Quella volta a San Siro e l’amicizia con Conti e Caldara: per Magnaghi l’atto secondo a Pordenone
Come il vino: più invecchia, più è buono. É il caso di Simone Magnaghi, che all’età di 28 anni ha appena concluso la sua miglior stagione in carriera: 16 reti in 38 partite. Mai così bomber. Una seconda giovinezza e tante maglie cambiate, sudate, onorate. Un viaggio che parte da lontano, dai colori nerazzurri dell’Atalanta, e che lo ha visto poi consolidarsi nella Lega Pro. Il suo marchio di fabbrica. Una garanzia per la categoria. E il Pordenone, retrocesso dalla Serie B, ha pensato bene di rinnovare il suo contratto che scadeva nel 2023. Altri due anni insieme, dopo un giro di prestiti propedeutici. La passione per le serie TV, l’idea di sentirsi un attore protagonista della sua vita. A suo modo speciale e piena di soddisfazioni. Quelle che il calcio sa regalare.
Magnaghi, l’amicia con Sportiello e Conti all’Atalanta
“É stato come stare in una grande università del calcio, una lezione di vita anzitutto”. Magnaghi parlava così della sua prima esperienza con la maglia dell’Atalanta, ai microfoni de La Casa di C. Rubare qualche segreto, coltivare tante amicizie. Come quelle che lo legano ancora oggi con Sportiello, Conti, Caldara, Molina, Grassi e Zappacosta. Un bagaglio calcistico e di vita niente male. A volte, però, le cose belle sono tali perchè durano poco. É la legge della vita. Così inizia per l’attaccante nato a Lovere un lungo giro di prestiti. Prima il Viareggio, poi Virtus Entella e Prato. Nella stagione 2014-2015 arriva la chiamata del Venezia nel Girone A di Serie C. 34 presenze, 7 gol e 2 assist, prima di approdare alla Cremonese, sempre in Lega Pro. Solo 2 gol in 16 apparizioni. Si cambia di nuovo: una catena mai continua, ma sempre intensa. Un nastro mai ordinato. Ma forse è più bello così.
San Siro e l’Inter, a Pordenone mille emozioni
La parentesi Taranto, con cui ha collezionato 36 presenze nella stagione 2016-2017, prima dei due anni al Pordenone. Un biennio magnifico e un’emozione indescrivibile, quella di giocare al San Siro. La scala del calcio accoglieva i neroverdi per gli ottavi di Coppa Italia. Magnaghi era lì, sorpreso ma eccitato: “È stato un mix di emozioni forti e poi tanta voglia di divertirsi. Sognavo sin da bambino di andare a giocare in uno stadio con tanti campioni e me la sono goduta”. E in panchina sedeva la storia in persona della Lega Pro: Leonardo Colucci, ora in Serie B col suo Modena. Al primo anno 28 presenze e 6 gol, di cui 1 ai playoff promozione. Il “Bis” col Pordenone va meglio, con 7 reti e 39 presenze tra campionato, coppa e spareggi. 66 presenze complessive e tanti bei ricordi. Seguiranno due prestiti in chiaroscuro al Teramo e al Sudtirol. Poi la favola Pontedera. Un Magnaghi mai cosi decisivo. A 28 anni, il suo anno migliore. La vita sa regalare tanto, a chi lo merita.
L’esordio con gol contro la Carrarese. Ce ne saranno altre 15, di marcature. Sulla salvezza dei toscani c’è assolutamente la sua firma. Anche 4 assist in stagione. Dopo la rete al Cesena all’11° giornata, ben altri 7 in 9 partite. Una media da “Re”, un contributo da marziano. Ultimo gol quello siglato ad aprile, contro l’Olbia. Ora vuole riconfermarsi con la maglia del Pordenone e contribuire all’unico obiettivo davvero nel mirino: la Serie B.
Lui, dentro una serie TV
Lui, attore, dentro un film. Ma le serie TV le guarda, soprattutto in ritiro, aveva dichiarato in esclusiva a La Casa di C: “Sono diventato un amante dei film. Amo le serie, la mia preferita è Prison Break. Subito dopo Peaky Blinders e La Casa di Carta. Le guardo in ritiro a volte. Cerco di tenermi aggiornato in questo modo”. Bello vivere come lui: sentirsi un personaggio, senza filtri. Ed essere artefice del proprio destino: “Mi piace essere il protagonista e assumermi le mie responsabilità – aveva detto – proprio come Thomas Shelby in Peaky Blinders”. Ora la sua serie non è destinata ad interrompersi. Prossimo capitolo? Il Pordenone. Per la seconda volta.