La Samb, Galeone e Max Allegri: chi è Palladini, l’eroe delle promozioni rossoblù

La Sambenedettese torna in Serie C. Ecco chi è l’artefice delle stagione capolavoro dei marchigiani.
“Nemo propheta in patria”. Nessuno è profeta a casa propria. Un detto, un aforisma, una legge di vita. Spesso è difficile emergere e fare la differenza nei contesti che meglio si conosce, laddove le cose apparentemente sembrano più facili. Spesso, non sempre. A volte è possibile. Palladini ne è la prova vivente. Ottavio, come i tifosi preferiscono chiamarlo, ce l’ha fatta. La Sambenedettese torna in Serie C dopo 5 anni. Lo fa espugnando il “Bonolis” di Teramo al termine di novanta minuti di fuoco.
La ciliegina sulla torta di una stagione impeccabile per i rossoblù, che vincono con tre giornate d’anticipo il girone F di Serie D dopo averlo dominato in lungo e in largo sin dall’inizio. Partita con l’ambizione di fare un campionato di vertice, la Sambenedettese, giorno dopo giorno, si è trasformata in una vera e propria macchina schiacciasassi, in grado di conquistare la bellezza di 69 punti in 31 giornate, frutto di 20 vittorie, 9 pareggi e sole 2 sconfitte. Una squadra costruita in estate per tornare fra i professionisti, poi impreziosita dall’arrivo dalla Recanatese nel mercato invernale di Alessandro Sbaffo, lusso per la categoria. Un mix perfetto di giovani ed esperti, dal baby portiere Orsini all’ex Serie A Fabbrini, da Touré a bomber Eusepi, il tutto amalgamato e tenuto insieme dalla sapiente mano di Ottavio Palladini. Già, proprio lui. Un nome, una garanzia da queste parti.
Senso d’appartenenza, mentalità vincente, “sambenedettesità”: ecco l’universo di Ottavio Palladini. Nato, cresciuto e diventato uomo in riviera, questa non è la prima gioia che l’attuale allenatore della Samb regala alla sua gente. Si tratta, infatti, della quarta promozione ottenuta da Palladini sulla panchina dei rossoblù, la terza da Serie D a Serie C dopo quelle arrivate al termine della stagione 2012/13 e della stagione 2015/16.
Una collezione di successi che, però, affonda le sue radici in qualcosa di più grande, in un legame strettissimo tra questi colori e la persona di Ottavio Palladini, che per San Benedetto e per la Samb non ha mai fatto un passo indietro, rispondendo sempre presente nel momento del bisogno, da giocatore prima e da allenatore poi.
Dall’esordio alla Serie A con il Pescara
I primi calci ad un pallone nella “Coupe” di zio Dino Olivieri, poi nella Folgore di Luigi Urini. Sin da bambino con un solo sogno: vestire la maglia della “Samba”. Sì, perché San Benedetto non è solo mare, palme e spiaggia, ma anche e soprattutto calcio. In particolare per chi è nato tra gli anni 60′ e gli anni 70′ e fa parte di una delle ultime generazioni cresciute sui gradoni del mitico “Ballarin”, tra derby contro l’Ascoli e partite storiche, come quell’indimenticabile Sambenedettese-Milan 1-1 del 30 Gennaio 1983. Palladini c’era e quel sogno l’ha coronato. L’esordio arriva nella stagione 1989/90 in Coppa Italia, contro il Pescara. Ironia della sorte. Poi continua in rossoblù altre tre annate, tra Serie C1 e Serie C2, vincendo anche una Coppa Italia di Serie C. Da qui il passaggio proprio al Pescara. Il suo non sarà un addio, solo un arrivederci.
