La chiamata di Zeman in Serie A e la Coppa Uefa con il Parma: la storia di Massimo Paci
Nella carriera di Massimo Paci è possibile trovare tutto. La Coppa Uefa e le delusioni, gli infortuni e le retrocessioni. Una montagna russa di emozioni e di sfide mirate a voler dimostrare il valore dell’uomo, prima del giocatore. Tuttavia, Massimo Paci non si è mai fermato. Quando la stella polare è la passione per qualcosa che ami, niente può fermarti. Ecco, il curriculum di Paci è un esempio utile per comprendere quanto sia importante non perdere la speranza, neanche in quei momenti in cui tutto sembra scorrere controcorrente.
La Serie B ad Ancona e la chiamata della Juventus
19 anni. É questa l’età in cui Massimo Paci ha fatto il grande passo nel professionismo. Le prime impressioni lasciano chiunque lo abbia visto giocare sbalordito. Il ragazzo con la palla tra i piedi ci sa fare. Così, diventa titolare in Serie B, sotto la guida del “professore” Franco Scoglio, chiamato così per la sua laurea in pedagogia conseguita ancora prima di cominciare ad allenare. Paci impressiona tutti. L’età è matura ma il portamento in campo è quello di un vero professionista. É proprio questo assieme alla sua qualità, a convincere la Juventus di Marcello Lippi ad alzare la cornetta per chiamarlo a Torino. I bianconeri. Un sogno che diventa realtà. La possibilità di entrare in campo al fianco dei Campioni d’Italia, al fianco di Inzaghi, Del Piero, Conte, Deschamps e Ferrara. Come può, un ragazzino di appena 19 anni, dopo neanche due anni passati nel professionismo, dire di no ad una chiamata del genere? Massimo Paci quindi non ci pensa due volte, prepara la valigia e parte. Destinazione: Torino.
L’infortunio ed il terzo principio di Paci
20 anni. É questa l’età in cui Massimo Paci conosce per la prima volta quanto la dea bendata del calcio possa essere severa senza guardare in faccia nessuno. Appena arrivato a Torino, Paci si aggrega al ritiro della Juventus. Ma ecco l’ostacolo: infezione alla vescica. Due mesi in ospedale. Il capitolo bianconero finisce ancora prima di iniziare. A 20 anni, dopo che il mondo ti cade addosso con tutto il suo peso, è difficile reagire. La scintilla della giovinezza e quella caparbietà, che fa sentire i ragazzi supereroi in ogni occasione, sono i due fuochi che si sono accesi in Massimo Paci. Ed ecco la ripartenza, di nuovo a casa, di nuovo ad Ancona. Sembra che la chiamata della Juventus non sia mai arrivata. Un sogno infranto sul più bello quando gli occhi sono costretti ad aprirsi. Il terzo principio della dinamica, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, prende vita in Paci. In fondo, se la vita colpisce, un ragazzo non può far altro che rispondere con tutte le forze che ha. Ecco il terzo principio di Paci. Ed ecco il campionato di Serie C vinto ad Ancona. Casa dolce casa.
Il Lecce di Zeman ed il Parma in Coppa Uefa
Dopo Ancona, Massimo Paci vestirà le maglie di Viterbese e Ternana, in Serie B. Sono due anni importanti per il giocatore. Capitoli che segnano la sua carriera e gli permettono di ricevere la chiamata del Lecce, in Serie A. É il 2004 e Paci ha 25 anni. A condurlo in terra pugliese sarà Zdenek Zeman. E sarà sempre il boemo a farlo esordire nella massima serie. Il giocatore dimostra di avere la stoffa per rimanere in Serie A e così dopo il Lecce passa a Genoa e poi ad Ascoli, dove segnerà la sua prima doppietta. É il capitolo successivo però a permettergli di affermarsi definitivamente tra i grandi, ovvero quello del Parma. Paci conquisterà il cuore della tifoseria emiliana e riuscirà ad esordire in Coppa Uefa. Dal lettino dell’ospedale con i sogni infranti ai campi migliori d’Europa. La dea fortuna aveva scelto, Paci ha dimostrato che si sbagliava. Il cammino tra le stelle del Parma nel 2006 si fermerà ai sedicesimi di finale contro il Braga, a causa di un gol decisivo segnato da un certo Diego Costa. 125 presenze e la guida di allenatori come Stefano Pioli, Claudio Ranieri e Francesco Guidolin. Paci è il pilastro della squadra.
Dal campo alla panchina: la vittoria contro il Milan e la chiamata della Pro Vercelli
Con il Parma nel 2009 Paci si toglierà anche la soddisfazione di battere il Milan grazie ad una rete di Bojinov all’ultimo respiro. E non un Milan qualunque. Leonardo in panchina ed in campo Zambrotta, Thiago Silva, Pirlo, Gattuso, Inzaghi e Ronaldinho, quest’ultimi marcati proprio da Massimo Paci. Dopo sei anni a Parma, il difensore passerà dal Novara fino al Siena, arrivando a Brescia per chiudere la sua carriera a Pisa in Lega Pro. Ma l’amore per il calcio non finisce una volta tolte le scarpette. Così, Massimo Paci rimane sulla linea bianca, questa volta nelle vesti di allenatore. Nel segno di Gasperini e Ranieri. Parte così dalla Civitanovese, squadra militante in Eccellenza. Da quel momento, una scalata. Il riflesso della sua carriera da giocatore. Niente è dovuto. Tutto quello che vive, Paci se lo è preso sul campo, proprio come successe anni prima dopo il buio dell’infortunio ed i sogni infranti. Gioca la Serie D con il Forlì, poi fa il suo secondo salto nei professionisti in carriera arrivando in Serie C, questa volta alla guida del Teramo. Dopo l’esperienza in Serie B con il Pordenone, Paci riparte dalla Pro Vercelli, in Piemonte. Il riflesso di 24 anni fa. Il passato che torna. Perché con quella regione Massimo Paci ha un conto in sospeso.
A cura di Jacopo Morelli