Lo sport molte volte riesce ad essere una perfetta metafora degli eventi che si presentano nel corso della vita. Il calcio in particolare ha il potere, se così può essere chiamato, di passare da emozioni estremamente positive per poi improvvisamente cambiare sfumature, portando chiunque viva questo gioco dal sole al temporale in un batter d’occhio.
É successo a Baggio, su quel dischetto che valeva il mondo intero 28 anni fa, ed è successo alla Nazionale azzurra. Prima la gioia dell’Europeo, poi il secondo Mondiale mancato consecutivamente. Un altro giocatore che ha provato sulla propria pelle la giostra di emozioni di questo sport è Francesco Grandolfo, che nel 2011 ha segnato una tripletta in serie A con la maglia del Bari contro il Bologna. Partiamo dall’inizio, chi è Francesco Grandolfo, attuale attaccante del Monopoli?
Grandolfo nasce il 26 luglio del 1992 a Castellana Grotte, un comune di Bari di circa 20 mila abitanti. Prima di far esultare i suoi concittadini, Francesco muove i primi passi nella Pro Inter, per poi fare il salto e vestire la maglia biancorossa. La qualità del ragazzo incanta tutti e così viene promosso in prima squadra. Per Francesco è come vivere un sogno. Da Barreto fino a Bonucci, Grandolfo si trova a condividere il campo con giocatori di altissima qualità quando sulla carta di identità non ha neanche 18 anni.
Se un tifoso qualunque avesse detto a Grandolfo della possibilità di segnare un gol in Serie A nella sua prima partita da titolare, quel ragazzo diciottenne probabilmente lo avrebbe guardato sorridendo, trovando nelle parole di quel tifoso un piccolo, ma lontano, bagliore di speranza. Infatti, di gol Francesco ne farà tre. É il 22 maggio del 2011.
Il Bari già retrocesso e con una situazione societaria non delle migliori, gioca tra le mura del Bologna di Malesani. Il giovane ragazzo, dopo l’esordio contro il Palermo, gioca titolare insieme a Huseklepp. Sotto gli occhi di un certo Di Vaio segna il primo gol dopo neanche trenta minuti, poi supera Viviano per altre due volte. La partita non ha rilevanza ai fini della classifica, ma Grandolfo è il primo giocatore biancorosso a segnare tre reti in trasferta, siglando anche la vittoria più larga in A del Bari. Quel tifoso aveva ragione.
Dopo aver lasciato la sua impronta nella storia, Francesco decide di trasferirsi a Verona, considerando anche i problemi economici del club pugliese. Nel club gialloblù Grandolfo non troverà molto spazio. Per l’esordio con la nuova maglia dovrà attendere fino al mese di aprile. A fine stagione il Chievo non riscatta il ragazzo che torna così a Bari, dove viene mandato in Lega Pro in cerca di minutaggio. Gioca così per il Tritium poi per il Savona ed improvvisamente, nel 2014, Grandolfo, lo stesso giocatore che si guadagnò i titoli di tutti giornali nel 2011, è svincolato. Il calcio riesce ad essere tanto bello quanto crudele, ma il giocatore decide di non farsi catturare dalle memorie e decide di rimboccarsi le maniche, ripartendo dalla serie D. La passione non riconosce categoria, e Francesco la ritrova nel momento più difficile della sua carriera.
Il calcio è strano, ma Grandolfo si ricorda quanto forti erano quelle sensazioni provate sul campo del Dall’Ara. Allora segna 22 reti in Serie D con la maglia della Correggese. Il giocatore si guadagna nuovamente la Lega Pro con la Fidelis Andria. Da quel momento, vestirà le maglie di Bassano Virtus, Sambenedettese e Virtus Verona. Dopo la sua ultima esperienza al Legnago, ecco che Grandolfo trona a casa, in mezzo alla sua gente. La Puglia gli ha dato tanto e adesso è pronto per lasciare l’impronta, ancora una volta.
Doppietta contro il Potenza, che portano Grandolfo a 7 reti e 1 assist in questo campionato. Inoltre, lo studio di scienze motorie per essere completo dentro e fuori dal campo. L’obiettivo con il Monopoli è chiaro: dare il massimo per prendersi il posto play-off e lottare per la Serie B. Il calcio ha saputo trasformarsi in una giostra di emozioni per Francesco Grandolfo, fatta di alti e bassi. Lui tuttavia, non ha mai perso l’entusiasmo di quel 22 maggio 2011, quando quel ragazzo appena diciottenne bussò alla porta della storia.
A cura di Jacopo Morelli
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