Rialzarsi come l’idolo Nadal. Anzolin: “Da Chiellini all’U23, vi racconto il mio sogno Juve”
Game, set and match: Nadal ha appena battuto Medvedev nella finale degli Australian Open, diventando il tennista con più Slam nella storia: “Ma guarda questo cosa ha fatto”, pensano tutti davanti alla tv. Cavolo, sei mesi prima camminava con le stampelle, si era appena operato al piede. Il mondo che ti cade addosso, poi la reazione e la rinascita. Matteo Anzolin è un grande fan del maiorchino. Ha 21 anni, gioca nella Juventus U23 e nel suo piccolo un po’ sente di averlo imitato. Luglio 2020, lui è il capitano della Primavera bianconera e un pomeriggio si sta allenando con la prima squadra: “Mancavano due settimane agli ottavi di Youth League contro il Real”, ci racconta. Classica partitella finale sotto gli occhi di Sarri, che si stava giocando lo scudetto: “Ad un certo punto perdo l’equilibrio e metto male il ginocchio. Che dolore… ho capito subito”.
Crociato rotto, Matteo si opera. Starà fuori otto mesi: “Ti cade il mondo addosso, ma in tantissimi mi sono stati vicino”. Come Chiellini, il suo giocatore modello: “Mi ha inviato dei messaggi, chiedendomi come stessi e quando mi sarei operato. Anche Pjanic mi ha scritto sui social: ‘Ritorna presto campione!””. E poi la famiglia: “Mio papà chiese permesso a lavoro per starmi vicino prima dell’operazione”. Si chiama Piergiorgio, grande tifoso juventino: “La maglia dell’esordio in A la darei a lui. Anche perché, se me la tengo, va a finire che me la porta via con la forza!”, scherza Matteo.
Anzolin e quella battuta: “Corri come un 40enne!”
Delle volte guardarsi indietro è veramente bello. Oggi Anzolin non è più il capitano della Primavera, ma un riferimento della Juventus U23. 19 partite su 23 da titolare, sesto posto in classifica: “Nell’ultima giornata a Seregno abbiamo rimontato due gol, è vero. Però è più un punto perso che due guadagnati”. Mentalità, perché i giovani bianconeri sono diventati grandi e non sono più solo un esperimento: “Siamo sempre più uniti, sarà un bel finale di campionato”. Intesa, positività, allegria: “Nello spogliatoio ci sono personaggi particolari, un po’ come Emanuele Pecorino. E’ uno di quelli con cui ho legato di più, ma delle volte si presenta con un pantalone azzurro che è veramente inguardabile”, sorride. In panchina c’è Mister Zauli, lo stesso che aveva in Primavera: “Abbiamo un ottimo rapporto, mi stimola, mi punzecchia”. Come quella volta in ritiro: “Con lui ho sempre giocato terzino sinistro, ma io nasco centrale di difesa. I primi due anni sono stati duri, facevo fatica ad attaccare: ‘Corri come un quarantenne!’, scherzò un giorno. Adesso sento che questo è il mio ruolo”.
La prima squadra, De Ligt e lo sfottò di Perin
Matteo si allena spesso con la prima squadra. Certo, non gli è andata male. Ronaldo e non solo, quanti campioni: “L’ultima volta abbiamo vinto il torneino di fine allenamento. Con me c’era qualche compagno dell’U23 e due giovanissimi come Kaio Jorge e De Ligt. L’unico veterano era Perin, che ha cominciato a prendere in giro i compagni: “Avete perso con dei ragazzini!”. Ricordi, sogni. Il massimo per un ragazzo friulano che da bambino non si perdeva neanche una trasferta della Juve a Udine. Accanto a lui sempre papà Piergiorgio, con buona pace di mamma Monica alle prese con una famiglia tutta pane e calcio: “Ho iniziato a giocare a sei anni nella Lugugnana, la squadra del mio paese. Ne ho cambiate un po’, sempre nei dintorni. Poi il Vicenza e la chiamata della Juve”.
Anzolin e il cappellino di Cherubini
I bianconeri chiamano proprio quando si trova in ritiro con i veneti: “Squilla il cellulare, è mio papà: ‘Guarda, mi ha telefonato il tuo agente. Ti vuole la Juve, fra un paio di giorni ti vengo a prendere e andiamo a Torino”. Il cuore a mille: “E pensare che, se nessuno l’ha tolto, in camera ho il poster con tutto il vecchio centrocampo della Juve. Da Pirlo a Pogba, passando per Marchisio e Vidal”. Il giorno della firma con la Juve, oltre al padre, c’è anche il fratellino: “Che oggi ha 16 anni e ovviamente gioca a calcio. Ricordo che il direttore Cherubini gli regalò un cappellino della squadra. Era felicissimo”. Lui della Juve ha portato la fascia da capitano, così come in Nazionale: “Mi piace avere una parola di conforto, motivare chi vedo a testa bassa. Ma dai più giovani ai più grandi bisogna essere tutti leader”. Lui sicuramente lo è. Non molla mai, come il suo idolo Nadal.
A cura di Simone Golia