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Da Space Jam a Fernando Torres, Mastroianni: “Lecco mi ha conquistato”

“Ricordo che da piccolo si giocava la domenica mattina e mia mamma, prima della partita,mi preparava sempre due fette di pane enormi con la nutella. Aveva paura che rimanessi senza energie”. Un sorriso sincero e innocente nasce sul viso di Ferdinando Mastroianni, attaccante 29enne del Lecco. Nei suoi occhi si legge l’emozione di quando, con la memoria, si torna bambini.

Mastroianni: “Lecco mi fai divertire”

Dopo il primo gol stagionale di sabato, decisivo per la vittoria del suo Lecco contro la capolista Padova, siamo andati a trovare Mastroianni. E siamo andati direttamente in quella che, ormai da due anni, è la sua casa: lo Stadio “Rigamonti-Ceppi”. Quando arriviamo la squadra si sta ancora allenando. Una doccia al volo ed eccolo: “Ciao, chiamami Nando”. Due sedie, un po’ di sole, qualche montagna all’orizzonte e un balconcino che si affaccia sul campo. E proprio guardando il campo, ci racconta la partita di sabato: “È stato bello. C’era tanta gente allo stadio e non nascondo che tutto ciò mi ha emozionato. Sono arrivato qui quando ancora c’erano le restrizioni legate alla pandemia. Poter finalmente vivere il calore di questa piazza mi ha fatto capire ancor di più cosa rappresenti il Lecco e, con lui, i suoi tifosi”.

È il 37’, lancio di Tordini, Mastroianni riceve e incrocia: “Lo cercavo da un po’. Farlo in una partita così importante e davanti a così tanti tifosi è stato unico”. Un’intesa, quella con Tordini, che va oltre al rettangolo verde: “Con Matti c’è un ottimo rapporto. Ci vediamo anche fuori dal campo. Lui è davvero forte, ma deve continuare a lavorare e, come gli dico io, a martellare il più possibile. Fin dalla prima partita ci siamo trovati subito molto bene”. E i numeri parlano chiaro, quando i due partono dall’inizio il Lecco vince, ma “diciamolo a bassa voce”. Mastroianni, Tordini, Iocolano, il tridente del Lecco che fa rima con qualità: “Là davanti noi ci divertiamo. Non è solo il fatto che ci riescono le cose, ma è il come ci riescono. Mi sto divertendo davvero. Merito dell’allenatore che ci ha dato questa mentalità”. Per la gioia dei tifosi di Lecco.

Mastroianni e le passeggiate sul lungolago, con un occhio al passato

“Questa estate c’è stata la possibilità di andare via, ma sono voluto rimanere fortemente”.

Il lago, le passeggiate, l’orizzonte che si perde nelle onde. Tra Lecco e Mastroianni è nato un legame intenso: “Qui sto bene, la città mi piace. Abito a Malgrate, un paesino qua vicino. Mi capita spesso di fare camminate sul lungolago. È una cosa che mi rilassa e mi rasserena. Una città e dei posti che porterò sempre con me”.

Un tuffo nel passato: “Guardandomi indietro, non ho avuto un percorso semplice. Questo, però, mi ha permesso di diventare più forte, soprattutto dal punto di vista mentale”. Dopo la Primavera al Bari, inizia a essere girato in prestito in C2, cambiando squadra ogni sei mesi.

Scaduto il contratto con la squadra pugliese, riparte dalla Serie D: “Ho pensato di smettere. Il primo anno non giocavo. Ricordo che era novembre e chiamai mia mamma”. “Nando non smettere, finisci la stagione”, la sua risposta. Ed aveva ragione. Perché ci sono gli incontri che ti cambiano la vita. Nonostante la stagione negativa, arriva la chiamata di Pagan, allenatore della Clodiense. La stagione successiva i due poi vanno ad Este ed è l’anno del riscatto: Mastroianni segna 25 gol e vince il titolo di capocannoniere. C’è poi una seconda figura fondamentale per la carriera dell’attaccante: Ivan Javorčić, allenatore della Pro Patria. “Mi ha fatto crescere tanto come mentalità. Le due stagioni con lui mi hanno migliorato in tutto. Ho cambiato il modo di vedere e di approcciarmi al calcio”. Una crescita che “mi ha permesso di arrivare in una piazza come Lecco. La mia realtà”.

Dal campetto con gli amici a Rajon Rondo

Salite e discese. Voglia di mollare e desiderio di risalire. Delusioni e crescite.

