Futebol. È così che chiamano il calcio dove Matias Lui Antonini è nato il 9 aprile del 1998. A Porto Alegre, in Brasile, vedere un bambino con la maglia di Kakà o Pelè e la palla senza cuoio sotto il braccio è all’ordine del giorno. In quelle strade il calcio è una danza sul ritmo della samba. Felicità e arte che si fondono. Ma in quel giorno di aprile, mentre i ragazzini giocavano immaginandosi il Maracanà sotto ai piedi, nessuno poteva ancora sapere che era nata una stella. 24 anni dopo, quella stella indossa la maglia del Taranto e ha segnato ancora, alla prima della nuova stagione di Serie C. Come ci è arrivato? Attirando l’attenzione del calcio europeo. Non è retorica né invenzione: è il futebol di Antonini.
Sappiamo quanto sia essenziale la figura dei nonni nella vita di qualsiasi bambino. Nonno Jorge, appena venne a conoscenza della gravidanza della cognata non ebbe dubbi. Lui sapeva che Matias Lui Antonini, ancor prima che nascesse, avrebbe giocato a calcio in Italia. Probabilmente a quel tentativo di previsione del futuro i genitori sorrisero con la leggerezza che si rivolge a chi vuole tutto troppo in fretta. Ma nonno Jorge sapeva che si trattava soltanto di una questione di tempo. Pochi anni dopo, Matias era uno di quei ragazzini di Porto Alegre. Maglia verdeoro e palla al piede. Via con la danza. Jorge però si ricordava di quella frase. Così, videocamera alla mano, era sempre presente per filmare le movenze del nipote. Le pellicole finirono direttamente nelle mani della Dream Soccer, società messa in piedi da Luis Figo per cercare i migliori talenti brasiliani. Ecco quindi che il Gremio bussò alla porta del giovane difensore. Matias era già sulla bocca di tutti e dodici mesi dopo aver vestito la maglia della propria città, il Meda, società italiana, decise di dargli l’opportunità di giocare in Italia. Risultato? Nonno Jorge aveva ragione.
Calcio. Così chiamano il futebol in Italia, paese che nel sangue e nel cognome di Matias Lui Antonini è sempre stato presente, considerando l’origine veneta della madre. Al Meda, squadra Lombarda di seconda categoria, Antonini restò tre anni. Poi, l’Inter capitò sul talento che Luis Figo aveva già notato qualche anno prima. Colpo di fulmine. Il ragazzo di Porto Alegre arrivò ad Appiano Gentile passando dalle giovanili alla Prima Squadra. Una samba sul campo con il sogno di giocare a San Siro. Ma era come se nonno Jorge dal Brasile disegnasse il suo destino. Senza mai sbagliare. Tutto successe in fretta. “Roberto Mancini si avvicinò dicendomi che mi dovevo allenare bene dato che ero giovane” sostenne a globoesporte il ragazzo. Nella 24^ edizione del trofeo Berlusconi Matias Lui Antonini esordì con l’Inter a San Siro. Davanti a lui il Milan, a marcarlo c’era Kevin Prince Boateng. Tutti gli occhi, quella sera, erano su di lui. Persino Pep Guardiola, allora al Bayern Monaco, mandò degli osservatori sugli spalti di San Siro per studiare il futebol del ragazzo. L’Inter vinse il trofeo, Antonini si presentò ufficialmente al mondo. “E’ un’esperienza che tutti i 17enni vorrebbero vivere. Si tratta della realizzazione di un sogno, che mi dà la forza di crescere sempre di più” dirà dopo la partita. Nonno Jorge poteva ritenersi soddisfatto.
Tutti parlavano di lui. La Sampdoria lo voleva al Marassi, Guardiola osservava con attenzione le sue giocate. Matias Lui Antonini però scelse il Cagliari. Dopo la prima stagione in Primavera, Matias si guadagnò il ritiro con la prima squadra, al fianco di Barella. Rastelli aveva fiducia in lui e gli permise anche di esordire a Marassi, in Coppa Italia, proprio contro la Sampdoria. Il difensore la maglia verdeoro la vestì sul campo, nel suo Brasile. Non era più la maglia dell’idolo nelle strade della città. Nel calcio però, può accadere di tutto. La stella di Porto Alegre si trovò senza squadra.
Succede così, no? Qualche anno prima sei in piena rampa di lancio, sospeso tra le migliori prospettive del calcio europeo. In un attimo, invece, è come se tutti si fossero scordati di te. Da quel momento, Matias ricomincerà da capo. Prima il Gremio, a casa sua, dove tutto era iniziato. Poi l’Italia, ancora una volta. Questa volta senza Figo né Guardiola. Riparte da sé stesso, con il suo futebol. Passerà dalla Serie C con l’Arezzo fino alla D con Nibionnoggionno e Ravenna. Oggi, il ragazzo di Porto Alegre disegna il suo percorso con il Taranto, squadra con la quale ha segnato il primo gol della nuova stagione portando i tre punti contro il Foggia. Sempre con il pallone tra i piedi. Come se fosse la prima volta con nonno Jorge a riprenderlo. Via con la danza.
A cura di Jacopo Morelli
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