In Abruzzo la sua carriera decolla. Centrocampista “rognoso”, di quantità, abile negli inserimenti, Palladini è il perfetto prototipo di “numero otto” moderno. In campo dà anche l’anima e non fatica a conquistare in fretta la piazza biancoceleste. A Pescara sperimenta la Serie A, esordendo con vittoria all’Olimpico contro la Roma nel settembre del 1992. In panchina un mostro sacro del calcio nostrano come Giovanni Galeone, in mezzo al campo un certo Massimiliano Allegri. Resta a Pescara, tra Serie A e Serie B, fino al 1998. Nel mentre di allenatori e giocatori ne passano. Francesco Oddo, Delio Rossi, Ivo Iaconi in panchina, personalità come Dunga nello spogliatoio, ma anche Ivan Tisci, attuale allenatore del Pineto. Ottavio è una spugna, con loro c’è solo da imparare. Dopo una parentesi a Vicenza fa ritorno a Pescara. Qui resta altri tre anni, dal 2001 al 2004. Tornato con la squadra in Serie C1, contribuisce da capitano al salto in Serie B nella stagione 2002/03 e diventa il giocatore con più presenze nella storia dei delfini, ben 322 . Mica male.

Il ritorno a casa
Si sa, i viaggi belli terminano sempre con un ritorno a casa. A volte doloroso, in altri casi molto dolce. Così è stato per Ottavio Palladini, ma non subito. Dopo Pescara, tre stagioni sempre in Abruzzo, in Serie C1 al Giulianova dal 2004 al 2007 e poi ancora la maglia rossoblù. Un amore, un’ossessione, una chiamata a cui non si può dire di no. Palladini gioca ancora due stagioni prima di appendere gli scarpini al chiodo. La sua avventura da giocatore termina (o quasi) con la retrocessione in Serie C2 della Samb, che poi sparirà dal professionismo nell’estate 2009 per fallimento. Si deve ripartire dall’Eccellenza. E anche stavolta Palladini c’è. Dopo tre giornate del campionato 2009/10 è lui, alla sua prima esperienza in panchina, a guidare i rossoblù. Quelli che fino a poco prima erano suoi compagni diventano i suoi ragazzi, e con loro ottiene subito la promozione in Serie D. L’ultima partita è da brividi. Al Riviera delle Palme, davanti al suo popolo, torna anche lui in campo da giocatore-allenatore nel secondo tempo e segna su rigore il quarto gol del 5-0 sul Biagio Nazzaro. Vera last dance da giocatore e festa promozione. Uno spettacolo.
Umiltà, lavoro, abnegazione. Da allenatore Palladini è stato “tutto Samb”. In 7 stagioni diverse sulla panchina dei rossoblù, tra Eccellenza, Serie D e Serie C , è sempre andato oltre i fallimenti, le difficoltà societarie, la categoria. Sì, perché non solo è stato autore, come detto già, di altre tre promozioni, ma anche un uomo che ha lavorato per il bene della Sambenedettese ad ogni livello. Tra il 2019 e il 2021, infatti, ha rifiutato offerte per tornare ad allenare tra i grandi e si è dedicato alla crescita delle giovanili della Sambenedettese, per cercare di avviare, a partire dall’U13, un progetto di crescita e valorizzazione dei migliori talenti del territorio. Il tutto prima dell’ennesimo fallimento del club marchigiano e la nuova ripartenza, stavolta, però, sotto un nuovo segno. La svolta è arrivata con l’avvio della gestione Massi e la volontà di ricostruire la “Samb dei Sambenedettesi”. Da qui la scelta. Panchina nuovamente a Palladini per la stagione 2024/25 e il resto è storia. “Ottavio uno di noi” questo il coro che risuona dalla curva “Massimo Cioffi” nelle partite casalinghe al “Riviera delle Palme” e che probabilmente si udirà fino a tarda notte per le strade della città marchigiana. Dal porto a ciò che resta del vecchio Ballarin, dal lungomare al centro storico. Un omaggio meritato, per un hombre vertical che ha sempre messo San Benedetto al primo posto.