46 chilometri separano lo Stadio San Nicola di Bari dal Vito Simone Veneziani di Monopoli, meno di un’ora in macchina. Dopo aver girato l’Italia, Manzari è tornato a pochi minuti da casa. Il duttile giocatore classe 2000 è arrivato in prestito dal Frosinone (pur essendo di proprietà del Sassuolo) in questa sessione estiva di calciomercato. Sogni, ambizioni e ricordi del passato, Giacomo ha deciso di raccontarsi in un’intervista ai nostri microfoni. Ecco le parole del fantasista biancoverde, tra curiosità e aneddoti.
“Stiamo riuscendo a mettere in campo quello che ci insegna il mister”, con queste parole, condite da un accento pugliese, inizia la nostra intervista a Giacomo Manzari. 19 presenze, 3 gol e 3 assist tra campionato e Coppa per il calciatore in stagione. “Il mio ruolo? Quest’anno sono venuto a Monopoli per fare il trequartista, mi è stato chiesto di fare la mezzala e io mi sono messo a disposizione della squadra. Ciò che chiede il mister lo faccio”. Proseguendo, sul rapporto con Pancaro: “E’ stato un grande campione, è un grande allenatore. Ci parlo spesso, ha un’idea di gioco precisa e cura molto i dettagli”.
Da Bari a Monopoli, dunque. Nato e cresciuto nel capoluogo pugliese, Giacomo è tornato a pochi chilometri da casa. Tutta la trafila delle giovanili per Manzari, fino ad arrivare al ritiro con la prima squadra, quando non aveva neanche 18 anni: “Ero in ritiro con i ‘grandi’ e la società è fallita quando stavamo a Trento. Ci hanno fatto tornare in treno così, da un giorno all’altro, non sapevamo neanche noi bene il motivo. A Bari ho conosciuto Floro Flores, Brienza e molti altri grandi campioni e grandissime persone”. Mollare? Assolutamente no, anzi: “Dopo il fallimento mi volevano Milan, Juventus e Napoli, ma io ho fatto una scelta su Giacomo come persone e ho scelto il Sassuolo, anche grazie al direttore Francesco Palmieri. Devo ringraziarlo davvero tanto, ancora oggi ci sentiamo. E’ una persona d’oro”.
Con il cuore a Bari e con i piedi a Reggio Emilia. Valigia in mano per Manzari e un nuovo capitolo di carriera a Sassuolo, squadra che detiene ancora il suo cartellino: “Il lavoro del Sassuolo a livello giovanile è devastante, hanno fatto anche un centro sportivo nuovo”, racconta il classe 2000. “Dalla primavera poi sono andato in prima squadra. In allenamento, De Zerbi mi faceva sentire importante. Non mi faceva sentire diverso, mi trattava sullo stesso piano di campioni come Berardi o Locatelli”. Sedute e partitelle con grandi campioni, da cui apprendere e rubare con gli occhi ogni più piccolo segreto: “Io mi mettevo dietro Berardi e provavo a rubargli con gli occhi i movimenti per poi metterli in atto. Ha fatto la storia del Sassuolo”.
Toccare il cielo con un dito? Giacomo Manzari ci è riuscito. Era il 18 luglio 2020 e a Cagliari, in uno stadio vuoto a causa della pandemia, è arrivato il suo esordio in Serie A: “Avevo l’adrenalina a mille. Io ero pronto. Prima di entrare, De Zerbi mi disse “Vai e divertiti”, è stato impressionante. In aereo, di ritorno dalla Sardegna, ho pianto. Ho chiamato subito mamma e papà. Erano orgogliosi di me. Ancora oggi mi vengono a vedere alle partite, i gol più belli sono quelli davanti a mio padre. Mi dà sempre consigli, anche se mi dice solo cose negative. E’ la mia spalla, in tutto e per tutto”.
Essere allenati da un campione del Mondo non è mai cosa banale. Specialmente per Giacomo Manzari che in carriera ha avuto per ben due volte Fabio Grosso come mister: “L’ho avuto sia a Bari che a Frosinone. Il primo ritiro l’ho fatto con lui, ha un passato davvero importante. Come allenatore sta facendo belle cose, infatti è primo con il Frosinone in Serie B”. Non mancano però i ricordi con Silvio Baldini, suo allenatore ai tempi della Carrarese: “Mi ha insegnato i veri valori della vita. Lui è stato davvero una persona importante per la mia carriera”. Insegnamenti importanti, da prendere e applicare nel campo e nella vita. Il ragazzo di Bari, con un ‘caratteraccio’ in campo, continua a crescere e raccogliere ricordi giocando a calcio: testa sulle spalle e obiettivi ben fissati, il viaggio di Manzari continua.
A cura di Fabio Basile
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