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Palermo, un modello virtuoso che ha attirato nuovi investitori

Dall’incubo del fallimento all’interesse del City Football Club. In tre anni il Palermo è risorto dalle proprie ceneri, torna d’attualità l’argomento cessione, ed è entrato nel mirino di un gruppo internazionale come quello che fa capo allo sceicco Mansour bin Zayd Al Nahyan. Con loro è stata già avviata la due diligence, ma nei mesi scorsi anche altri gruppi internazionali hanno chiesto informazioni sulla società. Come ci sono riusciti? Oltre a essere la quinta città d’Italia con un bacino d’utenza rilevante e tifosi sparsi in tutto il mondo, il Palermo vanta negli ultimi tre anni una gestione oculata sia in campo amministrativo che sportivo.

2019: la rinascita

Tutto parte nell’estate 2019 quando il sindaco di Palermo Leoluca Orlando si occupò della cessione del club e decise di assegnare il titolo sportivo alla Hera Hora, società composta da Dario Mirri, socio di maggioranza con il 60% delle quote, e Tony Di Piazza, italoamericano originario di San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo. Un progetto (triennale) considerato attendibile e solido anche grazie alla presenza di una figura alle spalle: Rinaldo Sagramola. Un dirigente che già conosceva bene Palermo, amministratore delegato del club nell’era d’oro di Maurizio Zamparini tra il 2004 e il 2012.

Sagramola si occupò della ricostruzione di una struttura societaria che non c’era più. Il club, infatti, ripartì senza gli uffici dello stadio Renzo Barbera inizialmente a disposizione (posti sotto sequestro dopo il fallimento dell’Us Città di Palermo) e con soli cinque dipendenti rispetto ai 30 che erano sotto contratto con il vecchio club. Persone valide e competenti, scelte da Sagramola in persona e che si sono impegnate anche nel supporto alla Figc per l’organizzazione dei match della Nazionale maschile e femminile. Palermo, infatti, è l’unica città che ha ospitato entrambe le selezioni maggiori azzurre nella stessa stagione.

La valorizzazione dei giovani

Il responsabile della gestione sportiva, invece, è Renzo Castagnini. Lui e Sagramola si conoscono bene e hanno un feeling particolare dopo la precedente esperienza insieme a Brescia. Castagnini ha un fiuto particolare per i giovani, sia nelle scelte che nella valorizzazione.

Un nome su tutti? Lorenzo Lucca. Il Palermo puntò su di lui già in Serie D, ma a causa dell’interruzione del campionato per via della pandemia non riuscì subito a esprimere tutto il suo potenziale. Ben diversa, invece, la storia nella stagione successiva in Serie C: 13 reti in campionato, la chiamata del Pisa in Serie B, oltre alle convocazioni nella Nazionale Under 21. E soprattutto la cessione ad una cifra record di 2,3 milioni più 600mila di bonus.

Ma anche Nicola Rauti che lo scorso anno chiuse il campionato con 4 gol e 3 assist. Sostituire Lucca dopo la cessione non era semplice, eppure il Palermo ha pescato bene con Matteo Brunori. Un giocatore che i rosanero hanno rilanciato e valorizzato dopo che l’italobrasiliano aveva segnato appena sei gol nelle precedenti due stagioni. Una scommessa vincente visto che Brunori (attualmente di proprietà della Juventus) oggi è a quota 25 reti stagionali ed è entrato nel mirino di club di categoria superiore.

Credit Foto: Pasquale Ponente

Il bilancio sportivo

Dopo aver vinto il campionato di Serie D nella stagione 2019-2020 (interrotto a otto giornate dalla fine causa pandemia), il Palermo nel campionato successivo si è classificato al settimo posto nel girone C di Serie C. Una stagione travagliata nella costruzione (considerando che tutti i giocatori erano reduci da un campionato dilettantistico e dovevano dunque firmare un nuovo contratto da professionisti) e anche a causa del covid, con un focolaio di positivi che ha condizionato il rendimento tra ottobre e novembre. Nei playoff il Palermo riuscì a spingersi fino al 1° turno nazionale dove venne eliminato dall’Avellino: 1-0 all’andata per i rosa, 1-0 al ritorno per i campani che avanzarono grazie alla miglior classifica nella regular season.

Un momento chiave della stagione dove la fortuna non sorrise alla squadra all’epoca allenata da Giacomo Filippi che dovette fare a meno del suo uomo chiave, Lorenzo Lucca, a causa di un infortunio al ginocchio, oltre a un altro giocatore significativo come Nicola Rauti. In questa stagione, invece, il Palermo spera in un epilogo diverso visto che arriva ai playoff da migliore terza e avrà due risultati su tre a disposizione nei 180 minuti sia al primo che al secondo turno nazionale. Una cosa, però, accomuna i due campionati: i soldi spesi. Il Palermo, per il costo del lavoro, ha speso 6 milioni circa in entrambi i casi, molto meno delle dirette concorrenti.

Il bilancio economico

Ultimo, ma non certo per importanza, è il bilancio economico. Proprio i numeri che il City Football Group sta analizzando nella due diligence in corso. Il Palermo oggi, grazie alla gestione oculata degli ultimi tre anni, è un foglio bianco. Chi arriverà non troverà né debiti né scheletri nell’armadio. Anzi, del budget inizialmente stanziato per i tre anni è rimasta qualche risorsa. Un processo virtuoso, merito degli attori nella gestione del club che consegneranno a qualsiasi investitore che arriverà una società sana, con basi solide e prospettive rosee.

A cura di Giovanni Mazzola

Redazione

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