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Un ex calciatore che combatte il cambiamento climatico, Mattia Placido: “Ecco la mia nuova vita”

“Un ex calciatore che vuole combattere il cambiamento climatico”, così Mattia Placido si descrive sui propri canali social. In una prima vita giocatore, in una seconda imprenditore nel mondo della sostenibilità, tema che sta prendendo sempre più piede anche nel calcio. Intervenuto a LaCasadiC.com, Mattia ci ha raccontato la sua storia, dagli allenamenti con Cassano e Mihajlovic, passando per il suo percorso in Serie C fino ad arrivare al suo nuovo progetto con l’ONU.

“Ecco come ho deciso di ripartire”

“Avevo un altro obiettivo”, così inizia la nostra chiacchierata con Mattia. “La mia passione per il calcio nasce tra le piazzette di Marassi, il quartiere dove sono nato a Genova. Lì ho iniziato a giocare con la Sampdoria, dove sono stato per 10 anni, ho vinto lo scudetto con l’U-17 e vestito la maglia della nazionale. Sono arrivato in Serie C, ma poi la mia carriera non è decollata. Anche a causa di un’operazione al cuore e di qualche scelta sbagliata. Ho sofferto e sono rimasto senza squadra per sei mesi, e ho deciso di ripartire“. E nell’estate del 2022, dopo varie esperienze in Serie D, il classe 1995 si ritira dal mondo del calcio per dedicarsi completamente al suo nuovo lavoro.

Dal calcio alla creazione di una startup. E’ tutto un altro mondo: “Ho vissuto nel dolore e nel rimpianto, ma ho deciso di ripartire. Così ho lanciato la mia startup. E’ fallita dopo due anni, ma ho deciso di non mollare. Ne ho lanciata un’altra, che si chiama Doitgreen, partendo dalla mia voglia di combattere il cambiamento climatico. Il progetto è andato molto bene e AWorld, leader del settore, ha deciso di acquisirci e tutt’ora lavoro con loro”.

“Una volta ho fatto una call dal bagno dello spogliatoio”

Nella vita di Mattia, però, c’è stato un momento in cui queste due passioni si sono sovrapposte. Una vita tra campo di calcio e impegno con la sua startup: Lavoravo al mattino, mi allenavo e la sera tornavo al computer. Mi è capitato una volta di dover fare una call dal bagno dello spogliatoio, prima di un’amichevole con la Virtus Entella. Avevo una chiamata con questi investitori e loro parlarono con me mentre io indossavo la mia divisa da calciatore”.

La decisione di lasciare il pallone non è stata semplice, ci confida con gli occhi lucidi: “Dopo che sono rimasto senza squadra ho pensato. Tanto. Ho avuto tanti rimpianti, è stato un periodo molto tosto e pieno di dolore. Lì ho capito che dovevo ripartire ed è partita la scintilla. Le persone mi hanno sempre detto di non farlo, alcuni mi dicevano anche di andare a lavorare con mio papà. Ma alla fine ho fatto la mia scelta ed è andata bene. La mia startup è stata acquisita da AWorld e oggi, nel mondo, personaggi come Leonardo Di Caprio supportano il nostro progetto“.

“Il calcio mi manca. Sampdoria? Che emozione”

Il calcio, però, è sempre difficile da dimenticare, racconta sorridendo: Cosa mi manca? Lo spogliatoio, le trasferte, gli scherzi con i miei compagni. Però cerco di mantenermi in forma, giocando con i miei amici. Amo questo sport”. La maglia che lo ha sempre accompagnato è quella della Sampdoria, che lo ha cresciuto fino alla prima squadra: “E’ stato un percorso bellissimo. Ci sono tre cose del calcio che ricordo con molto piacere: la prima volta che mi hanno chiamato con “i grandi”, lo scudetto Under 17 e il mio esordio a Marassi con la maglia blucerchiata. Sono emozioni uniche, specialmente per un ragazzo come me che è cresciuto a pochi passi da quello stadio. Ricordo tutto davvero con tanto piacere”.