Abbiamo percorso le tappe del passato, per arrivare al presente, che si chiama Lecco. Ma è già ora di ripartire. Direzione Caiazzo, Campania. Un nome che sa di casa, di famiglia, di vecchie amicizie. Ci fermiamo nel campetto da basket del paese. E Nando si ferma a giocare: “La pallacanestro è una passione nata ancora prima del calcio, per l’influenza di mio fratello. È stato il mio primo sport. Ho molti amici che lo praticano e quando d’estate torno lì mi diverto a giocarci insieme”. A vederlo giocare non sembra neanche tanto male: “Molti mi dicono che ero più bravo a basket che a calcio, ma ormai la scelta è stata fatta (ride ndr)”. Una passione ancora viva: “Seguo molto l’NBA. È un universo che mi affascina, non solo per il gioco in sé ma per tutto ciò che significa e rappresenta”. E per un ragazzo cresciuto negli anni ’90 l’idolo non poteva che essere uno: Michael Jeffrey Jordan. E ora? “Rajan Rondo. Mi fa impazzire, è un giocatore stranissimo”. Anche se quest’anno, visto il suo ritorno a Los Angeles sponda Lakers, sarà un nemico: “Io tifo i Boston Celtics”.

Musica, compagna di vita

Nuova sosta. Tappa? Un punto qualsiasi del mondo, non importa dove. L’avvertenza è un’altra: indossate delle cuffiette. Beats, AirPods, Bose. Non importa. Alzate il volume. Suona Ferdinando Mastroianni. Nonostante il cognome, tra le sue più grandi passioni non c’è il cinema. Non ci sono film di Fellini con protagonista Sophia Loren. Ci sono solo canzoni. “La musica è una costante delle mie giornate. Ascolto di tutto. Mi piace leggere le interviste degli artisti, informarmi e approfondire i vari generi. Ci dedico molto tempo”. La musica come compagna di vita: “Mi aiuta molto nei momenti difficili, mi tiene compagnia e mi sostiene”. E non provate a mettere la radio: “Anche se devo guidare per pochi minuti, devo poter mettere le canzoni che voglio io”. Anche se c’è un rimpianto: “Non essere andato al concerto di Eminem a Milano”. Ma tra qualche anno chissà che a suonare su qualche palco non ci sarà proprio Mastroianni: “Mi diverto molto con la console. Non sono capace, ma ci sto diverso tempo”.

Musica, calcio, basket. Nella vittoria di sabato contro il Padova ci sono tutte e tre le sue passioni. “C’è un aneddoto particolare. C’è una playlist che mettono allo stadio per il riscaldamento, volevamo cambiarla. Io e Simone (Iocolano) abbiamo messo giù una scaletta”. Cosa? Qual è stata la prima canzone? Quella canzone che coincide con l’entrata in campo della squadra? La sigla di un film, Space Jam. Si quello con protagonista il signore citato prima. Quello con il 23 sulle spalle. “All’inizio molti erano scettici, ma ha portato bene. Dovrò chiedere però di cambiare l’impianto audio dello stadio, non rende abbastanza”. In tema di musica, non si scherza.

Fernando Torres al San Nicola ed Edin Dzeko al fantacalcio

C’era un ragazzo dai capelli biondi, sangue spagnolo nelle vene, che neanche ventenne indossava la fascia dell’Atletico Madrid, perché “Quando ero piccolo nella mia classe eravamo in ventiquattro. Ventitré tifavano Real Madrid. Io no. Io tifavo Atletico”. Quello stesso ragazzo che, qualche anno dopo, esultava scivolando sotto la Kop. Il suo nome, Fernando Torres. “Ne sono stato follemente innamorato. In quel periodo era semplicemente perfetto. Il mio idolo”. E qua, incontriamo il secondo rimpianto: “Non sono mai riuscito a vederlo. In realtà una volta sì. Avevo fatto il raccattapalle in un’Italia-Spagna al San Nicola di Bari, ma lui si fece male dopo cinque minuti”.

Adesso c’è Edin Dzeko: “Un attaccante atipico, potrebbe giocare da regista. Fa girare l’intera squadra. Mi piace guardarlo, studiarlo. E poi lo prendo sempre al fantacalcio. Sì, ma non un fantacalcio qualsiasi: “Nel mio paese abbiamo un fantacalcio che ormai va avanti da anni. È una cosa seria, con un numero limitato di partecipanti e un presidente che decide chi ammettere. Io sono in società con il mio amico Giango”.

Di pagine da scrivere nella storia di Mastroianni e del Lecco ce ne sono ancora. E ancora tante sono le passeggiate da fare sul lungolago, magari con due cuffiette nelle orecchie e una canzone di Eminem che parte. Anche se, forse, la melodia più bella sarà sempre quella del lago. Quella melodia del lago che alle persone riflessive come Nando fa bene. Fa bene davvero.

A cura di Nicolò Franceschin

Redazione

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