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Idee chiare, l’idolo Barella e la soddisfazione De Paul: Fedel e il Mantova, questione di obiettivi

Idee chiare e obiettivi focalizzati. Poche distrazioni e tanta costanza nella ricerca del miglioramento. È questa la mentalità che accompagna Giacomo Fedel, giovane centrocampista del Mantova che nel poker biancorosso alla Pergolettese si imbatte nella gioia più dolce. Quella del primo gol nel calcio professionistico. Una vittoria di misura che regala al ragazzo nato nel 2002 un calderone di emozioni. Felicità e soddisfazione che si mescolano alla presa di coscienza della realtà. Frutto della sua caparbietà e della sua meticolosità nel renderla possibile. Lui, che con quel pallone non si pone nessun limite. Si lascia guidare. Lo insegue, lo venera e lo ringrazia. Per chi si imbatte sulla sua strada e per dove lo conduce oggi. Ci torneremo. Perché è consapevolezza e realizzazione di sé stessi.

Credit foto: Mantova 1911

Gratificazione, realizzazione, ed emozioni: il primo gol di Fedel in Serie C

“A val pi un’ora di ligria che cent di malincunia”. Così recita un celebre detto friulano. Una gioia circoscritta può valere molto di più di una vita persa nella malinconia della sua ricerca. Cogliere l’istante giusto. Quello che nella sua brevità è capace di scuotere gli animi. I bei ricordi sono istantanee di momenti. Frammenti che colorano il percorso. Ecco, a Giacomo Fedel, centrocampista del Mantova non serve nemmeno l’intero giro di orologio. Il suo tassello temporale che diventa icona del viaggio è racchiuso in 15 minuti. Un quarto d’ora, dal settantesimo con l’ingresso in campo, all’ottantacinquesimo della gara contro la Pergolettese. Poi il tripudio. Fedel firma il suo primo gol nel calcio professionistico. Frenesia incontenibile, difficoltà a trovare le parole sopperita dagli occhi.

Credit: Mantova – Leonardo Perteghella

Raccontano la sua emozione meglio di qualsiasi discorso. In ginocchio, mani e braccia rivolte al cielo a ringraziare qualcuno o qualcosa. Perché è negli istanti più profondi che ci ricordiamo ciò che siamo e da dove veniamo. Un traguardo cercato a fatica, che lo costringe a lasciare il suo Friuli quando è ancora troppo giovane. In cambio autostima e consapevolezza nei propri mezzi. Mantova è la grande occasione. Quella che capita di rado e che va colta e sfruttata. La sua NBA: questione di passioni. Anche se vuol dire ripartire da zero. Conoscere, scoprire e vivere al massimo ogni singola esperienza di questa nuova avventura. Con l’aiuto della propria tenacia, gli insegnamenti del passato e i nuovi riferimenti: Mensah.Stai tranquillo” – una frase in apparenza banale, ma che gonfia il cuore di coraggio e maturità. Il Mantova di Fedel.

Legami, obiettivi e De Paul: l’Udinese culla il talento del centrocampista

Udine è casa. Ricordi, sorrisi e calcio. Quello fatto di speranze e condivisioni. Come i momenti con gli amici Renzi, Mazzolo o Biancon nella Primavera dell’Udinese. Non solo, il bianconero è anche passione, tifo ed esperienza. Molta. Quella che Fedel accumula giocando in tutte le categorie giovanili. Opportunità che si palesano nel susseguirsi delle stagioni. L’apice in Under-17 dove diventa una pedina fondamentale della squadra. Le prime gioie tra fiducia degli allenatori e assist. Un dono importante per chi di mestiere fa la mezz’ala. Il desiderio di segnare di più che si innesta partita dopo partita. Quel Barella che si afferma come uno dei centrocampisti più determinanti della Serie A è ossessione che diventa stimolo per progredire e guardare in faccia le difficoltà. Ma quando puoi contare sulla possibilità di osservare da vicino campioni come Rodrigo De Paul rimanere con i piedi per terra è cosa banale. Imparare: l’imperativo. La vita è fatta di immagini. Sta a noi comporre l’album dei ricordi. Gli allenamenti con l’argentino sono la copertina di una storia di passione e determinazione dal titolo: Giacomo Fedel. Idee chiare e obiettivi: tasselli di una carriera in costruzione. Udinese: le fondamenta.

Credit foto: Mantova 1911

Partire, andare lontano e non porsi limiti: “i chilometri di Fedel in Serie D”

Obiettivi. Tra sacrifici e lontananza. Il riassunto del presente di Giacomo Fedel. Lui, che diventare calciatore è l’unico pensiero fin da bambino. Adolescenza e calcio che segnano la linea di demarcazione di un percorso lungo migliaia di chilometri. Quelli che separano il Friuli dalla Puglia. Dove la giovane mezz’ala si trasferisce ad appena 18 anni per rincorrere l’ambizione di vivere di pallone. Dopo i campetti della sua Udine e la formazione in un o dei settori giovanili più floridi di Italia come quello dell’Udinese parte alla volta del lontano Sud per dare il “la” alla sua carriera. Questione di coraggio, di determinazione e lucidità. Essere Fedel. La genetica spiega. Nipote di un ex calciatore che sviluppa gli anni più interessanti della sua carriera in un Palermo che arriverà in Serie B.

La famiglia: l’ossigeno della sua corsa verso il traguardo che oggi si chiama Mantova in Serie C. Ieri sono la polvere e la fatica del dilettantismo. Altamura, Molfetta e Nardò. Sfrontato, appassionato e fermo sulle sue convinzioni. La spensieratezza e la spontaneità dell’essere giovani non porta a fare calcoli. Un obiettivo è tale solo se perseguito. E, quindi, tre stagioni in Serie D nel lontanissimo “tacco della Penisola” e oltre cento presenze come voluminoso bagaglio d’esperienza da portare in spalla. Forgiante e formativo. Per una crescita personale che avrà il suo culmine nel professionismo. Idee limpide e ben delineate. Parte tutto da lì. Questione di filosofia. Di obiettivi. Parola di Giacomo Fedel.

Alvise Gualtieri

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