“Mihajlovic ci fece cambiare mentalità. Cassano? Mi passò davanti e non mi salutò”

A Genova, per un periodo, Mattia ha avuto la grande occasione di essere allenato da Mihajlovic: “Sinisa è arrivato quando io mi allenavo già con la prima squadra. Lui mi si presentò e mi chiese tante cose. “Dove giochi? Che ruolo preferisci?”. Mi trattava come un vero membro della squadra. Ci ha fatto cambiare letteralmente mentalità“.

Tra i tanti campioni incontrati in carriera, c’è chi ha contribuito all’ambientamento di Placido tra “i grandi” e chi, invece, non si è neanche fermato a salutarlo: “Un leader può guidarti, come no. In molti mi hanno aiutato. Al Pordenone, per esempio Saša Bjelanović e Riccardo Fissore mi hanno aiutato tanto. E’ importante ricevere consigli, sarebbe buono avere delle figure che ti seguono in questo processo. Cassano? Era uno degli idoli di tutti i ragazzi a Genova. Al Mugnaini avevo una voglia incredibile di conoscerlo. Ci allenavamo io e lui perché eravamo infortunati. Appena arriva in palestra, mi passa davanti e non mi saluta. E’ stato stranissimo“, ci racconta sorridendo Mattia.

Placido: “Ricordo la mia prima chiamata in nazionale”

Il passaggio dalla Primavera alla prima squadra per un ragazzo, spesso, non è per nulla facile: “E’ stato difficile. Quando passi dall’essere il giovane che deve crescere al ragazzo che può recare danno alla squadra. I primi mesi del professionismo avevo quasi paura a farmi passare la palla. In Serie C, al Pordenone, mi hanno catapultato in una realtà che non conoscevo, ma nessuno mi ha aiutato. Poi man mano sono cresciuto, anche a livello di personalità”.

Tra le esperienze più importanti della carriera di Mattia c’è sicuramente quella in nazionale (Under-17 e Under-19): “La prima chiamata mi arrivò quando ero nello spogliatoio in una partita contro il Sassuolo. Il mio alleantore, Beruatto, entrò e disse: “Placido, Falcone e Lombardo convocati in nazionale”. Wow, ho pensato tra me e me. Con Wladimiro (Falcone) ho condiviso tanto, ci sentiamo spesso. Siamo anche andati diverse volte in vacanze insieme”.

“Spero che il Pordenone possa tornare a fare calcio al livello che merita”

La prima vera esperienza di Mattia è stata Pordenone, società che non si è iscritta in Lega Pro e che è in attesa di conoscere il suo futuro: “E’ stata la mia stagione migliore in Serie C. Ero il più piccolo della squadra, ero coccolato da tutti, anche dal presidente Lovisa. Ho un ricordo davvero bello. Mi dispiace davvero tanto per ciò che è successo, meritano sicuramente di più. Hanno strutture importanti e una bella tifoseria. Sono sicuro che torneranno a fare calcio ai livelli che meritano“.

Mattia Placido: “Sostenibilità e calcio: ecco cosa possiamo fare”

Mattia Placido, adesso, è impegnato insieme ad AWorld, leader mondiale nella lotta al cambiamento climatico. Il calcio, essendo un’ecosistema molto importante, può essere fondamentale in questa lotta: “Il calcio è un’industria, ha un impatto molto grosso come ecosistema. Abbiamo la responsabilità di fare di più e porre rimedio. Quest’estate ci sarà l’Europeo in Germania, che sarà appunto la competizione più sostenibile di sempre. Quando avremo tutti una cultura sostenibile, dovremo trasmetterla. Questo sport ha un impatto sociale davvero importante. Può unire tutti verso una grande sfida per dimostrare che il calcio non è solo un gioco”.

Fabio Basile

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