Cambiare per ripartire: la rivoluzione gentile del Mantova
Rivoluzione gentile. Questa forse è la miglior definizione per spiegare e racchiudere gli ultimi mesi del Mantova e i suoi cambiamenti. Le rivoluzioni spesso si manifestano, per la loro stessa natura, in capovolgimenti radicali, violenti, rumorosi. Quella del club lombardo, invece, è stata una rivoluzione diversa. Decisa e a tratti totale per scelte fatte e mutamenti posti in essere, ma al contempo nata e maturata nel silenzio e in una ragionata calma. Chiara la necessità di scrivere un inizio che si fondasse su presupposti, valori e idee diverse da quelle del passato. Consapevolezze da cui è nato il nuovo Mantova di Piccoli. L’acquisizione delle quote di maggioranza come segnale. E poi le persone. Perché, alla fine, sono quelle a fare la differenza. Una scelta oculata delle figure da cui (ri)partire, in campo e fuori. Un nuovo ds, Christian Botturi, un nuovo allenatore, Davide Possanzini, nuovi giocatori, con un attento mix tra uomini di esperienza e giovani. Progettualità, serietà e stabilità le coordinate di un nuovo cammino. Il 13 maggio 2023 la retrocessione in D ai playout, ora, dopo il ripescaggio in estate, il primo posto nel girone A di Serie C: la rivoluzione gentile del Mantova.
Scelte
Quella del nuovo Mantova è la storia di un cambiamento. È la storia di una delusione trasformata in una opportunità di rinascita. Di promesse non mantenute e di pagine chiuse. È ripartire con una missione: riconquistare la fiducia della gente e tornare a essere motivo di entusiasmo. Riavvicinare una città intera, e con lei i suoi tifosi, a dei colori e a uno stemma. Credibilità e serietà come unici e più fedeli principi per ottenere tutto ciò. Un progetto stabile e a lungo termine che si sostituisca a labili e volubili promesse di grandezza. “C’è la responsabilità di rappresentare una piazza che merita palcoscenici notevoli. Stiamo lavorando per porre le fondamenta di un percorso che possa portare a soddisfazioni importanti“. Cambiare per tornare a essere grandi: “Guardando il passato del Mantova si comprende come il concetto di ‘progetto’ sia fondamentale. Poi in questo sport tanto dipende dai risultati, ma avere delle fondamenta solide è essenziale per raggiungere obiettivi“, ci raccontò il presidente Piccoli nel giorno dell’acquisizione delle quote di maggioranza. E così è stato. Partendo dalle persone, appunto. Botturi, Possanzini e i giocatori. Il fil rouge? Le idee.
Idee
E la storia del nuovo Mantova è anche il racconto di una leggerezza ritrovata. Una leggerezza che si dispiega nei termini di una sana spensieratezza e di una matura serenità con cui poter lavorare. I nomi scelti da Botturi, capace di creare un giusto ed equilibrato mix tra giovani di prospettiva e giocatori di esperienza. Una rosa rivoluzionata. Studio e visione analitica alla base. L’allenatore chiamato, Davide Possanzini. Scegliere un allenatore per sposare una filosofia. Esteta del calcio, ma concreto. Gli insegnamenti di De Zerbi, di cui è stato per anni collaboratore. La ricerca della qualità, il risultato come fine ultimo, il bel gioco come mezzo. Il rapporto costruito con ogni singolo suo giocatore. Rapporto fondato sulla fiducia reciproca, sull’entusiasmo e sulla tranquillità. I karaoke in ritiro, le scritte motivazionali sui muri e le cene offerte da chi a fine mese ha perso più partitelle. Istantanee di entusiasmo e coesione. Anche se l’immagine più nitida è quella raccontata dal campo, testimone fedele ed espressione ultima di un universo.
Il Mantova è primo in classifica. 32 punti, 10 vittorie 2 pareggi e una sconfitta. 25 gol realizzati, 10 subiti. Un gioco corale in grado di valorizzare i suoi singoli. Su tutti, Francesco Galuppini. 5 gol e al centro dell’impostazione tattica. Talento puro e coerente con la filosofia del suo allenatore. Un giocatore che “vive” le idee. Già, le idee, fondamenta da cui tutto è nato.
Il “Danilo Martelli” è tornato a cantare. Un canto leggero e spensierato. Con una sola e comune volontà: “Fare il bene del Mantova“.