Magnaghi: “Io, il Tommy Shelby di Pontedera”
E’ l’era degli attaccanti precoci. Quella di Haaland e Vlahovic per intenderci, ma anche del nostro Luca Moro. C’è chi però ancora riesce a trovare la sua dimensione anche col passare degli anni. Lo troviamo in Serie C, per l’esattezza nel Pontedera. Simone Magnaghi, il bomber assoluto del girone B, con 12 reti in 18 partite. La carta d’identità dice 1993, ma la voglia è quella di un ragazzino. Lo stesso ragazzino innamoratosi del calcio spontaneamente: “Abitavo vicino un campo sportivo. Appena ho iniziato a camminare, mio padre mi ha portato lì. Non ho più smesso”. E si, Simone è solo un bambino, ma col pallone tra i piedi ci sa fare e si vede.
“Ho frequentato l’Università del Calcio”
La prima ad accorgersi del suo talento è l’Atalanta, la stessa squadra che nel giro di 10 anni è passata dall’inferno Serie B alla favola Champions League. “Ho fatto un paio di provini a distanza di sei mesi, avevo 13 o 14 anni. Decisero di prendermi dopo l’estate, arrivai i primi di settembre”. Sogni di una notte di mezza estate, no anzi, di fine: “E’ stato come andare all’università del calcio. Una scuola di vita innanzitutto. Mi hanno insegnato tantissimo, ho assimilato tantissimi concetti”. Ed è subito pronto un ringraziamento speciale: “Mino Favini è stata la figura più importante per me, devo ringraziarlo”.
E’ l’Atalanta dei vari Sportiello, Conti, Caldara, Zappacosta, Molina e Grassi. Una fucina di talenti: “Erano giocatori forti. Zappacosta aveva ad esempio già questa forza fisica sopra la media. Ognuno aveva una caratteristica fuori dal comune. Avevano tutti voglia di arrivare”. La stessa che ha Simone e che sogna ad occhi aperti la Serie A.
Viareggio e le prime esperienze tra i grandi
Quando esci da settori giovanili di Serie A, spesso ti trovi costretto a girovagare tra vari prestiti in giro per l’Italia. Simone per la sua prima esperienza tra i Pro sceglie Viareggio: “Ho trovato un ambiente su misura per un giovane. Ho avuto la possibilità di sbagliare e di crescere”. Giocare, capire l’importanza dei tre punti: “Devi sempre raggiungere un obiettivo”. Inizia il giro per l’Italia, prima Entella, poi Prato, Venezia e Cremona: “Quelle erano piazze importanti. Giocavamo per qualcosa di grande, non avevi possibilità di sbagliare in quel caso”.
Il Pordenone e Attilio Tesser
Inizia a crescere Simone. Il bambino diventa ragazzo e sente che può fare qualcosa di grande: “A Pordenone è stato un biennio completo. Al primo anno vincemmo a Cagliari e andammo a giocare a San Siro”. Luci al Meazza, il sogno di giocare contro l’Inter in Coppa Italia: “E’ stato un mix di emozioni forti e poi tanta voglia di divertirsi. Sognavo sin da bambino di andare a giocare in uno stadio con tanti campioni e me la sono goduta”. In quell’esperienza incontrerà il professore della Serie C Attilio Tesser: “Sono riuscito a recepire le sue idee di calcio. E’ un educatore eccellente e un allenatore che sa leggere bene le partite. Sa motivare i giocatori e ho cercato di capire perfettamente ciò che lui chiedeva in campo”. Dedizione, attenzione, cura dei dettagli: la maturazione di Simone Magnaghi.
La rinascita
Il presente si chiama Pontedera per Magnaghi. “Venire qui si è rivelata una scelta azzeccatissima. E’ stata l’unica società che mi ha richiesto e voluto”. I retroscena, la voglia, la sicurezza. “Mi hanno contattato subito dopo la semifinale playoff persa, mi sono preso del tempo”. Riflessioni, il ragazzo è diventato uomo: “Ho fatto una scelta importante, sono venuto qui carico e con tanta voglia di far bene”. Gol, assist e un avvio di stagione da incorniciare. Ma la perla è il sigillo contro la Viterbese. Lancio in profondità e gol al volo da posizione defilata. Qualche vago ricordo? “Milani venendomi ad abbracciare mi fa “Ma chi sei? Totti?”. Favole, sogni emozioni, torna tutto sempre lì. In una girandola incredibile Magnaghi ora fa il bene del Pontedera. Decisivo anche con una rete nell’ultimo turno nel derby contro il Siena.
La passione per i film
Fuori dal campo Simone divora film e Serie Tv. Solo in ritiro però: “Sono diventato un amante dei film. Amo le serie, la mia preferita è Prison Break. Subito dopo Peaky Blinders e La Casa di Carta. Le guardo in ritiro a volte. Cerco di tenermi aggiornato in questo modo”. E poi una chiosa finale sul suo carattere: “Mi piace essere il protagonista e assumermi le mie responsabilità, proprio come Thomas Shelby in Peaky Blinders”. Intanto i suoi viaggiano nei playoff e con 25 punti in 18 partite sogna lo scalpo alle grandi del girone. Guidata da lui, il Tommy Shelby di Pontedera.
A cura di Francesco Marra Cutrupi.
Credit Photo: account IG @simonemagnaghi9