Tra Serie A, B e i tre gironi di Lega Pro c’è soltanto una squadra che a metà novembre può vantare un cammino da imbattuta ed è il Padova. Otto vittorie, cinque pareggi e zero sconfitte. E la squadra di Vincenzo Torrente, mantenendo quest’ultima casella ancora vuota, si ritrova al secondo posto in classifica dopo 13 turni.
I veneti si sono riscoperti estremamente solidi in difesa. I 21 gol segnati e gli appena 7 subiti li rendono la miglior difesa del girone A (e la seconda di tutta la C insieme ad Avellino e Turris, alle spalle della Juve Stabia).
Il dato è lo specchio del rendimento generale ma soprattutto della difesa e di Antonio Donnarumma, portiere e capitano, che in 11 presenze ha incassato 6 reti. Sempre presente, tranne che nelle prime due partite di campionato. Ma Alessandro Zanellati non ha fatto sentire la sua mancanza e nei 180 minuti in cui si è trovato a difendere i pali del Padova ha portato a casa un pareggio e una vittoria. Incassando appena un gol. Insomma, imbattuto anche lui. Tra l’altro Zanellati è un classe ’99 e i suoi 24 anni riportano l’attenzione anche su un altro pregio di questo Padova: la capacità di ringiovanirsi. Il novembre biancorosso, tra campionato e Coppa Italia Serie C, è trascorso con una primavera di esordi che ha permesso di apprezzare alcuni elementi del settore giovanile. Con i debutti di Toldo, Beccaro e Montrone (18 anni i primi due e 17 il secondo) il Padova ha ribadito quanto il suo vivaio riesca sempre a regalare interessanti sorprese.
Poi la gestione di Torrente fa il resto. “Non siamo i più forti ma dobbiamo lavorare per diventarlo”, una frase ripetuta come un mantra. Perché la stagione è lunga e l’allenatore vuole evitare cali di concentrazione, a parole e con i fatti. La rosa che ha a disposizione comunque gli consente di mettere in campo una squadra ben organizzata e soprattutto affamata. Il mercato estivo gestito dal direttore sportivo Massimiliano Mirabelli ha permesso a Torrente di avere dei giocatori in grado di calarsi perfettamente nella categoria e pieni di voglia.
Non se ne parla tanto, e non è una novità, ma l’obiettivo silenzioso è sempre il tanto cercato salto di categoria. Sogno antico ma in cui – sempre senza urlarlo – l’ambiente inizia a sperare un po’ di più adesso che ha imparato ad apprezzare questo Padova di sognatori concreti. A qualcuno ricorda la squadra che riuscì a salire in Serie A nel 1994: senza grandi nomi ma solida e lanciata verso l’obiettivo. La società c’è (oltre a Oughourlian la svolta l’ha data la più recente elezione del padovano Peghin a presidente), la squadra pure. Con un allenatore dedicato e giocatori di categoria, la piazza si gode il momento. E forse ora, più di altre volte, guarda avanti con una ritrovata fiducia.
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