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L’anno delle prime volte di Marco Palestra, la freccia (ner)azzurra

Il giorno più bello della mia vita. Lo aspettavo da sempre”. Marco Palestra aveva descritto così il suo esordio in Europa League con la maglia dell’Atalanta. Un giorno speciale che andava a coronare un percorso, quello in nerazzurro, lungo 8 anni. Chissà se accanto a quella notte ora l’esterno nerazzurro non abbia fatto anche un po’ di spazio per un’altra prima grande volta. Il classe classe 2005, infatti, ha segnato contro la Georgia con la maglia della Nazionale U19. Una vittoria per 5-0 che ha regalato agli azzurri la qualificazione agli Europei di categoria che si giocheranno a luglio. In questa stagione è uno dei protagonisti dell’U23 di Modesto. Un percorso iniziato nella sua Assago che si è ben presto spostato a Zingonia: Alla fine di un torneo un osservatore dell’Atalanta fermò mio padre. Ho scelto fin da subito Bergamo, nonostante ci fosse una proposta anche dell’Inter”. Una corsa inseguendo i suoi sogni: la Serie A e il Mondiale.

Credit: Martina Cutrona

Inizi nerazzurri

Quello di Marco Palestra è l’anno delle prime volte. Quali? Sono diverse. La prima stagione tra i professionisti con l’esordio in Serie C. La prima rete in Lega Pro e l’esordio in Europa League con i grandi di Gasperini. E, infine, la prima rete in azzurro con la maglia della Nazionale U19. Per trovare un’altra prima volta, quella nel mondo Atalanta, bisogna fare qualche passo indietro. Per la precisione a quando Marco aveva 8 anni. “Fin da piccolo mi sono messo in testa di fare il calciatore. Ho sempre avuto in testa questo obiettivo. I primi anni non giocavo tanto, ma non ho mai pensato di lasciare o cambiare squadra. Ero concentrato sul lavoro da fare, sentivo di essere nel posto giusto”, ci raccontò nell’intervista a La Casa di C. Lavorare per costruirsi il percorso. 

Credit: atalanta.it

Prospettive (ner)azzurre

Viso pulito, corsa incessante, modo educato e solare. Marco Palestra è un ragazzo semplice, senza costruzioni o maschere. Un ragazzo che insegue il suo sogno, perché “ho sempre sognato di fare il calciatore”. Un giocatore in cui è forte il senso di appartenenza per quei due colori, il nero e l’azzurro. Perché quello dell’Atalanta è un settore giovanile diverso dagli altri per filosofia e cultura. Una scuola che ti forma, come persona prima di tutto. “È un settore giovanile che ti dà un’educazione e ti insegna il valore del rispetto verso gli altri. Impari a mettere il gruppo prima del singolo”. Un attaccamento che si legge nelle sue parole e nelle sue prestazioni con l’U23: “Sento che è il percorso giusto, è un progetto importante. È il passaggio migliore tra giovanili e prima squadra per dare continuità al percorso di noi ragazzi. E lo fai restando a casa. Sono qui da 8 anni, il senso di appartenenza è forte”.

I primi allenamenti con la squadra di Gasperini, l’esordio in Europa League e il sogno della Serie A: “Tempo al tempo, se farò bene qui il resto arriverà”. La Serie A e “il Mondiale con l’Italia“. Con la maglia azzurra dell’U19, intanto, ha segnato il suo primo gol e ha conquistato la qualificazione all’Europeo. Il resto arriverà, tempo al tempo. 

Nicolò Franceschin

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