Cosa c’è di meglio che realizzare il proprio sogno, intraprendendo la carriera calcistica? Beh, forse riuscire a intraprenderne due. Una su un campo di gioco e l’altra dietro a uno schermo. Reale e virtuale: due mondi diversi, ma non così distanti. Almeno per Matteo Gerbaudo, centrocampista del Mantova e grande appassionato di videogiochi manageriali, come Football Manager, dove è riuscito a fare un gran… balzo di categoria: “Se mi sono comprato? Assolutamente (ride, ndr.). Anche se allenavo in Serie A mi sono preso, ma poi mi sono mandato in prestito a gennaio dopo aver fatto qualche presenza con l’Atalanta per far alzare il mio valore. Poi però dovevo vincere la Champions League e mi sono sostituito con Bruno Fernandes. L’ho fatto per goliardia, ho voluto farmi giocare coi campioni”.
Una passione che potrebbe non limitarsi al mondo virtuale, specialmente in futuro. Molti calciatori, d’altronde, dopo il ritiro proseguono il proprio percorso come dirigenti o allenatori, esattamente come accade in Football Manager: “È una decisione che ancora non ho preso, però trovo che sia un bel lavoro, hai delle responsabilità sicuramente diverse da quelle di un giocatore. A me le responsabilità piacciono, mi fanno sentire vivo. Può essere una strada da intraprendere”.
Per adesso, però, c’è ancora una lunga carriera da calciatore a cui pensare. Classe 1995, in due anni Gerbaudo è diventato un perno del centrocampo del Mantova, ma solo nell’ultima partita è riuscito a trovare la prima rete in biancorosso, regalando un’importante vittoria alla sua squadra contro la Pro Sesto: “Sicuramente è stato emozionante perché è il primo con questa maglia. Ho solo aggettivi positivi per questo gol, sia a livello personale che collettivo. Queste cose a livello personale ripagano, quando ho segnato tanti compagni mi hanno abbracciato dicendomi che lo meritavo, sapevano quanto fosse importante tornare al gol dopo tutto questo tempo” (QUI IL GOL DI GERBAUDO).
La vittoria firmata Gerbaudo è arrivata dopo un periodo difficile. Due vittorie, quattro sconfitte e ben otto pareggi: questo il bilancio di una squadra che tra tante difficoltà sta provando a risalire dal sedicesimo posto in classifica: “Quando abbiamo fatto quei tanti pareggi consecutivi abbiamo notato che eravamo troppo aggressivi o troppo difensivi. Grazie al mister abbiamo trovato l’equilibrio in campo. Una volta che c’è quello, la testa fa tutto il resto”.
Leader in campo, papà fuori. Solo sei mesi fa, un nuovo ingresso in casa Gerbaudo ha stravolto la vita del centrocampista del Mantova, cambiando anche il suo approccio alla vita professionale: “All’inizio un po’ di timore c’era, prima ancora che nascesse Vittoria. Sapevo quanto potesse essere impegnativo essere padre. Poi col tempo ho capito che quando c’è un problema fuori, una volta che rientri in casa e la vedi nella culla, basta abbracciarla per far passare tutto. L’amore che danno indietro i figli è questo. L’ho iniziato a vivere con molta più serenità dopo la nascita”.
Anche le tradizioni della vigilia di ogni match sono cambiate. Come fare per arrivare in campo senza pressioni? Vittoria è il segreto di Gerbaudo: “Basti pensare alla sera prima delle gare: prima di Vittoria la vivevo col pensiero fisso alla partita, seppur con tranquillità per mia indole. Adesso con Vittoria la sera prima si fa il bagnetto (ride, ndr.), questo ti porta a non pensare troppo all’avversario”.
Per arrivare a questi risultati nel mondo del calcio bisogna essere degli allievi diligenti. E quale migliore scuola di quella della Juventus, frequentata fino all’età di 19 anni? “Fu un periodo molto felice, soprattutto per l’età che avevo, giocavo con la Juve, la squadra della mia città e del mio cuore. Mi dispiace però per i due anni successivi. Sono anni che mi vien da dire di aver perso, tra virgolette, nonostante abbiano forgiato il mio carattere. Ho girato tanto, non ho trovato la quadra e facevo poche presenze”.
Adesso, però, per i giovani talenti della Juventus c’è un trampolino diverso, ed è proprio nella Casa di C: “Quando ho giocato contro l’Under 23 ho parlato con Pessotto (Gianluca, ndr.), che conosco bene per il mio trascorso alla Juve. Lui mi ha detto che l’Under 23 è fondamentale per il club, per non perdere i giovani per strada, e che sarebbe stato molto importante anche per me fare quel percorso, avrei fatto uno sprint iniziale diverso”.
Tante le memorie di quel periodo per Gerbaudo, specialmente se si parla di un maestro di calcio con cui condividere il campo: “Ricordo tutto, ho aneddoti a più non posso. Era una partita di allenamento, in cui avevamo tutti a disposizione un tocco. Caceres mi passa la palla e io gliela ripasso perché ero marcato. Pirlo mi dice: ‘la prossima volta dalla a me’. Lui però era marcato da quattro giocatori. Provo a passargliela lo stesso con una fucilata, lui senza problemi mette la punta del piede e crea uno scavetto per Tevez, che riesce a segnare al volo senza controllo. Pirlo aveva visto quell’azione prima di tutti”.
Davanti a centrocampisti come quelli della Juventus di quegli anni era difficile non provare a trarre insegnamenti per crescere. D’altronde, in mezzo a loro c’era anche l’idolo di Gerbaudo: “Ho visto pochi giocatori in Serie C e Serie D ispirarsi a Pirlo, non se ne vedono neanche più in Serie A. Io però mi sono ispirato per ruolo e per identità a Marchisio, anche lui juventino e di Torino. Ho sempre ammirato il suo modo di giocare e lottare. È stato il mio idolo per tantissimi anni, mi rivedevo molto in lui”.
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