Memushaj, dal campo alla panchina della Primavera del Pescara
Continuare a giocare o smettere e iniziare la carriera da allenatore? Ledian Memushaj si è trovato davanti a un bivio in quest’estate, l’ennesima, vissuta a Pescara. E a prevalere è stato l’amore per questi colori abbracciati ormai 8 anni fa e mai più lasciati. L’albanese sa di non poter più dare il contributo che da lui ci si è sempre aspettati e allora ha deciso di lasciare il calcio. Solo quello giocato però, perché il Delfino non lo abbandona. Sarà infatti il nuovo allenatore della Primavera pescarese, la sua prima esperienza da allenatore. Ad annunciarlo è stato lo stesso patron Sebastiani.
Memushaj resta a Pescara e allenerà la Primavera
All’età di 35 anni, Memushaj subentrerà a Iervese e gestirà i ragazzi biancazzurri in una stagione complessa. Gli adriatici infatti sono retrocessi nell’ultimo campionato e parteciperanno quindi a quello di Primavera 2. Ma Ledian non poteva dire di no a questa offerta, il legame con la città e il club è troppo forte e questa è per lui un’occasione irripetibile, il punto di partenza migliore della sua nuova carriera. Lui che ha fatto la storia del Pescara, lo straniero con più presenze, uno dei pilastri nella storia di una squadra che di soddisfazioni se n’è tolte ma che ora vive un momento di difficoltà. Ed è in questi momenti che i pescaresi veri, e anche quelli acquisiti, fanno un passo avanti.
La gavetta partendo dalla Liguria
Da Valona, dove è nato, Memushaj arriva in Italia già a 11 anni. La sua carriera è tutta targata Belpaese. La inizia in Liguria, alla Sarzanese. Il suo talento risalta e la Paganese prima e il Carpi poi gli aprono le porte del professionismo. Se le fa tutte le categorie l’albanese: dall’Eccellenza alla C, passando anche per grandi piazze come Lecce. Con gli emiliani assaggia la B e sfiora la A, che raggiungerà con il Pescara, la sua squadra.
Pescara e Memushaj, amore a prima vista
In Abruzzo ci arriva nel 2014. Le storie di Memushaj e Pescara si intrecciano e saranno destinate ad esserlo a lungo. Diventa una bandiera, il capitano. Con la maglia azzurra metterà insieme 238 partite, 29 gol e 36 assist tra A, B e C, ma i numeri dicono poco del profondo connubio tra piazza e giocatore. È il simbolo della squadra, il regista, il trequartista, l’uomo in più. È il giocatore duttile, tecnico, che corre e piazza la palla all’angolo della porta, un punto di riferimento negli alti e nei bassi. Di alti in 7 anni non ne vive tanti, ma la promozione in A resterà di sicuro il punto più alto della sua esperienza a Pescara. Una squadra che si basava sulle sue geometrie. La creatura di Zeman vola in A e qui Memushaj trova anche un gol, alla Roma, che non dimenticherà.
Il nuovo incarico
Dopo una parentesi infelice di un anno al Benevento, dove i rapporti con De Zerbi non vanno, il centrocampista torna a casa e accompagna i suoi nel periodo di crisi che coincide con la retrocessione in C. Anche nella categoria inferiore, la sua personalità è decisiva, le corse però diventano più rare e difficili e gli infortuni aumentano. Nell’ultima annata chiude comunque con 31 gare, 3 gol e altrettanti assist, ma i problemi fisici non gli danno tregua e lo portano alla decisione più difficile: il ritiro. Ora non dovrà più pensare a orchestrare la manovra dei suoi o a calciare le punizioni, Memushaj avrà il compito di far fiorire i giovani del Pescara. E tra i vari Sorrentino e Delle Monache, su tutti, di gioiellini ce ne sono. Magari non diventerà un grande allenatore, ma di certo Levian non poteva non provarci a Pescara, la sua seconda casa.
A cura di Simone Gervasio