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A tutto Miracoli, l’amore per la Feralpi e i viaggi: “Qui ho trovato il mio posto felice”

“Ma Luca non aver paura di sbagliare un calcio di rigore”. Paura? No, tutt’altro. Ma d’altronde, per uno che si chiama Miracoli di cognome cosa aspettarsi? La Feralpisalò si gode Luca Miracoli. La sua storia parte da lontano, un viaggio di emozioni e continui girovagare per l’Italia. “Mi piace viaggiare, conoscere, sapere”. Colto dentro e fuori dal campo, un vero e proprio top player della vita. Dalle giovanili del Genoa, al suo posto felice. “Sono andato lì quando avevo 14 anni. Abbiamo vinto tutto quello che si poteva vincere in 5 anni”. E’ la primavera di Perin ed El Shaarawy: “Avevano qualcosa in più rispetto agli altri. Con Stefan (El Shaarawy, ndr) abbiamo passato 4 anni assieme, aveva un talento naturale”. L’allenatore è Ivan Juric: Il più forte tra tutti quelli che ho avuto. Sta facendo una carriera incredibile e andrà ancora più avanti”. Ricordi indelebili e insegnamenti fondamentali: “Aveva già lo stile di Gasp, era forte. Vincemmo il campionato con 15 punti di distacco. Andavamo al doppio degli altri”

La Ligue 2 e l’addio all’Italia

Nel 2015 per Luca Miracoli si aprono le porte della Ligue 2. Cambiare vita, dall’Italia alla Francia, viaggiare senza fermarsi mai. “Avevo visto lo schifo del calcio italiano e volevo fare un’esperienza all’estero”. Dopo il fallimento del Varese, Luca non ha più voglia di giocare in Italia. “L’impatto con la Francia è stato esaltante. Venivo da Varese dove non avevamo nemmeno il campo di allenamento. Arrivo e la Tours aveva un centro sportivo immenso”. Differenze abissali tra il calcio francese e quello nostrano: “La vivono come una festa. Meno pressioni, almeno in quella città. Dipende dai posti”. Geometrie opposte anche in mezzo al campo: “Poca tattica ma tanta tecnica e qualità. Tanto divertimento e tanti gol”. Esperienze da custodire, tutto in una valigia. Mai disfatta, sempre pronta ad imbarcarsi. 

Sogni e ambizioni: girando l’Italia

“Avevo il sogno di arrivare in Serie A. Ci credevo, avevo fatto tutti gli step. Prima la C2, poi la C1 segnando tanto e poi la B”. La fortuna non aiuta Luca Miracoli. Tra infortuni e qualche problema di salute, non riuscirà praticamente mai a trovare continuità. “Ho fatto tre anni di B tra Italia e Francia. Avrei voluto avere almeno 6 mesi a disposizione senza infortuni. Potevo fare qualcosa in più, mi sarebbe piaciuto star bene fisicamente”. Miracoli decide che è il momento di ricominciare. D’altronde, per lui (ri)partire non è mai stato un problema. “Sono andato in Sicilia alla Sicula Leonzio per ricominciare dopo l’infortunio. Restano momenti che mi porterò nel cuore”. Sambenedettese, Como e Brescia prima di trovare il locus amoenus: la Feralpisalò. 

“Qui ho passato i momenti più belli della mia vita”

Prima ragazzino 20enne alle prime esperienze, poi calciatore fatto e maturo. La storia d’amore tra Luca Miracoli e la Feralpisalò inizia nel 2012 e dura inizialmente per due stagioni: “Sono stati i migliori della mia carriera, anzi proprio della mia vita. Qui si sta troppo bene. Le cose cambiano, gli anni passano e il progetto Feralpi continua a crescere.Ho ritrovato una società ambiziosa. Vogliono lavorare bene e alzare l’asticella sempre di più”. Voglia di migliorarsi. La stagione della squadra di Vecchi porta numeri importanti, con i Leoni del Garda al terzo posto in classifica. “Siamo stati bravi a crearci una pressione interna. Affrontiamo tutto al meglio. Siamo riusciti a vivere a ritmi alti per tutto l’anno”. La vittoria contro il Sudtirol porta la sua firma, al 90′: “Ai playoff ce la giochiamo alla grande con tutti”. Competitivo, chiamatelo pure così Luca Miracoli.

Parlavamo di competitività. La stessa che sente Luca ogni qualvolta si presenta dal dischetto: “La vivo come una sfida col portiere. Mi piace la competizione, 1vs1. Sento solo la voglia di prevalere sul mio avversario”. La stessa che ha prevalso sabato al 90′, contro la capolista. Palla da una parte, portiere dell’altro. Poi via con l’esultanza: “Prima della partita Elia (Legati, ndr), mi ha chiesto ‘sai già come esultare? A me piace quando ti metti le mani sulle orecchie’. E allora ho deciso di fare quella”. 

La leva calcistica del 92′. No Luca, non hai avuto minimamente paura di sbagliare il calcio di rigore.

A cura di Francesco Marra Cutrupi

Redazione

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