“Sono qui grazie ai miei genitori e a mio fratello che mi hanno sostenuto nei momenti brutti. Ho passato dei periodi difficili, ma mi hanno permesso di crescere“. Un ragazzo semplice Christian Nina, perché “l’unica mia passione è il calcio“. Quella del centrocampista della Vis Pesaro è una storia che inizia dalle vie, dai suoni e dai profumi della sua Napoli: “Una città che vive di questo sport. Ogni volta che si passa dai Quartieri Spagnoli e si passa dal murales di Maradona è una sensazione unica”. Il fil rouge è quello delle emozioni. Le emozioni segnano la sua voce tranquilla ed educata. Partito dalla Campania, nei professionisti è arrivato con la gavetta: “Non è stato semplice. Ho dovuto convivere con la pubalgia e non sempre ho trovato spazio“. Sacrificio, silenzio e tempo: Nina ha saputo attendere il suo momento. “Devo ringraziare la Vis, l’allenatore e i miei compagni“. Il sogno della Serie A con la maglia azzurra, Modric e quel pallone. “A pensarci mi vengono i brividi…“. Già, perché alla fine, è tutta una questione di emozioni.
Passare momenti complicati, viverli, conoscerli, superarli. Dagli infortuni allo spazio da conquistarsi, a partire da Monopoli, la sua prima esperienza tra i grandi: “Diventa un lavoro, vivi lo spogliatoio con ragazzi più grandi. Purtroppo ho sofferto per tre anni di pubalgia”. Poi il cambio di proprietà e il passaggio a Pesaro: “Il primo anno ho sofferto molto con un allenatore che non mi vedeva. Ho trovato pochissimo spazio”. La forza di non mollare, la tenacia nel credere nell’allenamento e nella determinazione: “È stata dura restare sempre sul pezzo. Non giocare non è bello”. Questo l’anno della svolta, dopo alcune panchine la maglia da titolare: “Ho avuto la fortuna di incontrare Banchieri. Un grande allenatore dal punto di vista umano e professionale che mi ha dato l’opportunità di dimostrare il mio valore”. Prestazioni e i due gol: “Un’emozione unica, ogni tanto li riguardo”. E un grazie va alla Vis Pesaro: “Una grande società che non ti fa mancare nulla, una bellissima tifoseria, un allenatore speciale e un gruppo fantastico che cerca di migliorare ogni giorno sul campo”.
Da Napoli e la scuola calcio vicino a Pompei a Pesaro alla rincorsa di quel pallone. In campo “dicono che assomiglio a Torreira. Mi piacerebbe poter giocare con Modric“. Anche se al suo fianco c’è già un centrocampista diventato per lui un riferimento: Mirko Valdifiori. “Con lui ho un legame fantastico, è come un fratello maggiore per me. In ritiro siamo sempre in camera insieme. Avere nello spogliatoio figure come lui, Pucciarelli, Tonucci è importante. Persone eccezionali che sono sempre a disposizione per aiutarti. Chiedo sempre consigli per imparare”. Il più importante? “Mirko mi dice di andare sempre forte, il lavoro ripaga sempre”. E al primo gol “mi ha scritto un messaggio bellissimo”. Tutto grazie al lavoro, sempre. “I momenti negativi che ho passato sono diventati la mia forza oggi. Sono quello che sono anche grazie a quelle difficoltà. Mi hanno aiutato a trovare una maggiore convinzione e cattiveria. Non è stato semplice uscirne”. Passare per la sofferenza, conoscerla, diventare grandi. “Mi sveglio pensando al calcio, vado a dormire pensando al calcio. È la mia vita”. Christian insegue il suo sogno.
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