Ordine, calma ed equilibrio: così Mignani ha costruito il suo Bari da primato
Gioco, set, partita. Nel tennis lo chiamerebbero “Championship point”, perché la vittoria del Bari a Catanzaro per 1-2 ha il dolce sapore di un trionfo assoluto nel girone C. Per arrivare alla stretta di mano a rete e decretare ufficialmente la fine dei giochi, però, mancano ancora sette partite e dodici punti da conquistare per i pugliesi. Intanto, mentre i giallorossi si troveranno costretti a leccarsi le ferite di una partita persa in rimonta, la formazione di Michele Mignani inizia a posare la lingua sui baffi, al solo pensiero di una vicinissima Serie B.
Durante tutto il corso del campionato, a regnare in casa biancorossa è stato l’equilibrio negli atteggiamenti, anche davanti a grandi vantaggi in classifica o dichiarazioni pungenti da parte dei rivali. Al Ceravolo, però, è stato impossibile fermare la festa del Bari. Celebrazioni assolute, che hanno coinvolto anche Luigi De Laurentiis e Ciro Polito, oltre a tutti gli altri protagonisti. Tutti, tranne uno: proprio Michele Mignani, la flemmatica mente che ha manovrato fin qui una macchina irrefrenabile.
Mignani, calma e rigore per costruire un Bari frenetico
“Profondissima quiete”, direbbe Giacomo Leopardi nel descrivere l’allenatore del Bari. E anche nel post-partita, davanti ai microfoni, Mignani è stato glaciale: “Non riesco a godermela come vorrei. Un po’ perché è il mio carattere e anche perché c’è una partita mercoledì. Facendo bene hai preso ulteriore slancio, però non si è fatto nulla”. Al rigore morale dell’uomo che siede sulla panchina biancorossa, si contrappone in campo un frenetico – ma vincente – carattere calcistico della squadra, maturato proprio grazie all’equilibrio predicato da Mignani.
Il Bari visto a Catanzaro è l’apoteosi simbolica di un’intera stagione: ordine e caos, insieme, per dare vita a una partita sfolgorante sul piano dello spettacolo. Carattere, aggressività, verve e quel pizzico di follia necessaria per consentire a D’Errico di disegnare un arcobaleno che ha chiuso la rimonta. Vincere per due volte contro la seconda in classifica, perlopiù davanti alla bolgia catanzarese in occasione della gara chiave, significa meritare senza se e senza ma un primato mantenuto da inizio stagione. E anche davanti alla recenti difficoltà, è stata la calma a rimettere tutti i pezzi al proprio posto. Quella di Mignani, naturalmente.
Polito e Mignani, quando gli opposti si attraggono
Yin e Yang. O anche sole e luna, per le diverse temperature a cui hanno approcciato rispettivamente l’avventura di Bari. Uno ardente e verace – per la trasparenza con cui si è sempre rapportato ai tifosi -, l’altro più razionale, freddo ed enigmatico, ma soprattutto moderato. Perché Polito e Mignani sono così: diversi e complementari, perfetti per reggere il connubio vincente su cui è stato costruito il Bari. Due mondi apparentemente distanti, ma sempre vicini. Uno a fianco all’altro, hanno portato i biancorossi a dodici punti dalla Serie B.
Fin dal primo momento, il DS napoletano ha sempre manifestato piena fiducia nell’ex allenatore del Modena, scelto come guida per far rialzare il Bari dopo la caduta dello scorso anno. E ci sono riusciti perfettamente, non solo riportando la squadra sulle proprie gambe, ma facendola anche volare per tutta la stagione. Poche le occasioni in cui Polito e Mignani si sono fatti vedere insieme, ma dietro le quinte hanno lavorato in piena simbiosi. Come in fase di mercato, quando l’ex portiere, con la sua rivoluzione gentile, ha regalato all’allenatore biancorosso dei profili perfetti per far rendere al meglio la giostra del 4-3-1-2. Prima ancora che grandi giocatori, però, quelli del Bari si sono rivelati veri e propri uomini, capaci di reggere al meglio il peso di un intero campionato. Sia con ardore che moderazione, da allievi perfetti del direttore e dell’allenatore.
Vicino a un meritato traguardo
Con la vittoria di Catanzaro, il Bari ha risposto alle tante critiche arrivate nelle scorse settimane dai rivali, che affermavano di essere dietro una capolista arrivata in cima solo grazie ai singoli. Al Ceravolo, però, il successo è stato dell’intera squadra. Ma se c’è qualcuno che deve godersi ogni merito individuale, quello è Mignani. Proprio lui, lanciato adesso a gran velocità verso quella stessa Serie B sfiorata ormai quasi 4 anni fa con il Siena, nella finale playoff persa contro il Cosenza di Piero Braglia. Anche la scorsa stagione aveva puntato al grande salto, ma il suo Modena non è andato oltre gli ottavi di finale dei playoff dopo il quarto posto nel girone B.
Quest’anno, invece, Mignani ha potuto prendersi la rivincita. Oltre al ribaltone su Braglia – lasciato in scia per tutto il corso del campionato -, per l’allenatore genovese si tratta di una vera e propria soddisfazione personale, che spera presto di trasformare in successo definitivo. Intanto, però, quella di Catanzaro è probabilmente la migliore delle 139 vittorie già ottenute nella sua seconda vita da allenatore. Una carriera avviata ufficialmente solo 6 anni fa, ma ricca di tanti successi per il classe 1972, che ha davanti a sé ancora tanti grandi traguardi – collettivi e personali. La risalita è iniziata, ora bisogna continuare a crescere, sempre con il solito equilibrio targato Mignani.