Ventinove agosto 2021. Un nuovo inizio, un altro viaggio. La nuova era di Michele Mignani. E il fischio d’inizio di una storia bellissima. Potenza-Bari: prima giornata del campionato di Serie C, girone C. La ripartenza, dopo anni difficili. Ancora una volta a caccia della Serie B dopo il fallimento del duo Auteri-Carrera. La più difficile tra le missioni, in una piazza complicata. Quasi due anni dopo, l’allenatore genovese è in finale dei playoff a giocarsi la Serie A. Arrivato in punta di piedi, sta per diventare (ma lo è già, in fondo) l’autore di un miracolo. Da Genova, dove è nato, alla Puglia. Pronto a scrivere di nuovo la storia. “Se mi hanno scelto è perché qualcosa in me hanno visto”, aveva detto nel giorno della firma. Forse, è andata proprio così. Ma andiamo con ordine.
Una squadra con il morale a terra, una piazza stanca dalle tante promesse non mantenute. L’incubo della Serie C che sembra una montagna invalicabile. E la chiamata di un uomo arrivato in punta di piedi e con un curriculum “anonimo”. Il benvenuto a Michele Mignani, nel bel mezzo di un’atmosfera che più cupa non poteva essere. “Bari è l’occasione della mia vita, sono sicuro che questa è la mia occasione più grande”, diceva. Quasi un fiuto premonitore. Certe cose te le senti dentro: quando arrivi, vedi lo stadio San Nicola e pensi: “Posso scrivere la storia”. Dovrebbe essere stato il primo pensiero nella testa del genovese. Ma alle parole, seguono sempre i fatti: “Le promesse che si fanno sono quelle che si possono mantenere”.
Dichiarazioni, ma non solo. Nelle sue prime parole c’era già tanto da imparare. E forse il popolo biancorosso aveva già capito, di avere a che fare con un uomo diverso. Calmo, pacato, mai una parola fuori posto. Comincia la rinascita del club. In 6 mesi Mignani si è preso il Bari e la sua gente. Primato e più sette dal Monopoli secondo. Oltre due punti di media a partita. “Guardiamo la nostra strada, solo quella. Dobbiamo fare più punti possibili”, disse dopo l’ennesima vittoria al San Nicola, per 2-0, contro il Potenza. Una gara che corrispose anche con la chiusura del girone d’andata. Mai così bene nella sua carriera: una crescita costante, sua e della sua squadra. O meglio, del suo specchio. Il senso del gruppo, la sensazione di essere rinati. La meravigliosa soddisfazione di essere sopra tutti e la convinzione, in fondo, di poter tornare nel calcio che conta.
Un mix di esperti e giocatori giovani. Di “discepoli”, al servizio del proprio filosofo, maestro. Pragmatico, concreto. Conta vincere, conta essere solidi. Niente finezze, di nessun tipo. I valori giusti, sani, per finire il campionato lì, dove Mignani si era prefissato di finirlo da quando è arrivato: al primo posto. E così è stato. A Latina, grazie alla vittoria per 0-1 (sarebbe bastato anche un pareggio) i biancorossi sono tornati in B, grazie al gol di Antenucci. Con tre giornate d’anticipo e con 75 punti (tanti, ne sono bastati). Il capolavoro di una macchina partita a fari spenti e con un motore balbettante. Ma il coraggio delle idee e la tranquillità di un “mago”, hanno poi fatto la differenza. La coppa alzata sotto il cielo di Bari, contro il Palermo, all’ultima giornata. La sconfitta più bella di sempre, davanti a 35 mila tifosi.
Talmente bravo, talmente capace, che Mingnani viene riconfermato ancora prima della fine del campionato di Lega Pro. In conferenza stampa, alla vigilia del match conto l’Avellino, l’allenatore palesò tutta la sua soddisfazione: “Sono cresciuto tantissimo in un anno qui. Normale che io sia felice ma so anche bene che devo sperare che sia un punto di partenza, per il Bari e per me”. Certo, perchè una piazza come quella barese merita altre piazze. E Michele lo sa. Dunque qualche giorno di mare, un po’ sole e poi di nuovo tutti a lavoro. In una Serie B molto simile ad una “A2”, solo un pazzo poteva credere di rifarlo ancora. Proprio Mignani, ancora Mignani. In punta di piedi, di nuovo. Da neopromossa, l’obiettivo fissato dal direttore sportivo Polito e dal presidente De Laurentiis non può che essere una tranquilla salvezza. Poi però ci sono altri fattori da considerare: i 40 mila del San Nicola, le prime vittorie e una classifica che inizia a farsi interessante.
Alla fine del girone d’andata il Bari è quarto con 30 punti. Sette vittorie conquistate, 9 pareggi e solo 3 sconfitte. Altro che salvezza, l’obiettivo diventa entrare ai playoff. Così dalla 19esima alla 38esima giornata, Antenucci e compagni fanno addirittura meglio: 35 punti. Sessantacinque, a fine campionato. E un terzo posto, conquistato matematicamente a tre giornate dalla fine. Follia, forse. Oppure tutto rientra nella logica, se in panchina siede Mignani
Difficile crederci. Ma è la verità: il Bari è in finale dei playoff e affronterà una tra Parma e Cagliari per la Serie A. Ultimo capitolo di una storia incredibile. Dal 1492 a oggi. Da Colombo, a Mignani. Due viaggi diversi, ma con lo stesso spirito della scoperta. L’uno l’America, l’altro forse se stesso. La propria essenza, le proprie capacità. Quasi 2 anni per capire di essere un vincente nel sangue. Dal 29 agosto 2021, al 2 giugno 2023. Da Potenza-Bari a Bari-Sudtirol, la partita che ha sancito la qualificazione all’atto finale degli spareggi promozione. Cambiando pochissimo e puntando sempre sullo zoccolo duro. Sul gruppo, sulle bandiere (Di Cesare, Antenucci). E sullo stesso volto in panchina. Due date nella storia, due cerniere a chiudere una valigia piena di emozioni, e nella quale va ancora inserito qualcosa: la parte più bella.
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