Una settimana da dentro o fuori. Per lui, da 32 anni in panchina, gli ultimatum non sono una novità. Ma Eziolino Capuano, adesso, è chiamato a dare una sterzata forte al Messina perché la chance che gli è stata concessa ieri sera, dopo il fiume di riunioni tra dirigenza e proprietà, potrebbe essere l’ultima per farlo rimanere sulla panchina giallorossa. Quattro sconfitte consecutive erano costate l’esonero a Sasà Sullo, al tecnico di Pescopagano viene concessa una settimana in più ma a Taranto occorre dare risposte. In termini di risultati e di gioco.
Perché l’involuzione, tecnica e tattica, è stata evidente nelle ultime settimane. Una squadra che nella prima parte della stagione aveva fatto vedere di avere potenzialità ben diverse. E così sul banco degli imputati sono saliti tutti. Dalla dirigenza, al tecnico, alla squadra la cui costruzione è cominciata solo ad inizio agosto. A ciò va aggiunto un budget risicato, senza una vera preparazione e la prima partita subito ufficiale con la Juve Stabia in Coppa (vinta). Ma i segnali, i primi, erano convincenti: gioco palla a terra, fraseggi stretti, mai una palla gettata al vento anche quando si trattava di costruire da dietro. E poi centrocampo che dava geometrie, un attacco che costruiva tante azioni da gol. Poi non sfruttate, parecchie, troppe, ma quello era un Messina che stava carburando e che dava il meglio di sé per 60’. Poi crollava fisicamente. Complice quella preparazione che non c’è stata e una rosa assemblata con giocatori fermi da tempo, che necessitavano di essere “allineati” a livello fisico. Un lavoro che è stato interrotto dalle quattro sconfitte consecutive (alcune maturate a causa di errori dei singoli) che hanno portato all’esonero di Sullo.
L’arrivo di Capuano. Subito la scossa, poi il passo del gambero. Perché se la gestione Capuano era partita bene, con una vittoria a Potenza, poi non si è riusciti a dare continuità nei risultati ma soprattutto nel gioco. Capuano ha cambiato modulo, passando al 3-5-2 ma con giocatori che non hanno nelle corde quel tipo di gioco. Ha voluto adattare qualche elemento, ma troppi sono sembrati fuori ruolo. Così l’esterno Fazzi è diventato un centrale della difesa a tre, Lorenzo Catania da attaccante esterno ha fatto l’interno di centrocampo. E poi, nell’ultima partita con l’Andria Distefano (che lo scorso anno giocava da attaccante) doveva fare tutta la corsia così come Rondinella che, invece, è un terzino. In attacco le maggiori difficoltà, ma anche per il sistema di gioco. Vukusic e Adorante si pestano spesso i piedi costretti come sono a cercare ventura sui lanci lunghi a scavalcare il centrocampo, gioco non adatto alle loro caratteristiche.
La fase offensiva è pressoché sparita se si tiene conto che il Messina di Capuano ha realizzato 7 reti (in tre partite) ma in cinque gare è andato a secco, creando poco quando andava bene. L’alibi del Covid è utilizzabile per la partita col Catanzaro ma poi le alternative per sostituire Damian e Morelli c’erano: Marginean, Konate o sulla corsia lo stesso Fazzi nel suo ruolo naturale.
Così la sensazione, nelle ultime settimane, è quella di una squadra in confusione e nervosa, quasi distaccata dalle idee dell’allenatore. E se a Taranto la società chiede una reazione, lui chiede risposte alla squadra. Perché il mercato è lontano un mese e soprattutto gli eventuali rinforzi dipenderanno dalla voglia della proprietà di investire un extrabudget non preventivato alla vigilia.
A cura di Francesco Triolo
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