Tra le previsioni contenute nella dichiarazione di intenti per la lotta contro l’antisemitismo sottoscritta oggi 27 giugno al Viminale, si è deciso di vietare l’utilizzo, in merito al mondo del calcio, del numero 88 sulle casacche di gioco. Il motivo? Il numero 88 è usato dai gruppi neonazisti per simbolizzare il saluto Heil Hitler.
Questo il comunicato ufficiale: “L’intesa, tra il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi, il Coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Giuseppe Pecoraro e il Presidente della Federazione italiana giuoco calcio Gabriele Gravina, si pone l’obiettivo di rafforzare le azioni di contrasto al fenomeno, intervenendo con iniziative che coinvolgono le Istituzioni, i tesserati e le tifoserie. Nel documento, accanto ad attività di sensibilizzazione e comunicazione sulle tematiche dell’antisemitismo – organizzazione di visite al Binario 21 e in altri “luoghi della memoria”, collaborazioni con media e social network – sono previste azioni concrete, tra le quali l’inserimento nel codice etico delle società di un riferimento esplicito alla definizione di antisemitismo elaborata dall’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), l’impegno a non assegnare ai giocatori la maglia con il numero “88”, l’interruzione della partita al verificarsi di cori, atti ed espressioni di stampo antisemita, il rigoroso rispetto dell’assegnazione nominale del posto negli stadi“.
Il Ministro dell’Interno Piantedosi: “È la finalizzazione di un obiettivo che ci siamo posti alcune settimane fa e che, accanto ad un evidente valore simbolico, riveste anche grande concretezza. È la prosecuzione di un percorso virtuoso che abbiamo intrapreso anche su sollecitazione dello stesso mondo dello sport. Una risposta adeguata ed efficace a un intollerabile pregiudizio che, ancora troppo spesso, si manifesta nei nostri stadi. L’antisemitismo va combattuto con forza, insieme a tutto ciò che esclude, disprezza e discrimina ogni essere umano, ogni gruppo sociale, ogni minoranza. La dichiarazione d’intenti firmata oggi rappresenta solo il primo passo di una più ampia strategia che si tradurrà in un nuovo documento sulla prevenzione e il contrasto di tutte le forme di razzismo e discriminazione nello sport”.
Il Ministro per lo Sport e i Giovani Abodi: “La firma odierna della “Dichiarazione d’intenti per la lotta contro l’antisemitismo nel calcio” è un ulteriore passo avanti che concretizza gli impegni presi dal nostro Governo sul tema del contrasto alle discriminazioni in ambito sportivo, definendo la linea di azione fortemente voluta da tutte le parti firmatarie. Lo sport è una difesa immunitaria sociale e individuale e come tale va rafforzato anche dal punto di vista educativo e formativo, affermando con concretezza e pragmatismo la supremazia del Rispetto, in tutte le sue forme. Con questo protocollo rilanciamo l’impegno contro l’antisemitismo nel calcio, che allargheremo a tutte le altre discipline sportive e alle varie forme di discriminazione, attraverso tredici punti che costituiscono l’architettura delle azioni che attueremo in collaborazione con tutti i portatori d’interesse, tifosi inclusi, partendo dalla prevenzione e dando maggiore concretezza al contrasto di comportamenti e linguaggi discriminatori. Auspichiamo, quindi, un’ulteriore e diffusa assunzione di responsabilità, sistemica e sistematica, che sia coerente con i valori dello sport che vanno promossi, tutelati e interpretati, coerentemente”.
Il Coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Pecoraro: “Con la sottoscrizione oggi della dichiarazione d’intenti è stato conseguito un importante risultato nella lotta all’antisemitismo. Risultato che potrà essere ancor più efficace e rilevante grazie all’applicazione che ne verrà data dalla Federazione e dalle Leghe e se le società sportive ne condivideranno in pieno lo spirito”.
Il presidente della FIGC Gravina: “Il mondo del calcio è unito nel contrasto all’antisemitismo e a ogni forma di discriminazione. Con questa dichiarazione d’intenti ribadiamo, ancora una volta, come il nostro sport debba essere sempre più inclusivo e, allo stesso tempo, uno straordinario veicolo di messaggi positivi. Grazie ai suoi valori più profondi e alla sua eccezionale forza comunicativa, il calcio si offre strumento di coscienza civica per educare all’accoglienza e al rispetto. Su queste tematiche non si indietreggia di un centimetro, perché la credibilità del calcio, anch’esso ferito e danneggiato da comportamenti discriminatori, ha un riflesso diretto sulla società italiana”.
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