Allenamento finito. Una passeggiata in centro. “Sto arrivando…”. Il messaggio per farsi sentire e la corsa per arrivare in tempo. Riccardo Oddi è abituato a correre. Lo fa da sempre, sin da quando ha iniziato a tirare calci a un pallone. L’arrivo al solito bar verso la piazza. Parma la conosce bene. Ci è cresciuto ed è li che ha mosso i primi passi nel calcio. Una passione nata sin da piccolo, grazie “a papà, ex calciatore con un passato nelle giovanili dell’Inter” e per emulare il fratello più grande. Il sogno è quello di tanti bambini “diventare calciatore”. Il cassetto dei desideri è appena stato aperto, così come quello dei ricordi. Riccardo si lascia andare e si racconta.
A Parma è iniziato il percorso. “Vestire questa maglia per me è stato tutto. Allenamenti, tornei, il pranzo in macchina e la fascia da capitano”. Sogni ed emozioni di chi da bambino ha vissuto momenti esaltanti “come quel torneo internazionale vinto contro squadre come Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Juventus…”. Poi il fallimento… “Non volevo lasciare Parma”, ma il calcio come la vita ci mette davanti a delle scelte. Giuste o sbagliate solo tempo può dirlo, ma non è nemmeno semplice scegliere. “Mi volevano tutte le squadre più forti d’Italia. Dall’Inter alla Juventus fino alla Fiorentina“. Dopo una breve parentesi al Sassuolo, però, è il Milan a chiamare. “Ricordo quel giorno come fosse ieri”.
Rossonero da una vita per tifo e quel sogno di vestire la stessa maglia del suo idolo Maldini. “Un giorno mio papà mi fece trovare una maglietta del Milan a casa”. Nessun regalo. “Questa te l’hanno spedita da Milano perché ti vogliono là”. Poi il tragitto. Un viaggio carico di emozioni, di pensieri a ripercorrere la strada fatta e quel sogno pronto a diventare realtà. “Il giorno in cui ho firmato ero senza parole“. Poi la nuova vita, lontano da casa. Non c’è tempo per pensare. Bisogna crescere. “All’inizio è stata dura stare lontano dalla famiglia, ho anche pianto in Convitto”, ma carattere e determinazione hanno prevalso.
Primi allenamenti e la voglia di andare sempre più avanti passo dopo passo. “Volevo arrivare a Milanello e giocare con la Primavera”. La paura di fallire nel vocabolario di Riccardo non esiste. Perché soltanto quella può impedire la realizzazione di un sogno. La corsia mancina è il suo habitat naturale. Maldini lo osserva durante le partite e “ogni tanto veniva a darmi qualche consiglio su dove dover migliorare”. Un attimo di pausa, perchè l’emozione del momento è ancora grande. Insegnamenti che si portano dentro per tutta la vita. Poi l’arrivo in Primavera e gli allenamenti a Milanello al fianco della prima squadra.
Il calcio fa parte della quotidianità ormai. L’interruzione e lo sguardo ai Mondiali “vince la Francia 1-0, ha segnato Theo”. Un leggero sorriso e la macchina dei ricordi torna a Milanello. “Riccardo oggi vai allenarti con i grandi” e in un attimo ti trovi a condividere lo spogliatoio con Theo Hernandez, Ibrahimovic e tutti gli altri campioni rossoneri. Sogni e destino che si incrociano anche a distanza di anni. “Era appena arrivato in Italia e parlava poco italiano, ma è sempre stato super disponibile”. La foto e quella voglia di imprare da lui i segreti del mestiere.
Non solo Theo, perché entrare nello spogliatoio del Milan non è certo semplice quando sei giovanissimo. Timore reverenziale, soprattutto difronte a Ibra. “In campo non guarda in faccia nessuno, ma giocare al suo fianco ti fa crescere. In allenamento gli chiesi diversi consigli e lui si mise a spiegarmi cosa dovevo fare”. Da Ibra all’amicizia con Castillejo: “con lui ho legato sin da subito. Mi ha regalato la sua maglia per il mio compleanno e ogni tanto ci sentiamo ancora. Con lui come con Caldara”.
