Il Catania si prepara a tornare in campo per la sedicesima giornata di Lega Pro, dopo la vittoria ai rigori nel match infrasettimanale di Coppa Italia Serie C contro il Crotone. L’obiettivo è quello di centrare la terza vittoria consecutiva in campionato, che confermerebbe il bottino pieno ottenuto da Lucarelli dal suo arrivo. L’avversario sarà la Virtus Francavilla, reduce dalla vittoria sul Brindisi alla prima in panchina di Roberto Occhiuzzi. Di seguito le parole dell’allenatore rossazzurro nella conferenza stampa della vigilia.
“Devo dire che gli ultimi tre risultati hanno aiutato il morale e l’autostima. C’è il giusto entusiasmo e deve rimanere entusiasmo, perché se diventa euforia è pericoloso. Ben venga l’entusiasmo, no all’euforia.” Così esordisce Lucarelli in conferenza, che poi ha continuato parlando degli avversari: “La Virtus Francavilla è una realtà che da 6 o 7 anni fa questo campionato con una società seria e un presidente di un ceto tipo. In questi anni hanno rotto le scatole un po’ a tutti. Chiaro poi che quando c’è un cambio di allenatore c’è entusiasmo e voglia di mettersi in mostra, quindi so che dovremo sudare le cosiddette sette camicie. Il loro allenatore ha idee e gioco, ha fatto bene a Cosenza e Olbia e anche a Francavilla ha subito fatto vedere un certo tipo di calcio. Questa è la più difficile sulla carta da qui alla fine del girone d’andata“. Poi l’allenatore rossazzurro ha proseguito parlando del tempo avuto a disposizione fino ad ora per lavorare: “La prima settimana sono arrivato di martedì e giocavamo di sabato. Questa settimana avevamo le tre partite e il lavoro è stato di recupero. L’unica settimana tipo che ho avuto è stata quella prima del Giugliano. Ho lavorato tanto sulla testa e sull’autostima, ma c’è ancora da lavorare tanto. Si vedono già dei risultati ma tatticamente non sono ancora sodisfatto del tempo che ho avuto a disposizione.”
Poco tempo da cui si possono trarre comunque anche aspetti positivi: “Come voi mi insegnate però troppa informazione diventa disinformazione, quindi magari quei quattro o cinque concetti sono entrati meglio in testa ai giocatori. Io rilassato? No, sereno e fiducioso sì, ma ripeto che domani una brutta gatta da pelare.” Sul futuro prossimo del Catania: “Più punti facciamo ora e meglio è, dobbiamo creare una mentalità per fare un filotto di risultati positivi senza rilassarsi. Serve un approccio agli allenamenti sempre feroce, il rischio quando si fanno delle vittorie è quello di sentirsi troppo bravi“. Sulla condizione dei suoi dopo la partita col Crotone: “Quando fai tre partite in una settimana non è che arrivi alla terza fresco e profumato. Ma mi piace perché sono tutti test per misurare la nostra capacità di essere protagonisti o costruirci un futuro da protagonisti“. Poi, tornando sulla prossima sfida, ecco che partita sarà: “Schiacciare gli avversari per 95 minuti nella loro area è utopico, ci sarà il momento di spingere, di rifiatare, di verticalizzare e di palleggiare. Noi dovremo essere bravi a fare le scelte giuste nei vari momenti della partita“.
“Noi dobbiamo costruire una mentalità e essere forti, dobbiamo essere bravi a gestire ogni situazione contro ogni tipo di avversario. Dobbiamo lavorare sulle preventive per annullare le ripartenze e essere cinici quando abbiamo l’occasione di segnare“. Poi l’allenatore ha commentato quelli che possono essere i margini di miglioramento dei suoi, che passano dalla ricerca di continuità: “Non dobbiamo sederci sugli allori, perché tutto è sempre migliorabile. Io sono uno che non molla l’osso quando ce l’ha in bocca. Sui giocatori innanzitutto ci sono delle categorie e questo vale anche al plurale per le squadre. La partita di domani assume un’importanza incredibile in termine di punti, di classifica e soprattutto di mentalità. Quando vinceremo, e sono convinto che succederà spesso, dovremo essere bravi a resettare tutto e ripartire. Avevo la sensazione che qualcuno si fosse già arreso e invece non è così. E sono contento, perché per costruire serve programmare e per programmare serve non rivoluzionare ogni volta. Se riusciamo a creare uno zoccolo duro e in ogni sessione di mercato ci bastano 3 o 4 giocatori nuovi da inserire troveremo continuità. Se iniziano a servire ogni volta 15 o 16 giocatori nuovi diventa un Grand Hotel e non più una squadra. Sono più le stagioni difficili che le squadre di calcio. L’Inter, che ha una storia centenaria, ha vinto 19 scudetti e 111 volte ha visto vincere gli altri. La Juventus ne ha vinti 37 e 93 volte ha visto vincere gli altri. Non è che ogni volta che non si raggiunge l’obiettivo bisogna abbattere tutto. Noi dobbiamo provare a vincere i playoff, se ci riusciamo avremo fatto un gran lavoro, altrimenti avremo lavorato per preparare l’anno prossimo“.
Sul capitolo infortunati: “Abbiamo tolto dalla lista Rizzo che è infortunato per Popovic, per essere un po’ di più“. E sul rapporto con Pelligra: “Non l’ho sentito questa settimana, so che arriverà prima di Natale e so che è contento, so quali sono le sue impressioni tramite Grella. Poi con l’inglese non ho tutta questa confidenza“. Sulla diversità delle partite di questo campionato: “Ci sono partite e partite. A volte giochi in degli stadi di Serie A, con emozioni che in questa categoria solo il nostro stadio ti sa dare. Poi però passi da questi picchi di emozioni a dei campetti dove ci sono solo le mogli dei giocatori. La nostra bravura quindi deve essere quella di pensare solo al rettangolo verde. Non ci deve interessare poi se giochiamo davanti a 20mila persone o 150. Questo perché ho visto degli stadi spingere la squadra, ma mai un capo ultras far gol. Per esempio mercoledì in Coppa i tifosi ci hanno dato una grande spinta, ma poi dobbiamo essere bravi a vincere le partite.” Poi un commento sul ruolo di De Luca in squadra: “I giocatori sanno che la formazione la fanno loro, non l’allenatore, nel senso che l’allenatore scegli in base a quello che vede da loro. Poi ci sono le partite in cui puoi fare un accorgimento tattico per curare un dettaglio, ma la formazione la fanno i giocatori“.
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