Orgoglio e felicità. Un sorriso sincero che sorge spontaneo sul viso. Emozioni tanto semplici quanto profonde. Come quelle provate in casa Pro Sesto lo scorso 6 gennaio. Il palcoscenico San Siro. Pochi chilometri di distanza da Sesto e dallo stadio “Ernesto Breda”. Un tragitto in cui si racchiudono infinite sfumature. Un tragitto breve. Così breve da poterlo percorre quasi il tram. Già, il tram. Uno dei protagonisti di questa storia. Ma torniamo al “Meazza”. Si gioca Milan-Roma. In panchina un giovane ragazzo. Ruolo, portiere. Il nome, Lapo Nava. Questa è la sua storia e del suo legame con la Pro Sesto. A raccontarcela uno dei registi. Il direttore sportivo dei biancocelesti Jacopo Colombo.
Ormai famosa la foto del giovane portiere che tornava a casa da San Siro in tram. “Quell’immagine è la perfetta descrizione del ragazzo. Umile e serio”, ci racconta il ds Colombo. E proprio Colombo fu l’artefice dell’arrivo di Nava a Sesto: “Il retroscena è divertente”. Squilla il telefono. A chiamare uno degli allenatori delle giovanili: “C’è un portiere fortissimo alla Masseroni. E tu giocavi con suo padre”. Il papà è Stefano Nava, ex compagno di Colombo: “Chiamai subito Stefano. Mi disse che Lapo stava seguendo un percorso con il Milan”. Il DS sente allora i rossoneri che decidono di lasciarlo alla Pro Sesto: “Un anno e se lo ripresero”. Un anno importante in cui si capiscono fin da subito le potenzialità del giovane portiere: “Non mi sorprende vederlo lì. Fin da piccolo ha avuto sempre la testa e l’atteggiamento giusto. Lavoro e umiltà”. Con un accompagnatore speciale: “Il nonno lo portava sempre. Non è mai mancato”. A metà anno il derby di mercato: “A contenderselo Milan e Inter. Il ragazzo a fine stagione scelse i rossoneri”.
Un anno di Esordienti a Sesto e poi l’arrivo a Milano. Le giovanili fino alla Primavera in questa stagione. Il 6 gennaio l’emozione di San Siro: “Quando lo vidi in televisione scrissi subito al papà. È stato bello il messaggio che mi mandò per ringraziarci”. Diversi gli anni passati. Anni in cui Lapo ha continuato a crescere. Quasi da non riconoscerlo più: “Ero a Firenze per un corso a Coverciano. Il Milan giocava contro la Fiorentina. Passò la squadra rossonera”. E in mezzo ai giocatori anche lui: “Vidi questo armadio. Solo dopo lo riconobbi”. L’emozione come filo rosso(nero).
A distanza di settimane, l’emozione in Jacopo Colombo. La si percepisce. Forte, viva, profonda. Nelle sue parole, nelle sfumature della sua voce: “È stato bellissimo vederlo in televisione a San Siro. Lapo è un simbolo di molti altri giovani passati nella nostra società”. Il simbolo di un modo di lavorare. Idee, progettualità, serietà. È la filosofia della Pro Sesto. La volontà è quella di far crescere i giocatori. Uno il concetto, non scontato nel mondo del calcio: il tempo. “L’importante è non avere fretta. Bisogna seguire un percorso giusto e graduale. Altrimenti, il rischio è quello di bruciare i nostri ragazzi”, spiega Colombo. E Lapo rappresenta tutto questo. La fatica e il sacrificio dei ragazzi e della società. Simbolo di una modalità di pensare e concepire il calcio. Le soddisfazioni per cui si lavora: “Dietro a ogni giocatore c’è tanto. Dagli allenatori alla società, passando per i giocatori”. L’amore per questo sport: “Una passione che si trasforma in un sogno”.
Da Sesto al Milan. Un viaggio in tram per tornare dopo la prima a San Siro. La prossima volta, potrebbe esserci la macchina. Il portiere, infatti, è da poco diventato maggiorenne. Lapo vuole continuare a crescere. Ascoltando anche i consigli del suo compagno e amico Maignan. Il tempo è dalla sua parte. A Sesto fanno il tifo per lui. Un tuffo nel passato per parare il futuro.
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