L’eroe del momento, a Carrara, si chiama Giuseppe Panico. Un attaccante che ha girato tutta l’Italia giocando a calcio e che si sta mettendo in mostra con la maglia azzurra. In che modo? Segnando. E tanto. Nelle ultime tre gare di campionato, il classe 1997 ha trovato la gioia personale in tutte le occasioni. Dagli inizi con Gasperini al Genoa al mondiale Under 20, passando per la somiglianza con Immobile, Panico si è raccontato a LaCasadiC.com.
Nulla accade per caso. E in una Carrarese che lotta con le prime della classe c’è anche, senza dubbio, lo zampino di Panico: “Non vogliamo sbilanciarci, giochiamo partita per partita. A fine campionato tireremo le somme. Qui mi trovo veramente bene. Siamo un bel gruppo, Dal Canto è un allenatore molto bravo e una grande persona. Adesso ci aspetta il Perugia, una squadra molto forte. Giocheremo in trasferta e loro avranno lo stadio dalla loro parte”.
Il presente si chiama Carrarese, ma prima di arrivare in Toscana, Panico ha girato un po’ per tutta Italia. E sono tre i momenti della carriera che ricorda con piacere: “Il primo gol tra i professionisti, arrivato a Cesena contro l’Empoli. Poi c’è l’esordio in Serie A e anche il gol in rovesciata nella scorsa stagione con la maglia della Lucchese. Per un attaccante è sempre un sogno segnare così”. Da aggiungere poi: “Anche il Mondiale Under-20 è stata un’esperienza bellissima. Vestire la maglia dell’Italia è un’emozione indescrivibile. Giocammo anche contro la Francia di Mbappé. Hai l’occasione di rappresentare il tuo Paese, girare per il mondo e conoscere tante persone”.
In carriera, Giuseppe ha sempre dovuto convivere con un paragone: quello con Ciro Immobile. Sia per la somiglianza incredibile tra i due, sia per le caratteristiche in mezzo al campo: “C’è un immagine in cui indosso la maglia 17 in nazionale in cui sembro davvero Immobile. La foto con lui? Ci eravamo già incrociati quando io stavo nelle giovanili del Genoa e lui in prima squadra. Quest’estate sono andato a vedere la Lazio e ci siamo salutati, poi ci siamo fatti quella foto”.
Con la maglia del Genoa, Panico avrà l’occasione di confrontarsi con tanti talenti e, soprattutto, di esordire contro il Sassuolo in Serie A sotto la guida di Gian Piero Gasperini: “Mi incoraggiò prima di entrare in campo. A Reggio Emilia c’erano tante persone per sostenermi che erano fiere di me. La notte non ho dormito per l’adrenalina. Il passaggio dalle giovanili al professionismo? Ogni volta che salivo in prima squadra cercavo di imparare qualcosa. Li c’erano giocatori importanti come Suso, Perotti, Matri, Perin. Erano davvero forti. La mentalità è diversa. Non ti concedono niente”.
Nato a Ottaviano, cresciuto a Sezze, ma diventato grande a Genova: “Ho girato un po’ tutta l’Italia. Sono stato a Napoli fino ai 7 anni prima di trasferirmi a Sezze dalla mia famiglia adottiva. A 14 anni sono andato al Genoa, anche se avevo fatto pure un provino con la Lazio. Non mi hanno preso, forse perché ero basso (ride, ndr)“.
Il suo viaggio per l’Italia continua a Cittadella in Serie B, con la promozione in Serie A sfiorata dopo una cavalcata importante nei playoff: “Ci siamo andati davvero vicini. Ci credevamo tantissimo alla Serie A. Abbiamo perso la finale di ritorno contro il Verona dopo aver vinto all’andata per 2-0. Al Bentegodi c’erano 20.000 persone, l’atmosfera era pazzesca. Il calcio è strano. Le partite possono cambiare da un momento all’altro. Poteva succedere di tutto, ed è successo“.
Dalla 17 in nazionale alla 10 a Carrara, un numero di maglia non banale: “E’ per mia sorella, è la sua data di nascita. Il mio idolo, poi, è Del Piero, anche perché da piccolo tifavo Juventus. Lei è la mia sorella di sangue, poi ho due fratelli adottivi. La mia famiglia? Mi è sempre stata vicino, li ringrazierò sempre. Se non ci fossero stati loro non avrei mai avuto l’opportunità di crescere nel mondo del calcio”.
“Fai della tua vita un sogno e del tuo sogno una realtà“, un tatuaggio che racchiude al meglio la storia e la carriera di Giuseppe: “L’ho fatto dopo l’esordio in Serie A, ce l’ho sul braccio. Perché nella vita non bisogna mai mollare“.
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