Dopo un avvio con qualche difficoltà, l’impronta del campano è ora ben visibile e i lucani hanno un gioco definito. “Io sono stato scelto e ho scelto. Il mio modus operandi è stato sempre lo stesso: penso di essere un allenatore che dà un’identità al proprio gruppo – ha proseguito -. La mia squadra deve mostrare passione, cattiveria, organizzazione. Sono queste le cose che trasmetto”.
L’impronta della Leonessa è ormai nota a tutti. Un gioco corale che esalta le qualità dei singoli, su tutti Murano: “Jacopo si è trovato al posto giusto nel momento giusto. Quando il direttore ha avuto l’intuizione, ero convinto potesse fare bene con noi. Vedevo in lui le doti per esaltare i nostri principi di gioco“, ha aggiunto. Un amore, quello tra Murano e Longo, che è sbocciato subito: “Jacopo è riuscito a prendersi tutto il flusso di gioco che la squadra produce. Il plauso va dato alla sua disponibilità e all’essersi messo subito al servizio del collettivo con grandissima umiltà. Mi piace sottolineare che lo spirito che metteva nelle prime tre giornate è lo stesso di oggi che ha 12 gol. Lo vedo sempre più motivato e parte del progetto. Mi riempie il cuore dal punto di vista umano. È stato messo da parte troppo velocemente nel calcio che conta. Mi piace pensare che Picerno sia stata un’opportunità per entrambe le parti. La società ci ha creduto e ha fatto un investimento importante: Jacopo sta ripagando alla grande”.
Una cena pagata per un traguardo di reti raggiunto? Non ancora, ma tutto può succedere: “Non abbiamo cene in palio, però potrebbe essere un’idea… Jacopo si è integrato bene e sembra stia con noi da anni. Picerno è un bel gruppo, lo ha accolto e tutti gli vogliono bene”.
“Non scendono in campo blasone e storia”
Umile e ambizioso, dicevamo. Picerno è una delle realtà più piccole del girone C (seconda solo al Monterosi), ma non è un ostacolo. “Picerno è piccola, ma non significa che non si possano fare grandi cose. Non è un limite: qui si lavora in modo professionale e organizzato. Non precluderei niente a questa realtà. L’obiettivo è avere continuità nel tempo. Credo che qui si possano fare cose importanti e che si possano rendere ordinarie cose che, agli altri, possono sembrare straordinarie”. Nessun timore reverenziale nei confronti di nessuno, avverte Longo: “Penso soltanto al campo. Nei giorni scorsi ho ricordato che Picerno è 62 volte più piccola di Catania. Se guardassimo al blasone, scapperemmo. L’unico modo per confrontarsi è l’organizzazione, societaria e sul piano del gioco: tutto ciò che è extra campo non rappresenta un ostacolo ma una forza”.
E anche Emilio Longo non si preclude niente, punta in alto e sa come rimanere con i piedi per terra. “Ho l’ambizione di provare a fare meglio, ma devo dimostrarlo tramite il lavoro. Bisogna rimanere umili e sapere che il mio contributo può rendere la squadra più identitaria. Sono ambizioso, ma questo viene dopo il lavoro. Facevo il professionista quando non lavoravo tra i pro. Ora io penso a lavorare bene per il Picerno e poi il resto arriverà di conseguenza. Però prima bisogna fare bene qui”.