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Padalino si racconta: “La Champions con la Fiorentina, Van Basten e il 5 maggio in stampelle. Quel ricordo con Batistuta…”

Su Whatsapp ti accoglie la sua faccia sorridente e il ritratto di lui che entra su Luis Figo. Giocare al Camp Nou davanti a 120mila persone obiettivamente lascia il segno. Si pagherebbe per emozioni del genere, noi le abbiamo vissute e ci pagavano anche”. Così Pasquale Padalino descrive quella serata magica. Era il 10 aprile del 1997 e il difensore foggiano scendeva in campo con la sua Fiorentina insieme ai vari Batistuta, Rui Costa e Toldo, contro il Barcellona di Ronaldo e Figo. Il palcoscenico è quello della semifinale di Coppa delle Coppe e gli spettatori quegli scalmanati catalani. Eppure i viola reggono e chiudono la partita sull’1-1: da una parte Nadal, dall’altra Gabriel Omar. Padalino? Uno dei migliori in campo.

“Quando sei in campo pensi solo alla gara, ciò che è intorno incide solo in alcuni momenti”. Sarà stato questo il segreto. La calma dei forti. Quella partita contro il Barcellona fa parte di un’emozione che porti sempre con te e che è difficile da spiegare a chi non l’ha vissuto”. 

Padalino: “Batistuta? Un grande. Ringrazio Sacchi per la Nazionale”

Serate europee che divennero un’abitudine per Padalino, tra Champions League e Coppa Uefa. Anche grazie a una Fiorentina stellare. Quando giochi con altre squadre li vedi come avversari e apprezzi solo il lato sportivo. Poi quando riesci a entrare nella loro sfera umana apprezzi anche questo aspetto. Da fuori li vedi come irraggiungibili ma sono dei ragazzi straordinari. I vari Batistuta, Rui Costa, Toldo e Mijatovic sono tutti calciatori che oltre ad avere un grande talento, avevano una sensibilità che non si percepisce fino a che non la condividi con loro. Personaggi importanti anche sulla panchina, a partire da Trapattoni. “Ogni allenatore mi ha lasciato qualcosa. Anche se non è il Trapattoni o il Ranieri di turno che formano una parte importante della tua carriera, ma è quello che riesci a creare con la tua squadra”.  

Un rapporto speciale soprattutto con Batistuta. In una partita a Reggio Calabria mi capitò di fare un autogol. A fine gara venne da me Batistuta per tirarmi su evitando di farmi sentire il peso di quello che era successo. Poi anche nelle interviste post partita mi esaltò. E questo è stato solo uno dei tanti momenti belli che ho condiviso con lui e gli altri”.  

Batistuta Fiorentina

Con la maglia viola, Padalino conquista anche quella azzurra della Nazionale. Amichevole tra Italia e Bosnia nel 1996. Sulla panchina Arrigo Sacchi. “Mi ha dato questa grande possibilità e lo ringrazio. Anche giocare con i vari Maldini e Albertini che conoscevo dall’Under 21 è stato fantastico”.  

Il 5 maggio 2002 e Van Basten

Percorso da calciatore iniziato nella sua Foggia, anche se la carriera di Padalino poteva prendere una piega diversa fin da subito. Da giovane sono stato spesso e volentieri nel mirino di squadre come Inter, Juve e Milan. Poi per motivi di cui noi giocatori non sempre veniamo a conoscenza, non si è mai concretizzato il trasferimento”. Inter che finalmente raggiunge sul finire della sua carriera, nella stagione 2001/2002. “Ci andai nello scambio tra Bologna e Inter con Fresi. Non ero in condizioni ottimali e feci una sola presenza in Coppa Italia. In quella partita ebbi un infortunio molto grave e terminai lì la mia stagione. È durata poco ma ho avuto la fortuna di conoscere da vicino l’ambiente della casa Moratti. Poi quel 5 maggio 2002 lo vissi a casa con le stampelle“. 

In quell’epoca la Serie A ti permetteva di confrontarti con i migliori al mondo anche se giocavi con una squadra di metà classifica.Quando ho incontrato Van Basten io ero al Foggia e lui al Milan con i due olandesi. Ero molto giovane, avessi avuto un’esperienza diversa avrei ammortizzato meglio il confronto con questi fenomeni. Credo sia lui quello che mi ha impressionato di più nella mia carriera“.

zeman foggia  

Gli inizi a Foggia e quella possibilità di andare in una big

Dai campi sterrati di Foggia allo Zaccheria: il sogno era realizzato. “Arrivare all’apice con quella maglia, con Zeman, in quel momento storico e far parlare tutta l’Italia è una soddisfazione che non immaginavo potesse arrivare”. Quei rossoneri facevano da esempio a tutta Europa. Essere allenati da Zeman in quel periodo è stata una grande crescita formativa che mi porterò per sempre dietro. Portava un calcio diverso da tutti gli altri. Siamo stati l’innovazione che è attuale ancora oggi“.  

La mappa è tracciata: le origini a Foggia, la consacrazione a Firenze (senza dimenticare la parentesi di 90 minuti a Barcellona) e la chiusura a Milano (prima del ritiro effettivo a Como). Ora Padalino si gode la vita da allenatore con la Turris, portando nel cuore tutti questi ricordi indelebili.

Di Filippo Rocchi