Dagli insegnamenti dei compagni fino a Stefano Pioli: “Ho imparato molto con lui e ogni tanto scherzava parlandomi in dialetto“. Nessun esordio, forse un pizzico di rammarico per questo ma “sapevo che mi mancava l’esperienza adatta per restare lì”. Il viaggio a tinte rossonere sta per volgere al termine. Il cammino nel calcio giovanile si sta per concludere, senza dimenticare alcune soddisfazioni. Quella foto sul profilo parla chiaro: “La fascia da capitano in Primavera. La riguardo spesso. Essere lì con la maglia che hai sempre sognato e in più con la fascia dà un bel impatto”. Ricordi, emozioni e sogni tornano nel cassetto, perché ora è tempo di tuffarsi nel calcio dei grandi.
“Il primo anno tra i professionisti è stato difficile”. Uscire dal settore giovanile del Milan e trovarsi catapultato in una realtà diversa non è un passaggio facile. “A ottobre volevo andarmene. Mi è arrivata la richiesta di tornare al Milan in Primavera vista l’imminente partenza di Kerkez”. Una sconfitta. Parola che Riccardo non ama particolarmente. “Ci pensai un attimo, ma poi capii che sarebbe stato fare due passi indietro e sono rimasto a Trento per dimostrare il mio valore“.
Questione di carattere. Voglia di dimostrare e di arrivare. “Sono riuscito a guadagnarmi il posto da titolare e giocare tutte le partite del girone di ritorno”. Ribaltare i pronostici e vincere in rimonta. La vita del calciatore. “Ho fatto quel salto che serviva grazie anche all’aiuto dei compagni più grandi”. Guardarsi dentro per crescere e migliorare perché “non è sempre colpa degli altri”. Poi a giugno la nuova chiamata di Tabbiani…
“Tabbiani mi voleva già nella scorsa stagione, ma poi scelsi Trento”. L’arrivo a Fiorenzuola soltanto rimandato. “Quest’anno non ho esitato e ho scelto di accettare le proposta della società“. Il ritorno a casa in famiglia e la voglia di rimettersi in gioco. “Inizialmente ho fatto fatica ad entrare nei meccanismi, sembravo fuori dal mondo”. Quel pensiero di mollare soltanto sfiorato “volevo cambiare sport (ride n.d.r.)” e gli ostacoli da voler superare. “Mi sono rimboccato le maniche, ho chiesto consigli a Tabbiani e da lì ho sempre giocato fino ad oggi“. Per qualche settimana il primo posto e ora quota 32 punti in classifica in piena corsa playoff. “Il nostro obiettivo è quello di restare lì fino a fine campionato“. Il gruppo c’è, il gioco anche, non manca davvero niente anche se inizialmente si è dovuto superare qualche incomprensione.
“Dopo Ancona ci siamo parlati in spogliatoio e abbiamo aggiustato alcune cose e siamo riusciti a trovare risultati importanti”. Il 5-0 contro la Reggiana: “E’ stata dura”, ma la vera sfida “è stata quella di Olbia perché dovevamo dimostrare che quella contro la Reggiana non fosse una vittoria frutto del caso“. Ne arrivarono cinque consecutive: “Un bel punto di forza per tutta la squadra”. Chiudere al meglio il 2022 e l’obiettivo gol come un chiodo fisso nella testa: “Voglio segnare due o tre gol, oltre a fare diversi assist”… poi il nastro si riavvolge per un secondo: “Ricordo un gol segnato all’Inter. Una punizione defilata in un torneo a Piacenza”. I pensieri si incrociano con il passato, ma lo sguardo è fisso verso il futuro.
Il tempo volge al termine. Le 21 sono arrivate inesorabili, ma prima di salutare Riccardo c’è spazio per un’ultima scommessa. “Dovessi segnare esulto come Cristiano Ronaldo”, la stretta di mano e i saluti. Domani è tempo di tornare al campo perché “ogni allenamento è come una finale di Champions”.
Riccardo si avvia verso casa. Il tragitto. La camera. Sempre gli stessi. Come quel cassetto. Si chiude quello dei ricordi e rimane aperto quello dei sogni: “Mi piacerebbe arrivare a giocare in Premier League”. Riccardo va di corsa. Sorriso, determinazione e carattere per prendersi il futuro.
Quello che Riccardo ha mostrato nel girone di andata è certamente degno di nota: 18 le presenze collezionate in questa prima parte di stagione. Uomo inamovibile della difesa, ha da subito dato il suo apporto alla causa rossonera, la stessa per cui darà il massimo anche nel girone di ritorno.
A cura di Simone Brianti
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