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Il dolore della perdita, la spinta degli affetti e l’istinto: Liguori, a Padova “rovescia” una carriera

Credit Martina Cutrona

Il gol? È tutto per il mio papà”. Nemmeno un gesto atletico dall’esecuzione perfetta; di quelli che capitano in poche occasioni durante una carriera intera. Neanche la soddisfazione di poter accreditarsi la vittoria della squadra in una delle partite più sentite dalla tifoseria. Nulla di tutto ciò. Il gol in rovesciata di Michael Liguori, esterno destro del Padova, nel derby con la Triestina è il regalo più dolce. Per una squadra, il Padova appunto, che potrà affrontare la capolista Mantova, al rientro dalla sosta natalizia, con la forza dell’imbattibilità. Per una tifoseria che in massa segue i propri beniamini nella trasferta al Nereo Rocco e per un ragazzo che, avvolto dalla sua modestia e dall’umiltà che il corso della sua infanzia gli trasmette, può alzare gli occhi al cielo e festeggiare una realizzazione personale cercata e meritata. Questo è Michael Liguori; il pallone come emblema dei valori della vita.

Padova Liguori
Credit Martina Cutrona

La forza dell’irrazionalità dei sentimenti: il gol di Liguori

Non pensarci. Agire di istinto e attendere l’esito del tentativo. È questo ciò che pensa e fa, in una frazione di secondo, Michael Liguori al 56’ minuto del derby contro la Triestina. Pochi istanti per ragionare, ancora meno per l’esecuzione. “Ogni impulso che cerchiamo di soffocare fermenta nella nostra mente e ci avvelena”- afferma Oscar Wilde. È sempre meglio tentare. Non lasciarsi trascinare dalle possibili conseguenze. Spazio all’irrazionale. Alla follia di un gesto tecnico di quelli che ammaliano lo spettatore. Che sbalordiscono anche chi li realizza. È così che Liguori conduce alla vittoria il suo Padova nella bolgia del derby del Triveneto. Con un gol in rovesciata (LEGGI QUI) di quelli che potrebbero finire sulla copertina degli album delle figurine. L’esterno destro classe 1999 decide un match bloccato con un’esecuzione impeccabile. Frutto dell’inconscio; dell’istinto. Una forza invisibile, ma sempre presente. Una spinta capace di sormontare la contingenza. La sensazione di qualcosa o qualcuno che invita ad agire e a non tirarsi indietro. Chissà. Forse anche nella testa, o nel cuore, di Michael si innesca questo meccanismo. Lo stesso che lo porterà a rialzarsi dopo la girata al volo, ad alzare la testa al cielo e ringraziare qualcuno che dall’alto rende possibile questa enorme soddisfazione. E al quale non resta che dedicare un gol che è testimonianza di sacrifici, rinunce e dolori ripagati dalla forza d’animo. Una rete che fa volare i sentimenti e riaccende la memoria. Un grazie a chi non c’è più, ma che rende possibile una istantanea che rimarrà indelebile nella carriera – forse vita – di un figlio. Perché in quella rovesciata c’è solo l’uomo Michael Liguori. C’è spazio solo per le lacrime; quelle di gioia.

Liguori Padova
Credit Foto: Martina Cutrona

Mamma predica calma. La Serie D per formarsi, il Catania nel segno del “Papu”

Sette anni. L’inizio della velocissima crescita e maturazione di Michael Liguori. Colpa o merito di uno dei dolori più atroci. Un bambino che perde il padre. La necessità di farsi forza, di andare avanti. I sogni diventano l’ossigeno per proseguire. Le lacrime devono lasciar posto al sorriso. Stimoli e incoraggiamenti. Superare il lutto e continuare a credere. La mamma di Michael è tutto questo. La prima a convincersi che il suo bambino ha del potenziale. I primi calci tirati con lei nel ricordo del papà. L’ingresso nel settore giovanile dell’Alba Adriatica la prima mossa. Che, come tradizione vuole, si rivela azzeccata. Istinto materno. Il sangue non mente mai. La Primavera del Pescara la conferma. La linfa dei primi sogni. Quelli che guardano in alto. All’(A)pice di uno sport che passo dopo passo diventa passione e ragione di vita. Ma Michael impara presto che non serve avere fretta. Mamma insegna che bisogna godersi il viaggio. Il peso del sacrificio avrà sempre un riscontro positivo. Giocare una stagione da protagonista sui campi difficili della Serie D è quello che serve. Al San Nicolò Notaresco sotto la guida di quel Mirko Cudini che darà il via a una carriera da professionista al giovane Liguori qualche stagione più tardi. Due annate utili e gratificanti per l’ala destra di San Benedetto del Tronto. Che attireranno gli occhi della Lega Pro. Il Catania di Sottil prima, e Novellino poi, porta il ragazzo i piedi dell’Etna. Lì, dove di sterzate, tiri sul secondo palo e dribbling come piace a Liguori ne vedono diversi grazie a quel Papu Gomez che è simbolo di traguardi personali del calciatore marchigiano. L’esordio tra i grandi arriverà con l’ex allenatore del Venezia. Una prima piccola (grande) soddisfazione, ma è ancora presto. C’è tempo.

Credit Photo: Ilenia Calli

La fiducia di Cudini, il Padova e l’importanza degli affetti

Ancora Notaresco. Non riuscirà con gli abruzzesi che verranno eliminati ai playoff, ma riuscirà a raggiungere la terza serie comunque. Grazie all’intuito e alla fiducia di Cudini che lo porterà con sé nell’avventura a Campobasso. In Molise sono 34 presenze, 11 gol e 9 assist che sanciscono la realizzazione di un sogno: essere professionista. Che fa rima con protagonista. Il riassunto di quella stagione. Così da convincere un gande club della categoria come il Padova. Fantasia ed estro rubate all’ex Milan Suso per le fasce della squadra. C’è un gol in rovesciata che conferma e riassume un racconto scritto e tenuto in vita dalla forza dei legami. Mamma ci crede, papà osserva e spinge. Così Michael Liguori dice grazie all’esperienza. I sogni stampati nel cielo e l’istinto di provarci. Michael Liguori: un pallone per la vita.