Da compagno di Totti a bandiera del Taranto. Marsili: “Che orgoglio esserlo”
Due città nel cuore, Roma e Taranto. Ora ha un solo obiettivo, rendere orgogliosi i tifosi pugliesi. Max Marsili è un professionista di 34 anni che ha legato la sua vita al Taranto e che ha deciso di raccontarsi in esclusiva ai microfoni di LacasadiC.com
La trafila nelle giovanili e l’esordio in A con la Roma
Marsili cresce nelle giovanili della sua squadra del cuore, la Roma, esordendo da titolare a 18 anni nell’aprile del 2005. “Giocavamo a Udine e l’allenatore Bruno Conti mi fece partire dall’inizio. Un’emozione indescrivibile, tutti i bambini sognano di giocare in prima squadra”. Un ricordo agrodolce perché fu sostituito al minuto 36 in seguito alla rimonta avversaria, con i friulani tornati sul 2-2 dopo il doppio svantaggio iniziale: “Non andò benissimo ma non rimpiango nulla”. Nella Roma di quei tempi c’erano campioni come Totti, Cassano e Montella. “Mi allenavo con loro da quando avevo 15 anni, erano i miei idoli sin da bambino, mi hanno accolto benissimo. Sono campioni in campo e fuori. Ti danno consigli importanti per farti crescere al meglio”.
Da Roma a Taranto
L’esperienza alla Roma lo forgia come calciatore e come uomo. Ben presto però cambia città, si sposta di circa 400 chilometri verso sud. Da questo momento diventa un romano-tarantino e da 15 anni vive in Puglia. “Qui a Taranto ho conosciuto mia moglie e abbiamo messo su famiglia, sono contento di quella scelta”. La vita, si sa, è fatta di scelte e non sempre si fa quella giusta. “Tante volte – ci racconta Marsili – ci sono scelte sbagliate o consigli sbagliati, questo capita quando non hai persone che ti stanno dietro e ti seguono nel modo giusto”.
La parentesi in B e il ritorno a casa
Dopo la prima avventura in rossoblù, Marsili fa ritorno alla Roma. La società giallorossa lo gira in prestito al Modena dove fa il suo esordio in Serie B. Mette piede in campo in sole due occasioni, il derby con il Bologna e la sfida con il Siena. L’avventura si interrompe a metà stagione. Da lì un lungo peregrinare, tra Serie C e Serie D, la cui meta finale è la sua seconda casa. “Ho giocato anche in categorie più importanti, avessi avuto la testa di ora sarebbe stato diverso. Prima ero una testa calda”.
“Il sogno di una vita” e il Pallone d’Oro
Un cammino che si chiude lì dove era iniziato. Max fa ritorno in quella che è la sua città. “E’ un’emozione indescrivibile rappresentare Taranto e giocare in una piazza dove vivi da 15 anni ”. Una squadra che tenta di risorgere dopo diverse stagioni di sofferenza tra i dilettanti. La stagione della svolta è la scorsa, sotto la guida dell’allenatore Giuseppe Laterza e, causa Covid, senza il sostegno del proprio pubblico. “Per me è stato un sogno. Ho fatto anche una maglia celebrativa con la scritta ‘il sogno di una vita’. Un obiettivo rincorso per tanto tempo che non avevo ancora raggiunto”. Il Taranto esce finalmente dall’inferno della Serie D e vince il campionato. Per Marsili è una stagione indimenticabile. “L’anno scorso sono stato premiato come migliore calciatore della categoria. Ho vinto il Pallone d’Oro, un premio che conservo con grande affetto. Questo dimostra – continua Marsili – che anche in categorie minori bisogna porsi degli obiettivi”.
Marsili: “Salviamoci e poi si vedrà. Futuro? Mi vedo ancora in campo”
Il Taranto sta conducendo una stagione oltre le aspettative. “Dobbiamo fare un campionato importante come stiamo facendo, raccogliere più punti possibile e poi si vedrà”. I rossoblù hanno in rosa tanti giovani e diventa fondamentale l’apporto dei calciatori più esperti. “Sono ragazzi di qualità e penso che per stare qui debbano aver qualcosa di importante. Si sono messi a disposizione e, da parte mia, cerco di trasmettere il mio carattere e il mio carisma”. La stagione è ancora agli albori ma il capitano ha le idee chiare: “Personalmente spero di continuare su questi livelli ed aiutare la squadra per arrivar alla salvezza quanto prima”. E sul futuro: “Ho 34 anni, sto bene e voglio ancora giocare. Al momento non penso a cosa vorrò fare in futuro ma mi piacerebbe allenare i ragazzini e farli crescere”.
A cura di Raffaele Galasso