180 minuti per continuare a sognare, la stagione del Padova è agli sgoccioli: domenica 5 giugno alle ore 21 scenderanno in campo contro il Palermo per la finale d’andata del torneo. Il campione del mondo è stato in grado di prendersi subito la squadra in mano e di condurla fino alla quasi rimonta sulla capolista Sudtirol. Ha vinto anche un trofeo, la finale della Coppa Italia Serie C proprio contro gli altoatesini. E Oddo di finali se ne intende.
La sua prima finale in assoluto fu alle Universiadi del 1997. Quando nelle altre discipline nascevano delle leggende come Valentina Vezzali e Yuri Chechi, la nazionale di calcio vinceva il suo primo oro nella storia della competizione. Quella squadra, con Paolo Berrettini in panchina (ex allenatore di Viterbese e Rieti), aveva scoperto la leadership difensiva di un giovanissimo Oddo.
Il suo rapporto con le finali continua nel 2004, quando il giocatore pescarese indossa la maglia della Lazio. Era la finale di Coppa Italia contro la Juventus, detentrice del campionato e finalista in Champions League. Anche il quel caso l’atto conclusivo era diviso in due partite. In entrambe Oddo dominava sulla fascia destra: prima ai danni di Nedved, e poi sul futuro compagno Zambrotta. Il risultato complessivo recita 4-2 per i biancocelesti e Oddo alza il primo trofeo con il club della sua carriera.
Due anni più tardi, dopo una grande stagione da capitano della Lazio, il ct Lippi lo convoca per il Mondiale in Germania. In quella spedizione giocò solo 68 minuti nei quarti di finale contro l’Ucraina. Ma si rivelò un uomo spogliatoio imprescindibile per gli azzurri. Rimane indimenticabile il taglio del codino di Camoranesi sul campo dell’Olympiastadion di Berlino. Giusto qualche metro più in là Grosso aveva tirato il rigore decisivo.
Chiusa l’esperienza laziale nel gennaio del 2007, passa al Milan dei vari Pirlo, Maldini e Nesta. Una squadra stellare che riuscirà a vincere la Champions League nella famosa finale di Atene contro il Liverpool. Oddo riesce subito ad integrarsi bene in squadra. Infatti in quella partita Ancelotti lo schiera titolare. Con una doppietta, Inzaghi la risolve e i rossoneri alzano la settima Champions League. Grazie a quella vittoria, riuscì a disputare altre due finali: prima nella Supercoppa Europea contro il Siviglia, poi nel Mondiale per club contro il Boca Juniors. Sarà con i rossoneri anche nella finale di Supercoppa Italiana nel 2011 contro l’Inter ma non scese in campo.
Nella carriera da allenatore, c’è anche un’altra finale vinta. Ovvero quella dei playoff di Serie B del 2016 sulla panchina del Pescara contro il Trapani. L’unica finale persa nella sua carriera rimane quella con il Perugia nei playout di B: nel 2020 dovette affrontare il “suo” Pescara, perdendo ai rigori dopo la doppia sfida. Una macchia che comunque non rovina uno scenario scintillante di finali. E a Padova si augurano che la tradizione possa essere mantenuta.
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