Giù il cappello e piccolo inchino. Stiamo entrando pur sempre nella casa di un conte. Massimiliano Carlini, fantasista del Catanzaro. Il ‘conte Max’ da queste parti, ma anche da quelle di Castellammare di Stabia. Classe 1986, nato a Terracina. Segni particolari: uomo promozione. Sì, ma questa parola dalle parti della città dei Tre Colli preferiscono non pronunciarla minimamente, non sia mai. Un secondo posto ottenuto fin qui in stagione e 23 punti conquistati dai giallorossi, 6 reti e 2 assist per Carlini in 13 presenze. Un avvio di stagione formidabile per il Conte Max.
80 presenze e 2 promozioni, di cui una in Serie A. Storica, la prima. A Frosinone Max Carlini ha lasciato un pezzo di cuore: “Ho vissuto 10 anni lì. Ho scalato tutte le categorie. E’ stata la mia seconda casa. Quando passi metà della tua vita in un’altra città, diventi un figlio adottivo”. Padri, figli, generazioni a confronto in un posto come Frosinone che vive di calcio: “Sono come le piazze del Sud, si parla solo del Frosinone. E’ tutto influenzato dal risultato della partita”. Una parte di vita con il giallo e blu addosso: “Io ho iniziato con loro a 17 anni in Beretti. Ho vinto un campionato di C1 a 19 anni”. Mica male.
Dalla Serie C alla Serie A, tutto in due stagioni. Dal 2013 al 2015. Tutto di fretta, per entrare nella storia: “Sono tornato lì dopo una serie di prestiti. Sentivo come se avessi lasciato qualcosa di incompiuto. Abbiamo fatta la scalata C, B, A. Siamo diventati cittadini onorari, è stato un qualcosa di magico”. In certi momenti fai fatica a realizzare, non capisci di essere vicino all’obiettivo finché non lo senti tu: “Nessuno ci credeva realmente. Già la Serie B sembrava qualcosa di bellissimo e grande. A gennaio eravamo quinti e metà squadra è andata via”. Impensabile pensare alla promozione: “Ci compattammo, fino a quel momento avevo giocato poco e niente. Poi diventai titolare, feci le ultime 14 dall’inizio. 3 gol, sono stato l’arma vincente”. Si, se non si fosse ancora capito il conte Max ha una personalità da vendere.
E pensare che Stellone, l’allenatore di quella magica squadra non lo vedeva come un titolare. Ma l’eleganza del Conte non ha tardato a mostrarsi: testa bassa e lavorare. “Mi ritrovai a fare la Serie A”. Ne parla emozionato, quasi come se stesse rivivendo quei momenti in quel preciso istante. In quel Frosinone che arriva secondo e viene promosso in B ci sono due parole che si ripetono spesso nello spogliatoio: “Tra di noi c’era un ragazzo serbo: Cosic. Ci ripeteva sempre ‘Già sai’ e quello è diventato il nostro motto”. Già lo sai che ci andremo in Serie A. “Della tifoseria porto sempre un gran ricordo: abbiamo perso forse 12/13 partite con 4 gol di scarto, ma ci hanno sempre applaudito”. Cuore e orgoglio, parola del Conte: “Quando è arrivata l’aritmetica contro il Sassuolo abbiamo fatto un giro di campo. Tutti in piedi, tutti lì. Noi in lacrime, abbiamo vissuto qualcosa di speciale”. Emozioni, sogni (realizzati) e Serie A: il nobile Carlini si scompone per lasciare andare tutto quello che ha di più vero.
Una stagione e mezzo a Castellammare, una promozione in B e 46 presenze condite da 11 gol e 9 assist. E’ proprio qui che il passo elegante di Max Carlini viene associato alla nobiltà: eccolo il nostro Conte. Le vespe vincono la C e sboccia subito l’amore: “Ho trovato persone splendide. Soprattutto fuori dal campo. Tutt’oggi ci torno spesso”. Un campionato esaltante: “A livello calcistico forse è stata una delle mie migliori stagioni”. La favola però dura poco, ad attenderlo c’è la sua attuale fiamma, quella giallo e rossa.
Ripartiamo dai due colori citati sopra. Con quelli, l’amore nasce facilmente. Soprattutto per il Conte Max. Osannato e ornato spesso con la fascia di capitano dalle parti del Nicola Ceravolo. “Si vive di Catanzaro, ti fanno sentire responsabile dell’umore della gente”. Il giallo e il rosso, di nuovo: “Portiamo sorrisi alle persone con una vittoria. Cerchi di dare il massimo per regalare una gioia”. La promozione tarda ad arrivare e in Calabria si parla di maledizione playoff: “Si ripete troppo spesso, è vero. Ma la negatività porta negatività. Se ricapitasse quest’anno – speriamo di no – non dobbiamo partire con la solita frase. Bisogna ripartire dalla positività”. Tutto può succedere, specie se in campo c’è chi fa magie eleganti come il conte Max: “Ce la metteremo tutta per centrare quella diretta”.
Il giro nella casa del Conte si sta per concludere e mentre riprendiamo il cappello, il padrone di casa ci porge i suoi saluti: “Non abbiamo fatto nessuna scommessa in caso di promozione. Ma vi giuro, ma sarei disposto ad accettare di tutto. Questa è la cosa a cui tengo di più. La ciliegina sulla torta per chiudere qui la mia carriera”.
Ma voi ve lo immaginate cosa farebbe un Conte per la sua… contea?
A cura di Francesco Marra Cutrupi
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