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Monachello, cadute e ripartenze: “All’Inter non sentivo la fiducia. Al Mantova dico grazie”

Umiltà e sacrificio. Lavoro e ancora lavoro, a testa bassa, nonostante le difficoltà. No, non sono frasi fatte, ma la storia di un ragazzo a cui mancava mezzo centimetro per arrivare a toccare il cielo con un dito prima di cadere. E da lì una risalita lenta e a tratti dolorosa, che ha portato l’attaccante Gaetano Monachello a riprendersi a poco a poco quel tempo perso per tornare a fare la differenza. La sua avventura, dopo 8 anni all’Inter, esperienze europee, Serie A e Nazionale, riparte dalla Serie C con il Mantova, la squadra che più di tutte ha creduto in lui.

Monachello, dopo mesi di calvario il Mantova per il riscatto

L’occasione Mantova è arrivata dopo mesi difficili segnati da un intervento alla schiena per ernia, affrontato mentre vestiva la maglia del Modena, che aveva ormai ripercussioni anche su gamba sinistra e anca: “Lo scorso anno è stato burrascoso. La riabilitazione è stata lunga perché questo problema me lo portavo dietro da circa un anno e mezzo. A ottobre sono tornato ma non rientravo più nei piani della società. Ho comunque continuato ad allenarmi e a gennaio è nata questa possibilità. Ho deciso di rimettermi in gioco con il Mantova perché è stata la squadra che più mi ha voluto”.

L’accoglienza riservata all’attaccante classe ’94 è stata unica e l’immediata integrazione in squadra ha portato subito i suoi frutti: “Non era facile ripartire, ma al secondo match è arrivata la doppietta che ha permesso al Mantova di vincere. Sono contento perché dopo 9 mesi di sofferenze, 5 di fisioterapia, e dopo non aver visto il campo dallo scorso maggio, è stato bellissimo. Hanno scommesso su di me dopo mesi che non giocavo, ci hanno creduto. Hanno parlato con il Modena per sapere delle mie condizioni, anche Tesser è stato super disponibile mettendoci la faccia, e lo ringrazio tanto. A fine anno poi potremo tirare le somme”.

Inter, la prima casa di Monachello: “Ho lasciato per mancanza di fiducia”

Da Agrigento a Milano. 18 le maglie in carriera, la prima è stata quella nerazzurra dell’Inter. “È stato un salto enorme, io ero solo un ragazzino. Lì sono scresciuto tanto anche dal punto di vista umano. Quando giochi in queste grandi squadre diventi subito uomo. Ho anche vissuto gli anni del triplete con grandi campioni, andavo sempre allo stadio a fare il raccattapalle. Questa esperienza mi ha poi aperto le porte del professionismo”. Dopo 6 ottimi mesi in prestito al Parma, tra Primavera e un torneo di Viareggio da protagonista, Monachello sente l’esigenza di salpare per altri mari.

Arrivano così le esperienze europee, la prima a 18 anni in Ucraina, poi Belgio, Cipro, Belgio, Francia e Grecia. Ma perché la decisione di lasciare i nerazzurri? “Sentivo la mancanza di fiducia da parte dell’Inter, nonostante avessi fatto buone stagioni vincendo anche titoli da capocannoniere. Sono nate quelle possibilità all’estero, delle quali sarò sempre grato, che poi mi hanno permesso di ritornare in Italia passando per la porta principale. Qui sono ripartito dal Lanciano, grazie al direttore sportivo Luca Leone che ora è alla Ternana, che per me è stato come un padre“.

Monachello e l’amicizia con il Papu Gomez: “Mi ha aiutato molto a integrarmi in squadra”

Finalmente, la grande occasione: a settembre 2015 Monachello passa dal Monaco di Ranieri, all’Atalanta di Reja, Papu Gomez e Toloi. Sono arrivate 12 presenze in Serie A, la prima delle quali subentrando proprio al Papu nel match contro il Sassuolo. Da lì, nascerà una bella amicizia. Mi è sempre stato molto vicino. Ero uno de più piccoli della squadra, mi aiutato a integrarmi, mi ha anche invitato a casa sua con la sua famiglia. Mi allenavo con lui anche fuori centro sportivo. Scherzavamo sempre insieme, cercavo di parlare spagnolo con lui e Pinilla, erano uno spasso. Poi quella squadra era incredibile, loro erano tutti grandi campioni”.

Credit: Instagram Gaetano Monachello

Nazionale, gioie e dolori

Anni di emozioni incredibili, anche se non è sempre stato rose e fiori. A pochi passi dall’Europeo Under 21 nel 2017, lo stop forzato per problemi fisici gli fece perdere uno di quei treni che passa poche volte nella vita. “Nel momento più bello della mia carriera ho dovuto affrontare una bella batosta: l’operazione per ernia e problemi di pubalgia. Quell’Europeo avrebbe potuto lanciarmi, me lo ero conquistato. Dopo due anni, che tu lotti per le qualificazioni, dopo essere arrivati primi e aver battuto la Serbia di Milinković-Savić, dopo essere stato un protagonista facendo bene, ti perdi la ciliegina sulla torta, che avrebbe permesso di sfondare. Quello mi ha ucciso. Ho vissuto un periodo molto difficile. Non mi sentivo più come prima“.

“Riparto dalla Lega Pro con umiltà”

Poteva arrivare il grande salto, invece la ripartenza. Di nuovo. “Mi sono rimesso in gioco, ho girato un po’: Ascoli, Palermo, Bari… Poi, nuovi dolori alla schiena. Sono sceso di categoria perché non riuscivo più a esprimermi, non ero più me stesso. Sono ripartito dalla Lega Pro con umiltà, con la voglia di spaccare. Non è mai troppo tardi, non si mai nella vita che possa un giorno tornare su. Voglio crederci, questi infortuni mi hanno tolto tanto e cercherò di riprendermi quello di cui sono stato privato. La fame c’è, e ringrazio ancora il Mantova per questa possibilità e per la fiducia, spero di fare bene qui, di raggiungere la salvezza e magari anche qualcosa di più. Poi si vedrà“.

Non è stato facile rimanere forte di testa, mantenere quella lucidità vitale per non mollare. Ma Gaetano Monachello, da vero uomo d’area, sa prendere le situazioni di petto, lo ha dimostrato. E ora il palcoscenico è tutto suo, può scrivere ancora, di nuovo, la sua storia.

A cura di Lucia Arduini

Redazione

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