Monopoli, Piccinni si ritira citando gli 883: “Non ho nessun rimpianto e nessun rimorso”
Dopo l’uscita dai playoff del suo Monopoli, caduto in casa del Cerignola per 2-1, Marco Piccinni parla in conferenza stampa e annuncia l’addio al calcio giocato all’età di 36 anni. Cresciuto nelle giovanili del Bari, il centrocampista è ricordato con affetto per avere vestito, tra le altre, le maglie del Noicattaro, del Potenza e Fidelis Andria. Qui, in particolare, il barese ha collezionato 109 presenze, 5 gol e 6 assist. Ma è Monopoli la tappa più importante della sua carriera: in casacca biancoverde ha messo in fila 118 presenze, segnando 8 gol e 2 assist.
Piccinni: “Lascio il calcio. Ero insicuro e balbuziente, ma grazie a lui…”
Marco Piccinni ha voluto ripercorrere la propria carriera annunciando l’addio al calcio giocato nel corso della conferenza stampa di quest’oggi: “Quella di oggi non sarà una lunga conferenza strappalacrime. Potete immaginare cosa io stia per annunciare. Dopo un viaggio bellissimo durato più di 16 anni, lascio il calcio. Quando ero bambino, ero insicuro e balbuziente, ma lui mi ha svegliato fino a farmi diventare un capitano. Mi ha cullato nelle notti dopo le vittorie e non mi ha fatto dormire dopo le sconfitte, come quella di ieri. Ci siamo conosciuti quando eravamo giovani, ora sono padre di due figli. Devo tanto al calcio, ma è arrivata l’ora di lasciare”.
Piccinni: “Mi hanno detto di ripensarci, ma ora studio altro. Senza paura”
Sulla possibilità di un eventuale ripensamento in merito alla decisione, Piccinni ha subito voluto chiarire: “In tanti mi hanno detto di ripensarci, ma io sono pronto. È una vita che mi preparo a questo giorno. Sto studiando da molto e cerco percorsi paralleli al calcio. La fine della carriera la vivo senza paura e senza ansie. Il mio più grande successo è quello di avere tanti ragazzi nello spogliatoio che, fino a qualche anno fa, non avevano neanche un diploma ma che ora si stanno laureando”.
Piccinni, il ringraziamento ai due presidenti del Monopoli: ma non solo
Il capitano biancoverde passa ai ringraziamenti al club di cui ha indossato la fascia, cominciando dai due presidenti che l’hanno visto giocare al “Veneziani” di Monopoli: “Devo ringraziare i due presidenti, Onofrio (Lopez, ndr) che mi ha accolto quando avevo poco più di 30 anni e Francesco (Rossiello, ndr) che mi ha rincorso per tanti anni e mi ha preso giusto nell’ultimo anno di carriera. Un ringraziamento anche allo staff di quest’anno, ha lavorato prendendosi rischi e responsabilità che non erano per nulla semplici. Poteva andare in tutt’altra maniera e loro sono stati molto coraggiosi. Ringrazio anche i tifosi del Monopoli, che oggi chiamo la mia gente. Un giorno spero di essere uno di loro. Un ringraziamento particolare lasciatemelo fare allo spogliatoio e alla squadra”.
Piccinni: “Ho visto il buio nei miei ultimi minuti a calciatore: poi la luce”
Piccinni trova il tempo anche di analizzare l’ultimo scontro playoff perso contro il Cerignola. Qui è stato protagonista in negativo per una palla pericolosa persa a centrocampo che ha regalato il vantaggio agli avversari: “Nella partita più importante della stagione ho perso una palla sanguinosa in mezzo al campo, togliendo la speranza ai miei compagni e ai miei tifosi. Erano i miei ultimi minuti da calciatore e ho visto il buio. Pensavo che nello spogliatoio avrei trovato commiserazione e, invece, ho trovato riconoscenza per il percorso umano fatto insieme ed è stata una cosa meravigliosa. Sono passato in un attimo dal buio alla luce e ho capito la cosa più importante: io sono stato un normale giocatore di Serie C, anzi, di Serie C girone C, però riconosco di essere stato un campione nei rapporti umani.
I rapporti umani ti permettono di rialzarti nei momenti bui e permettono alle squadre di uscire anche dalle stagioni più brutte. Lascio il calcio e lascio tanti amici veri e sinceri, a differenza di tanti altri ex calciatori io posso chiudere la mia carriera con il sorriso. Grazie a tutti, è stato un viaggio bellissimo, questa è la mia fermata e scendo qui. Ora mi prenderò un attimo di pausa perché devo resettare i pensieri e sviluppare i percorsi a cui sto lavorando. Conosco benissimo l’ambiente calcistico ma è prematuro parlare di incarichi in società, anche perché non è una decisione che riguarda soltanto me ma dipende dalla società. Non posso dire che non mi piacerebbe, ma mi sono costruire anche altri percorsi paralleli su cui ho investito tanto e che dovrò valutare”.
Piccinni: “A Piacenza uno dei ricordi più belli”
Dopo avere messo alle spalle i ricordi negativi, l’ormai ex centrocampista ha avuto il tempo anche di riportare alla memoria quelli più belli: “Sono difficili da individuare, è stata una carriera ricca di belle esperienze. A Piacenza, dopo la retrocessione, la gente riconobbe l’impegno invece di contestare e fu una delle massime espressioni di sport vissute nella mia carriera. Qui a Monopoli sono tanti i ricordi che porterò nel cuore per sempre. Sarà dura ricolmare le emozioni che lo sport e il calcio ti sanno regalare. Prima della conferenza, scherzando, ho detto che non me ne sarei andato fino a quando non avrei visto il Monopoli in B. La società ha alzato l’asticella anno dopo anno con una visione a lungo raggio”.
Piccinni cita gli 883: “Nessun rimpianto, nessun rimorso. Anche se il Covid…”
Nel chiudere la conferenza stampa, Piccinni rivela di non avere molti rimpianti in carriera, citando una celebre canzone degli 883: “La canzone che mi frulla nella testa è “Nessun rimpianto” degli 883, però penso anche a quello che è successo nella scorsa stagione e a come è andata questa. Io ci credevo, alla squadra lo ripetevo continuamente. Il rimpianto più grosso è l’anno del Covid, chiuso al terzo posto e senza l’interruzione sono sicuro che avremmo chiuso secondi e poi chissà cosa sarebbe successo. Ma adesso non ci voglio più pensare perché ho chiuso questo capitolo e voglio tuffarmi nel prossimo. Non smetto per gli acciacchi fisici ma perché mi sono preparato tanto per la mia prossima vita. Dopo l’ennesimo infortunio, quest’anno, le mie figlie hanno chiesto a Dio di non farmi più infortunare e se lascio è perché lo devo anche a loro”.