Marco Landucci è pronto ad accomodarsi sulla panchina della Juventus per la sfida in trasferta con il Monza. Massimiliano Allegri è squalificato in seguito al concitato finale di gara con la Salernitana ed al conseguente allontanamento dal campo di gioco dell’Allianz Stadium. Allo “U-Power Stadium” toccherà all’ex portiere fare da tramite tra il primo allenatore e la squadra. Bianconeri obbligati a vincere dopo due pareggi di fila in campionato e la sconfitta casalinga (1-2) in Champions League contro il Benfica.
Marco Landucci, nato a Lucca il 25 marzo 1964, ne ha fatta di strada da giocatore. Cresciuto nel vivaio della Fiorentina nell’estate del 1981 si trasferì in prestito al Viareggio. Un’esperienza formativa, dalla quale tornò più forte di prima difendendo per due stagioni consecutive la porta della Viola. A seguire il trasferimento tra le file della Rondinella Firenze, prima del rientro alla base e di una nuova cessione a titolo temporaneo al Parma. Ogni volta, Landucci ha fatto tesoro della possibilità di andare a giocare e, quando nel luglio 1986 è rientrato ancora una volta alla Fiorentina lo ha fatto con una maturità tale da restare per 5 anni di fila.
Nel 1991 la cessione a titolo definitivo alla Lucchese, a casa sua, ma per una sola annata agonistica prima di passare al Brescia e poi all’Avellino dove ha vissuto un campionato indimenticabile: un altro toscano, Giuseppe Papadopulo in panchina, esonerato solo poco prima dei playoff da Zibi Boniek, la promozione in Serie B ottenuta contro il Gualdo di Walter Novellino e Arturo Di Napoli. La finale si giocò allo stadio Adriatico di Pescara stracolmo di tifosi biancoverdi.
Risultato finale di 1-1 al termine di 90 minuti al cardiopalma: la meteora umbra in vantaggio su punizione con Pierpaolo Tomassini e ripresa su punizione da Carmine Esposito. I calci di rigore: una serie infinita. L’attuale allenatore della Fidelis Andria Mirko Cudini sbagliò uno dei penalty per l’Avellino (parato da Oscar Verderame), lo imitò Arturo Di Napoli centrando il palo: un suo gol avrebbe cambiato il destino. Destino che fu scritto da al settimo rigore da Marco Landucci: finte di andare a destra, poi dritto sulla sua sinistra, tiro respinto a Massimo Costantini, tripudio irpino per la gioia del compianto presidente Antonio Sibilia e di un popolo intero.
Dopo l’Avellino Landucci andò all’Inter. A seguire Venezia, Hellas Verona, Lucchese, con una parentesi al Cuio Cappiano prima del ritiro nel 2001. Da quel momento Landucci ha iniziato a studiare per continuare la sua carriera nel calcio fuori dal campo: preparatore dei portieri nel settore giovanile della Fiorentina e Grosseto, vice allenatore al Cagliari, di nuovo preparatore dei portieri al Milan, prima del sodalizio con Massimiliano Allegri: 5 scudetti, 4 Coppe Italia e 2 SuperCoppe italiane, prima di condividere la sorte del suo mentore lasciando momentaneamente la Juve per poi riabbracciarla. Adesso è il momento di un altro momento fondamentale e, ironia della sorte, Landucci si ritrova a viverlo con l’emozione di provare a ripetersi: nella scorsa stagione 3-4 in rimonta all’Olimpico contro la Roma e 4-1 in Coppa Italia contro la Sampdoria.
A cura di Marco Festa
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