Il calcio è ciclico, dicono. Per i tifosi del Messina però gli ultimi anni sono stati davvero tormentati: delusioni, fallimenti, cambi di società e un’uscita dal tunnel che sembra sempre allontanarsi. È notizia di queste ore la volontà dei tifosi di chiedere l’autorizzazione al presidente Sciotto per lanciare una campagna di crowdfunding che possa permettere l’iscrizione del club alla prossima stagione.
Questa una parte del comunicato: “Noi tifosi dichiariamo di volere, in piena libertà e senza alcun interesse, se non quello di poter salvare il Messina e Messina dall’ennesima sconfitta sportiva. Chiediamo di contribuire economicamente nel sostenere le spese da affrontare per questa stagione ed i futuri campionati, consci che tutti insieme, con in testa il presidente Pietro Sciotto e la sua famiglia, si potranno raggiungere ambiziose mete con ricaduta virtuosa sull’immagine e sul tessuto economico del territorio”.
I tifosi chiedono, pertanto:
Una situazione complicata dunque, che richiede interventi estremi. Eppure solo qualche anno fa c’è stata una squadra che ha fatto sognare il San Filippo e un’intera generazione di messinesi. Fasti che, visti questi nuovi e grossi problemi del club, non saranno rinverditi a breve. Il Messina aveva conosciuto la Serie A già negli anni Sessanta: un paio di stagioni per abituarsi, un quattordicesimo posto per poi tornare in B.
Gli anni d’oro del club siciliano arrivano però nei primi anni Duemila. Dopo un quindicesimo posto nel 2002/2003, l’exploit. L’anno 2003/2004 è quello della nuova promozione in A, ma questa volta si fa sul serio: al primo anno tra i grandi, i siciliani chiudono addirittura al settimo posto, inutile dirlo, miglior risultato nella storia dei peloritani. Quella diventa ben presto una squadra di culto e alcuni dei suoi protagonisti meriterebbero approfondimenti a sé stanti.
A partire da Bortolo Mutti, deus ex machina dei successi messinesi, chiamato l’anno precedente dal presidente Pietro Franza per risollevare le sorti della sua squadra e artefice di un vero e proprio miracolo sportivo. Il suo 442 tutto difesa e contropiede, organizzazione e sacrificio, riportò i siciliani in A dopo 39 anni, una vita. Ovvio che il patron confermasse in blocco gli eroi della Promozione, pur aggiungendo dei colpi per la categoria (non tutti riusciti, citofonare Yanagisawa).
Il Messina del 2003/2004 era il perfetto connubio di talento e dedizione: aveva giocatori di fino come Arturo Di Napoli, re Artù, già capocannoniere in B, altri in rampa di lancio come Alessandro Parisi, terzino moderno ante litteram e primo giocatore della squadra dello Stretto a vestire la maglia della Nazionale. Ma c’erano altri ottimi giocatori che poi si sarebbero tolti grosse soddisfazioni con club più blasonati: da Aronica a Storari, da D’Agostino a Donati.
Il punto forte dei peloritani era però l’attacco, dove figuravano anche il serbo Iliev e Riccardo Zampagna, l’uomo dei gol spettacolari, e pesanti. A far da contraltare a tutto questo talento anche tanta corsa, garantita dai vari Sullo, Giampà, Zoro e Coppola. Una squadra ben costruita e irripetibile, così come irripetibili furono i risultati che ottenne. Memorabili vittorie su Roma, Milan (a San Siro) e Inter. Le battaglie tutte vinte nel derby dello Stretto contro la Reggina di Mazzarri, un amore e un coinvolgimento dei suoi tifosi al San Filippo commovente. Quella stagione, e quei 48 punti con cui sfiorarono la qualificazione all’Europa, resteranno per sempre impressi nella memoria dei messinesi.
Da quel momento i motivi per esultare per i tifosi del Messina sono stati ben pochi. Dopo il miracolo di quella stagione, la magia si spense e si entrò in un purgatorio dove tuttora vivono. Nel 2006 i giallorossi arrivano terzultimi ma si salvano a causa di Calciopoli, per la retrocessione della Juve. E lo stesso Messina risulterà poi coinvolto in alcune intercettazioni, in cui Moggi “chiedeva” che il club siciliano fosse tutelato. La parabola discendente però è intrapresa e le grosse difficoltà del patron Franza costringono la squadra a vivere un’annata complicatissima che si chiude con il ventesimo posto in A e la retrocessione in B. Qui il Messina passerà un solo campionato prima di fallire per i troppi debiti. Il calvario inizia lì: la D, i continui cambi di nome della società sportiva, un tunnel continuo. Ora servirebbe un altro miracolo, i tifosi giallorossi almeno ci stanno provando.
A cura di Simone Gervasio
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