Come giocherà il Foggia di Mario Somma? Le idee dell’allenatore
È stata una settimana piuttosto frenetica quella trascorsa in casa Foggia. Dopo le inaspettate dimissioni di Fabio Gallo è iniziata la corsa alla ricerca del nuovo allenatore. L’ufficialità è arrivata nella giornata di giovedì seguita dalla consueta conferenza stampa di presentazione. Mario Somma è il nuovo allenatore dei rossoneri.
La filosofia del 4-2-3-1
Nella conferenza stampa di presentazione il neoallenatore dei pugliesi affronta diverse tematiche. Dalle sensazioni ed emozioni personali per la nuova avventura sul campo che manca da diversi anni, passando per i ringraziamenti al suo predecessore fino a qualche spunto su come potrebbe giocare la squadra.
Nella sua carriera Mario Somma conosce individualità di ogni tipo. Dai dilettanti con la Cavese passando dalla Serie C con il Grosseto e tante altre fino alla Serie B con l’Empoli di Tavano e Di Natale. Ogni giocatore, non lo scopriamo certo oggi, ha le sue caratteristiche tecniche e tattiche. Il compito dell’allenatore è sempre quello di adattare i singoli al collettivo. E’ il caso anche di Somma, che fin dall’inizio della sua carriera fa del 4-2-3-1 lo schema principe delle sue squadre. Il motivo? Ce lo dice lui stesso. “La possibilità di adattare un gruppo squadra normalmente formato”. Il concetto è molto semplice. La squadra non la fa l’allenatore quindi bisogna trovare uno schema che sia in grado di adattare le singole individualità al collettivo. Il 4-2-3-1, secondo l’orientamento di Somma, dà questa possibilità.
Alla scoperta del modulo di Mario Somma
Ma quali sono le basi del credo tattico di Somma? Seconde punte veloci che diventano le ali del suo centrocampo; chissà, magari Peralta e Iacoponi potrebbero fare al caso suo. Non deve mai mancare il trequartista alla Schenetti, tanto da individuarlo – nell’eventualità di un’assenza – tra i centrocampisti, con un criterio molto semplice: se segna è l’uomo che fa per lui. Negli appunti del nuovo allenatore rossonero accanto alla voce “trequartista” non è difficile trovare il nome di Petermann. I giocatori di fascia, all’occorrenza, diventano terzini. L’importante è che abbiano corsa e resistenza perché sono loro la linfa vitale dell’azione. Devono saper attaccare e marcare l’uomo allo stesso tempo. Pippo Costa e Garattoni corrono, non c’è dubbio.
In difesa non si discute. L’anima del reparto arretrato sono i due centrali. Prestanza fisica, centimetri per contrastare le palle alte, ma rigorosamente corretti. Nessuna propensione all’entrata sull’avversario, ma grande capacità di lettura delle giocate. Il pallone si riconquista con gli anticipi. Altro elemento cardine per i difensori è imparare a giocare palla al piede. L’impostazione dell’azione è compito loro. Calcolatrice e metro alla mano potremmo quasi azzardare che i 187 e 188 centimetri sommati all’ottantina di chili, rispettivamente, di Rutjens e Kontek potrebbero portare l’allenatore a sceglierli come fari della sua difesa. Quanto all’educazione nei piedi nulla esclude che l’ex Juventus Next Gen Daniel Leo possa scalare le nuove gerarchie.
In attacco la musica non cambia. Il centravanti deve presidiare l’area di rigore avversaria; deve essere prestante fisicamente per poter giocare spalle alla porta, difendere palla, fare sponde alle ali che inserendosi concluderanno a rete. Ma soprattutto, deve segnare. Deve fungere da punto di riferimento per tutta la squadra. Insieme al trequartista indirizza il gioco avversario. E’ fondamentale per non permettere il cambio di gioco. Qui non c’è nulla che tenga. Ogunseye non ha rivali.
E poi ci sono i due “gioiellini” di Mario Somma. I mediani. Uno è il classico uomo davanti alla difesa. Ordinato nel gioco, intelligente nell’interdizione e capace di dare equilibrio e gestione della palla. Bjarkason? Forse. Il secondo invece è legato al reparto offensivo. Deve possedere capacità atletiche ed aerobiche per recuperare palloni e scattare in avanti di pari passo con i terzini. Il vero jolly delle manovre di attacco. Odjer e Di Noia nell’attesa di capire cosa chiederà il nuovo allenatore continuano recuperare palloni. “Li nel mezzo, sempre li“.
Cavese, Arezzo, Empoli e…Foggia, sarà 4-2-3-1?
Sono molteplici le occasioni in cui Mario Somma mette in pratica questa sua filosofia. Alla Cavese nel Campionato Nazionale Dilettanti quando, per far esprimere al meglio il suo centravanti, decide di spostarlo sull’ala perché in quella zona del campo avrebbe ricevuto più palloni dai centrocampisti. Stando larga la punta apre il campo nel mezzo dell’area avversaria creando spazi prima inesistenti. La punta, che deve quindi avere spiccate doti di dribbling, è così in condizione di servire il compagno che dalle retrovie è entrato in area a tu per tu con il portiere avversario. Indovinate chi è questo compagno? Un mediano…anzi, un mediano divenuto trequartista, d’altra parte segnava con regolarità.
Anche all’Arezzo si verificano le stesse situazioni. Il coach nota fin da subito le doti tecniche palla al piede e balistiche di un mediano. Serafini. Quindi, che fare se non spostarlo sulla trequarti? Citofonare Somma.
Sempre in Toscana, ad Empoli di nuovo, stesso discorso. Lodi e Tavano, fino a prima del suo arrivo utilizzati il primo sulla sinistra il secondo sulla destra vengono scambiati. L’obiettivo era sfruttare il loro bagaglio tecnico, ma a piede invertito. Progressione palla al piede sull’esterno, sterzata a rientrare e via al tiro col piede preferito.
Insomma, l’importante è sempre adattarsi a quello che è il bagaglio di qualità e caratteristiche che si presenta. Il 4-2-3-1 è la filosofia di partenza, ma un bravo allenatore sa che non bisogna mai fossilizzarsi su un unico “credo”.
In occasione della presentazione a Foggia ha detto chiaramente che in quel contesto non è possibile approcciarsi al 4-2-3-1 in ragione delle individualità che formano la squadra. Vedremo. Sicuramente ha lasciato intendere che darà libero sfogo ai suoi giocatori. È conscio che non sia semplice cancellare un’impronta tattica oramai consolidata come quella lasciata da chi lo ha preceduto, ma la storia dell’allenatore laziale parla da sola. Spirito di adattamento e capacità di problem solving.
A cura di Alvise Gualtieri